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Davide Fontana, condannato per l’omicidio di Carol Maltesi, è stato trasferito in carcere a Pavia

Fontana è stato trasferito all'istituto penitenziario Torre del Gallo di Pavia dopo esser stato aggredito nel sonno dal suo compagno di cella

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Davide Fontana, condannato a 30 anni di carcere per l’omicidio, la distruzione e l’occultamento del cadavere della ex compagna e vicina di casa Carol Maltesi, uccisa e fatta a pezzi a gennaio 2022 in una casa di corte in via Melzi a Rescaldina, è stato trasferito dal carcere di Busto Arsizio all’istituto penitenziario Torre del Gallo di Pavia. Il trasferimento, già nell’aria dopo il dibattimento, è stato deciso dopo che il 43enne è stato aggredito nel sonno dal suo compagno di cella.

Già durante i mesi di detenzione scontati nel corso del processo, peraltro, Fontana era stato minacciato più volte da altri carcerati e per questo era stato messo in isolamento, formula individuata per garantire la sua stessa sicurezza in un istituto penitenziario che non dispone di una sezione di alta sicurezza. Il 43enne era stato condannato dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio lo scorso 12 giugno dopo una camera di consiglio fiume durata sette ore, al termine della quale erano state escluse le aggravanti della premeditazione, delle sevizie e dei motivi abietti e futili, equiparando le altri aggravanti (la minorata difesa e la relazione affettiva) alle attenuanti generiche concesse e liquidando il risarcimento del danno in 40mila euro per il padre di Carol Maltesi, 60mila per la madre, 180mila euro per il figlio e 20mila euro per l’ex compagno e padre del bambino. E le motivazioni della sentenza, depositate dopo soli 30 giorni, avevano scatenato non poche polemiche, rinfocolando quelle già nate subito dopo la lettura del dispositivo.

Quando è stata uccisa Carol Maltesi si era trasferita da poco meno di un anno a Rescaldina, andando a vivere in quella casa di corte dove poco dopo sarebbe andato ad abitare anche il 44enne, l’uomo che sarebbe diventato il suo carnefice. Lui stesso lunedì 28 marzo 2022, ad oltre due mesi dalla morte della donna, si era presentato dai Carabinieri offrendo informazioni che da subito erano risultate contraddittorie agli occhi degli inquirenti rispetto a quanto emerso fino a quel momento dalle indagini. Sottoposto ad una serie di contestazioni, Fontana aveva finito per confessare l’omicidio e l’occultamento del cadavere, prima conservato in un congelatore appositamente acquistato e poi, una volta fatto a pezzi, gettato in un dirupo di montagna in Valcamonica dopo un primo tentativo di bruciarlo in un barbecue.

A fine ottobre, poi, era iniziato il processo a suo carico e la Corte d’Assise, dopo aver ascoltato i testimoni, i consulenti e lo stesso imputato, aveva deciso di accogliere la richiesta di perizia psichiatrica che i legali dell’uomo avevano avanzato fin dall’apertura del dibattimento nonostante l’opposizione della Procura e delle parti civili: perizia che aveva messo nero su bianco la capacità di intendere di volere di Davide Fontana, per il quale la Procura aveva poi chiesto l’ergastolo con due anni di isolamento diurno e totale.

Alla richiesta di pena formulata dal sostituto procuratore Carlo alberto Lafiandra si erano poi associate quelle delle parti civili, i cui legali, sottolineando le sofferenze inferte dal delitto ai genitori della 26enne, a suo figlio e al padre del bambino, hanno chiesto anche un risarcimento di 2 milioni di euro a favore del piccolo, di 800mila euro per l’ex compagno della donna e di 500mila euro per ciascuno dei genitori. La difesa, invece, aveva chiesto di escludere le circostanze aggravanti, concedere le attenuanti generiche e applicare all’imputato la pena della reclusione nei minimi previsti dalla legge.

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 28 Luglio 2023
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