I sindaci della provincia vogliono istituire il Garante dei diritti dei minori
L'idea degli amministratori locali di istituire una figura ibrida nei piani di zona per difendere i diritti dei bambini e degli adolescenti. Tutto è nato dall'omicidio di Morazzone, "un fatto che ha scosso le nostre coscienze"
Introdurre una figura ponte tra le istituzioni scolastiche, gli enti locali, le famiglie e i minori, in modo da garantirne il rispetto dei diritti: questa l’idea da attuare nei vari piani di zona nata dagli amministratori di tutta la Provincia, presentata questa sera (lunedì 23 gennaio) a Besnate.
«Tutto è nato da un fatto di cronaca cruento che ci ha fatto riflettere sugli strumenti da dare alle famiglie: l’omicidio di Morazzone dell’anno scorso ha scosso molto le nostre coscienze», ha spiegato il sindaco di Besnate, Giovanni Corbo, «vogliamo istituire una figura che tutela i minori e noi come amministratori ci prendiamo questo impegno».
Insieme a lui c’erano l’assessora ai Servizi sociali, Sara Zarini, Irene Bellifemmine, sindaca di Malnate, Ilaria Pagani, assessora alle Politiche sociali di Saronno, Giovanni Resteghini sindaco di Bisuschio, e le assessore di Vedano Olona Simonetta Ghiraldi e Giovanna Caserta.
Il garante sarà attivo nei piani di zona provinciali, ma i Comuni più grandi – come ad esempio Varese – possono decidere di avvalersi di una figura in autonomia.
«Abbiamo ragionato sugli obiettivi che volevamo raggiungere con la figura del garante e a cosa potesse servirci – ha preso la parola Sara Zarini – deve essere un supporto ai servizi sociali e soprattutto alle famiglie e ai minori; ci si auspica che possa intercettare e ascoltare il bisogno, alzare le antenne e prevenire le situazioni che sfociano in emergenza laddove c’è un minore che subisce violenza. Deve anche far capire ai minori che hanno dei diritti e lavorare con i servizi sociali e le famiglie affinché i minori possano vivere in serenità».
I compiti del garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza
Ogni piano di zona può scegliere una figura che sia in grado di dialogare con gli enti istituzionali e collaborare con gli altri piani di zona della Provincia «per lavorare insieme e mettere insieme le competenze», ha chiarito Corbo.
Non esiste una retribuzione, sarà gratuita così come funziona a Milano. Avrà una durata triennale sul piano di zona, se il Comune agisce da solo invece la durata può essere quinquennale.
Dove opererà? «Dovrà avere una postazione all’interno dei Comuni dell’ambito, ma non dovrà appesantire il lavoro degli uffici servizi sociali; dovrà essere di supporto. Avrà un ufficio o al limite una segreteria per accogliere le richieste e intervenire. Potrà stare ad esempio dove c’è l’ufficio di piano», ha spiegato Corbo. «Non è una figura collegata al Comune e paradossalmente potrebbe essere anche contro il comune in qualche occasione, qualora l’amministrazione non fosse solerte nella tutela dei diritti dell’infanzia. È un pungolo per le amministrazioni comunali ed è anche un’azione rischiosa per noi amministratori: ci mettiamo in gioco e alziamo l’asticella».
Il garante dovrà cercare di risolvere la diatriba tra genitori e figli, istituzioni; deve essere super partes.
Avrà una funzione diversa da un operatore dei servizi sociali (operatore del Comune): avrà un ruolo più ibrido e sarà sovracomunale. «Inoltre deve poter entrare nelle scuole cosa che l’operatore del servizio sociale non può fare; in più, entrando nelle scuole, i ragazzi potranno vederlo come una figura di riferimento a cui affidarsi. Questa è forse la sfida più grande», ha precisato Irene Bellifemmine, sindaca di Malnate. E ha poi chiarito il mandato del garante: «Si deve occupare del minore, fare da ponte in autonomia tra istituzioni scolastiche e comunali e i minori. Al garante possono rivolgersi bambini e adolescenti ma anche gli adulti se hanno da segnalare una problematica, come gli stessi insegnanti».
«Ci sarà un garante per ogni piano di zona con particolari competenze: saprà restituirci un’immagine della realtà e potrà intervenire; per fare in modo di intervenire sulla problematica si dovrà rimanere in rete e stare concretamente vicini alle famiglie, garantendo il rispetto dei diritti e mettendo gli enti locali sulla strada giusta», ha specificato il sindaco di Bisuschio.
Fare rete sul territorio
Come far riconoscere la figura del garante a livello territoriale? «Secondo noi bisogna istituire dei tavoli di lavoro per istituire il patto educativo territoriale, e sarà fondamentale la collaborazione con le istituzioni scolastiche – ha risposto la sindaca Bellifemmine – ogni sindaco contatterà i dirigenti e attivare contatti con le classi scolastiche: i bambini possono conoscere la figura del garante e i loro diritti nell’ora di educazione civica».
«A Malnate dal 2016 c’è il difensore civico ed è molto efficace per i ragazzi; la pandemia ha bloccato tutti i rapporti con queste figure, ma è interessante creare sinergia tra enti e associazioni. Altrimenti è difficile diffondere la cultura di avere un punto di riferimento a cui rivolgersi».
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