Giovanni e Maria Letizia Verga, la storia di un patto celeste per salvare tutti i bimbi ammalati di leucemia
La piccola Maria Letizia muore nel 1979 per una leucemia aggressiva. Il padre Giovanni non trova cure per la sua bambina ma una speranza: "Dalla malattia si può guarire". E inizia a lavorare
È un patto celeste quello che da oltre 40 anni lega Giovanni e Maria Letizia per salvare i bambini colpiti da leucemia. Stretto quando ancora la scienza brancolava nel buio, quando le strutture ospedaliere non erano preparate. Una speranza, però, c’era. E ha generato una storia di impegno, perseveranza, generosità e passione.
Oggi quel patto ha realizzato un centro di cura e ricerca tra i più importanti in Italia e all’estero. Ha permesso di raggiungere una percentuale di guarigione dell’85%, ha contribuito a creare un IRCCS, un’eccellenza nello studio al San Gerardo di Monza.
FINCHE’ NON SALVEREMO TUTTI I BAMBINI, NOI ANDREMO AVANTI
« Finché anche un solo bambino non ce la farà, noi andremo avanti». Giovanni Verga lo ha promesso a sua figlia Maria Letizia, scomparsa nel 1979 all’età di 4 anni. Una leucemia molto aggressiva la fece volare via in poco tempo. I suoi genitori Giovanni e Marilisa incontrarono alla clinica De Marchi di Milano un giovane oncologo di Busto Arsizio, appena rientrato dall’estero dove aveva migliorato le sue competenze in ambito oncoematologico. Quell’oncologo, il professor Giuseppe Masera, è stato l’alleato principale di Giovanni: « Uscii dallo studio con la convinzione che di leucemia si poteva guarire» ricorda oggi Giovanni Verga, presidente del Comitato Maria Letizia Verga che oggi raduna anche i genitori di 2700 bambini guariti negli anni, diventati adulti, sempre legati a questo uomo che, caparbiamente, ha messo il suo tempo a disposizione della ricerca e della lotta alla leucemia.
MARIA LETIZIA SEMPRE PRESENTE NON HA MAI ABBANDONATO IL PADRE
« Non so ancora come sia stato capace – afferma Giovanni Verga ricordando i 40 anni di impegno – probabilmente eravamo in due. Ma avevo sempre Maria Letizia che mi pungolava. Lavoravo per una ditta tessile della Bergamasca e viaggiavo per tutta la Svizzera e parte di Francia e Germania. Poi, finito il lavoro, arrivavo a Monza. A quei tempi non c’era nemmeno la Pedemontana… e ricominciavo a lavorare, pancia a terra, per dare risposte a quei “perchè” che ancora aleggiavano nell’aria, nei laboratori di ricerca. Noi eravamo il braccio che raccoglieva fondi da investire nella cura, nella ricerca. E devo dire che abbiamo trovato sempre grande generosità. La Brianza, Varese, ma tutt’Italia, ha gente di grande cuore, che però va rispettata con bilanci certificati e trasparenti, opere concrete realizzate in tempi brevi, porte aperte per accogliere chi vuole vedere».
UNA MACCHINA DELLA SOLIDARIETA’ PERFETTA
Le pareti nella sala d’aspetto del Centro Maria Letizia Verga riproducono gli alberi della solidarietà, con tantissime foglie che rappresentano i benefattori.
Nell’arco di 43 anni, il Comitato ha sostenuto la nuova clinica pediatrica del San Gerardo nel 1982, ha aperto il Day Hospital di Ematologia Pediatrica nel 1993, ha dato vita nel 1994 alla Fondazione alla “Matilde Tettamanti Menotti De Marchi”. Nel 1999 ha inaugurato il Residence nella vecchia cascina “Vallera”( ogni anno il Residence ospita circa 50 bambini e le loro famiglie). Sempre nel 1999 sponsorizza il Centro Trapianti di Midollo Osseo che oggi rappresenta il 10% di tutta l’attività trapiantologica italiana. Nel 2002 apre il Laboratorio di Terapia Cellulare “Stefano Verri”, una delle prime CELL FACTORY in Italia. Nel 2009 entra come socio fondatore della Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma (MBBM) per la gestione dei reparti di ostetricia, neonatologia, pediatria ed ematologia. Nel 2013 avvia la costruzione del Centro Maria Letizia Verga per lo Studio e la Cura della leucemia del bambino, un edificio di quattro piani per 8.400 mq, al fianco del San Gerardo dove trovano accoglienza il Centro di Ricerca Tettamanti, il Reparto di Degenza, il Centro Trapianti, il Day Hospital ematologico e gli spazi per il sostegno psico-sociale: lancio del progetto marzo 2013, cantiere novembre 2013, consegna aprile 2015, trasferimento attività giugno 2015. Costo 13 milioni di euro.
NEL FUTURO ANCORA UNA SFIDA “GRANDE”
L’ultimo sfida è “Grande” per ampliare il centro, alzarlo di un piano e realizzare una torre di 10 piani così da soddisfare le crescenti richieste di tutti i bambini e i ragazzi in cura per leucemie , linfomi, malattie ematologiche, malattie rare e metaboliche. Una sfida da 11 milioni di euro.
« Dobbiamo andare avanti perchè non abbandoniamo nemmeno un bambino. Ci sentiamo genitori di tutti coloro che si affidano a noi – assicura Verga – Momenti difficili ne abbiamo superati tanti, ma io so che Maria Letizia ci segue da lassù. Ho ricevuto così tanti segnali in questi anni. Quando ero stanco e scoraggiato mi rivolgevo a Maria Letizia e lei mi ha sempre aiutato. Come quell’anno in cui mancava un milione di euro al Comitato e c’era il rischio di dover dimezzare i servizi. Tornato a casa ricevo la telefonata di un parente che annuncia l’eredità dello zio Renato Giuliani, proprietario della Ficep, che aveva devoluto una cospicua somma per la charity e in testa a tutti c’era Maria Letizia. Un milione e 800.000 euro in eredità per risolvere tutti i problemi».
DA QUEL PATTO E’ NATA UNA FAMIGLIA GRANDE, INSTANCABILE E GENEROSA
Oggi il centro conta 2700 pazienti guariti, effettua 1000 diagnosi all’anno. Ha 180 dipendenti tra medici, infermieri, tecnici e ricercatori. Ha un reparto di degenza di 15 letti e uno di 10 letti sterili destinati al trapianto di midollo: « Oggi la scienza permette di prelevare il midollo, ripulire le cellule ammalate e predisporle per sconfiggere la malattia. Abbiamo fatto passi da gigante – spiega in termini molto divulgativi Verga – I nostri ospiti frequentano il centro quotidianamente per tre mesi durante la cura, poi c’è una fase di altri tre mesi di allentamento, poi sei mesi di mantenimento e poi tre anni di controlli. Il Centro, però, rimane sempre un punto di riferimento: ci sono ragazzi e anche adulti, guariti anni fa, che ancora sono qui per chiedere un parere, un consiglio o per dare una mano».
Maria Letizia e Giovanni hanno creato una famiglia unita, appassionata e solidale: una vera eccellenza italiana che non smette di lavorare “pancia a terra” per cercare tutte le risposte che ancora mancano: « Ho fatto il calcolo di aver percorso oltre 3 milioni di chilometri . Ma sono pronto a farne altrettanti per salvare un bambino in più»
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