Le notti in fuga tra boschi e montagne, cercando la salvezza in Svizzera
Per il Giorno della Memoria abbiamo ripercorso i sentieri lungo i quali di notte migliaia di persone hanno cercato la salvezza in Svizzera. Sentieri in cui si incrociano le storie delle Aquile Randagie, dei parroci del Varesotto, di Calogero Marrone e di Liliana Segre
Il parcheggio è vuoto e silenzioso. I lampioni illuminano la strada che costeggia il cimitero e sul box del fiorista lampeggiano ancora le luci di Natale. È uno scenario ben diverso rispetto a quello che ebrei e dissidenti politici in fuga si sono trovati davanti nei tempi bui del fascismo e delle persecuzioni, quando proprio da queste zone iniziavano la loro ultima camminata verso la salvezza.
Siamo a Saltrio, ad una manciata di chilometri dal confine tra Italia e Svizzera. Una frontiera che oggi viene segnalata dall’sms del tuo operatore telefonico che dice “benvenuto in Svizzera”, con una cordialità che stride nel ripensare a quanto fosse difficile, in quegli anni, passare da un lato all’altro della frontiera. Sono state migliaia le persone che ci hanno provato e molte lo facevano di notte, nella speranza di riuscire a non farsi vedere. Per questo motivo per il Giorno della Memoria VareseNews ha provato a ripercorrere quei sentieri di notte, con la guida di Antea Franceschin di Controvento Trekking per realizzare il video-reportage che trovate in questo articolo.
Una camminata che oggi si fa con grande facilità con gli scarponi ai piedi, la torcia frontale in testa e neutralizzando il freddo dell’inverno con l’abbigliamento tecnico, seguendo un sentiero molto ben tracciato e che passa ad un certo punto dalla nuovissima panchina gigante che domina la pianura. Si fa quasi fatica, così, a immaginare cosa volesse dire salire quassù con tutta la propria vita in una valigia, cercando di non far rumore e con il minimo di luce per non inciampare. Oggi poi i rumori del bosco fanno da sottofondo e quando in lontananza si sente il rumore di un cervo o capriolo che scappa si rimane affascinati, un sentimento ben diverso da quello che si sarebbe provato in quelle notti in fuga con la paura di essere scoperti.
Oggi come allora, però, bisogna affidarsi a qualcuno che questi luoghi li conosce, specialmente di notte. Qui su queste montagne c’erano sì i passatori di professione, cioè i contrabbandieri che negli anni della guerra avevano trovato un nuovo business, ma c’era anche tutta una rete di persone che rischiavano la propria vita per aiutare gli altri: c’erano tanti parroci come Don Aurelio Giussani o Don Natale Motta e c’erano le Aquile Randagie. Si tratta di quel gruppo di scout che quando tutte le associazioni furono chiuse dal regime per lasciare spazio alla sola Opera Nazionale Balilla si ribellarono, passarono alla clandestinità mettendo a disposizione di chi era in fuga le proprie competenze per raggiungere e superare la ramina, cioè quell’alta rete che separava Italia e Svizzera
E chissà quante di quelle persone avevano in tasca un documento falso rilasciato da Calogero Marrone, il capo dell’anagrafe di Varese che per questo finì nel campo di concentramento di Dachau, ma che per quanto ha fatto è stato insignito del titolo di “Giusto tra le Nazioni” e l’anno scorso ha ricevuto la medaglia d’oro al merito civile da parte del Presidente della Repubblica. Ed è proprio su questi sentieri che la notte dell’8 dicembre 1943 cercò la salvezza anche una ragazza che oggi è Senatrice a vita: Liliana Segre.
Storie che oggi sono diventate patrimonio di tutta la Nazione e sulle quali nel Giorno della Memoria i riflettori brillano più che mai. Sono decine infatti gli appuntamenti organizzati nel Varesotto in questi giorni e che potete consultare nel dettaglio in questo articolo. Chi invece volesse ripercorrere i luoghi raccontati in questo reportage lo può fare domenica 29 con un trekking speciale (e di giorno).
Il Giorno della Memoria 2023, tutti gli appuntamenti a Varese e in provincia
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