Richiedenti asilo indicati come “clandestini”, condannata la Lega a Saronno
La Cassazione conferma il giudizio di primo e secondo grado e rigetta l'ultimo ricorso della Lega. Il caso riguardava manifesti in cui i migranti in attesa di riconoscimento venivano additati come irregolari. "Il libero pensiero non può prevalere sulla dignità delle persone"
Condanna confermata per la Lega di Saronno, per l’episodio dei manifesti affissi in città nell’aprile del 2016, in cui si diceva che il governo (Renzi) voleva mandare in città trentadue “clandestini”. Che in realtà erano richiedenti asilo accolti secondo le norme nazionali e internazionali.
Lo ha deciso la Cassazione, ultimo grado di giudizio, respingendo l’ultimo ricorso da parte della Lega, nella causa intentata dall’Asgi, associazione Studi Giuridici per l’Immigrazione, e dal Naga.
La sentenza della Cassazioneè stata depositata il 16 agosto e conclude una vicenda iniziata nel 2016, quando, per contrastare l’assegnazione di 32 richiedenti asilo a un centro di assistenza messo a disposizione da una parrocchia di Saronno, la Lega locale aveva convocato una manifestazione affiggendo cartelli con il testo “Saronno non vuole i clandestini. Vitto, alloggio e vizi pagati da noi. Nel frattempo, ai saronnesi tagliano le pensioni e aumentano le tasse, Renzi e Alfano complici dell’invasione”.
Asgi e Naga avevano agito in giudizio al Tribunale di Milano contro la Lega (locale e nazionale) affermando che qualificare i richiedenti asilo come clandestini costituisce “molestia discriminatoria” cioè un comportamento idoneo a offendere la dignità della persona e a creare un clima umiliante, degradante e offensivo.
I giudici di primo e secondo grado avevano già accolto le ragioni delle associazioni condannando la Lega a pagare, oltre alle spese di lite, un risarcimento del danno in favore delle stesse; la Lega aveva poi proposto il ricorso in Cassazione, respinto ora dalla Corte che ha confermato anche il diritto delle associazioni al risarcimento del danno, condannando la Lega all’ulteriore rimborso delle spese.
Secondo la Corte “gli stranieri che fanno ingresso nel territorio dello stato italiano perché corrono il rischio effettivo, in caso di rientro nel paese di origine, di subire un “grave danno”, non possono a nessun titolo considerarsi irregolari e non sono dunque “clandestini”.
La parola “clandestini” era usata (e in parte lo è ancora) dalla Lega per indicare i richiedenti asilo e da questo punto di vista gli avvocati della Lega invocavano il diritto del partito politico alla libera manifestazione della sua posizione. Anche la Cassazione ha confermato però che “il diritto alla libera manifestazione del pensiero, cui si accompagna quello di organizzarsi in partiti politici, non può essere equivalente o addirittura prevalente, sul rispetto della dignità personale degli individui”; specie, aggiunge la Corte, quando si tratta degli individui più fragili, come le persone migranti.
Non è la prima azione proposta da Asgi e Naga nel Varesotto per contrasto a misure politiche ostili agli stranieri e richiedenti asilo: le associazioni avevano per esempio agiro anche contro una ordinanza del Comune di Gallarate – a guida leghista – valutata discriminatoria dal giudice, che aveva imposto al Comune di versare un risarcimento. In questo caso invece il risarcimento è a carico della Lega, trattandosi di attività di partito e non istituzionale.
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