“Altro che leggenda, l’ebreo che sparava alle nuvole di Ceriano Laghetto era Whisky, un gran signore”
A raccontarci chi era Wischkin, allora proprietario del frutteto di Ceriano, è Giulio Starinieri, 66 anni, all’epoca, tra la fine degli Anni Ottanta e l’inizio degli Anni Novanta comandante della polveriera di Ceriano Laghetto
«Buon pomeriggio, in merito al suo articolo dell’ebreo di Ceriano Laghetto che sparava alle nuvole per proteggere il suo frutteto, posso assicurarvi che non è una leggenda, ma è una storia vera, io ho avuto il piacere di conoscerlo e frequentarlo dal 1985 al 1991».
Abbiamo ricevuto questo messaggio nel pomeriggio di qualche giorno fa: qualcuno ha letto l’articolo “Sui social spopola la “leggenda dell’ebreo che sparava alle nuvole” di Ceriano Laghetto” e ci ha contattato per raccontarci del signor Wischkin, per tutti i frequentatori del frutteto di Ceriano semplicemente Whisky, soprannome che si è portato dietro per tutta la vita, insieme a quello di Ebreo.
A raccontarci questa storia è Giulio Starinieri, 66 anni, all’epoca, tra la fine degli Anni Ottanta e l’inizio degli Anni Novanta comandante della polveriera di Ceriano Laghetto. Artificiere, ha lavorato per tutta la vita, da quando aveva 16 anni e mezzo fino alla pensione, tra bonifiche del territorio e aree da controllare. A Ceriano Laghetto è stato appunto tra il 1985 e il 1991 e del signor Wischkin serba un bellissimo ricordo: «Era un gran signore, una bravissima persona. Non so come si chiamava di nome, lo chiamavamo tutti Whisky e a lui bastava quello. Passavamo insieme i 25 Aprile, pranzi e cene con tutta la comunità, l’allora sindaco Giudici e tante altre persone che frequentavano quel territorio – racconta Starinieri, che oggi vive a Mantova, luogo del suo ultimo incarico -. Lui era di origine ebraica, per quello era chiamato “l’Ebreo”. Ci raccontava di quando da bambino era scappato dalla persecuzione nazista e si era riuscito a salvare nascondendosi nei tombini e tra le piante del frutteto. La sua famiglia, ci diceva, era stata sterminata».
Tanti gli aneddoti su quel periodo, che raccontano del legame fortissimo che Wischkin aveva col frutteto: «Non lo avrebbe mai venduto a nessuno. Raccontava che persino Silvio Berlusconi ci avesse messo gli occhi addosso, perché voleva fare dell’area del frutteto un’area di sviluppo per i suoi progetti televisivi, ma Whisky non ha ceduto e se l’è tenuta, piuttosto che venderlo e vederlo cementificato lo avrebbe lasciato incolto». Nel 2008, dopo la morte di Wischkin, i suoi eredi hanno venduto l’area, 80 ettari all’interno del Parco delle Groane, rilevata da un gruppo di imprenditori trentini che coltivano diverse varietà di mele e pere.
Quella dell’”Ebreo che sparava alle nuvole” non è dunque una leggenda: «Il signor Wischkin era una persona in carne e ossa. La tecnica degli spari alle nuvole è stata usata per tanti anni, in tutta Italia, fino agli Anni Novanta, quando è stata dismessa. Consisteva – spiega Starinieri – nello sparare con dei cannoncini dei colpi a salve col tritolo: l’onda d’urto spaccava le nuvole per evitare la caduta della grandine. Per anni dopo la fine dell’utilizzo di questa procedura abbiamo trovato depositi di tritolo usati a questo scopo, accatastati in cascine dismesse, soprattutto in Piemonte, ma anche in diverse altre zone del Nord/Ovest, dove ho operato come artificiere. A Ceriano Laghetto, nel frutteto, i cannoncini più utilizzati (come quello nella foto di Claude Zulian) erano tre, ancora visibili». Da lì detonava il boato che faceva dire a tutti: “Ecco l’ebreo che spara alle nuvole”.
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