Seduta segretata, il presidente Pierluigi Gilli: “Atto dovuto a tutela di tutti i consiglieri comunali”
Il presidente della massima assemblea cittadina di Saronno, sentito da VareseNews, commenta la decisione presa durante il Consiglio comunale dello scorso 29 novembre, di segretare una mozione all'ordine del giorno. Una scelta che ha poi portato a severe critiche da parte delle minoranze
Un atto dovuto, previsto dal regolamento del Consiglio comunale a tutela di tutti i suoi componenti. È così che Pierluigi Gilli, presidente della massima assemblea cittadina di Saronno, sentito da VareseNews, commenta la decisione presa durante il Consiglio comunale dello scorso 29 novembre, che ha poi portato a severe critiche da parte delle minoranze: segretare la discussione di una mozione che Obiettivo Saronno aveva presentato sulla vicenda della nomina della moglie di un assessore quale membro di una commissione di valutazione (qui la cronaca del Consiglio comunale).
A porre il dubbio sulla legittimità della discussione a porte aperte del punto all’ordine del giorno, era stata la consigliera di Tu@ Saronno Francesca Rufini, che si era appellata al comma 1 dell’articolo 43 del regolamento, che sancisce la trattazione in forma non pubblica di argomenti “che comportano apprezzamento delle qualità o del comportamento delle persone e su tale apprezzamento si debba fondare la deliberazione del Consiglio comunale”.
Sospesa la seduta e sentito il parere del segretario comunale, che si era detta assolutamente certa della necessità di segretare la discussione, il presidente Gilli aveva quindi dichiarato la trattazione del punto a porte chiuse e invitato i presenti ad uscire dall’aula. La mozione poi non era stata discussa per via della decisione di Obiettivo Saronno di ritirarla dai punti all’ordine del giorno.
Seduta segretata senza votazione. È polemica sul presidente del Consiglio comunale Pierluigi Gilli
Può tornare sulla motivazione che l’ha spinta a dichiarare segreta la discussione della mozione? «La mozione conteneva delle opinioni e dei giudizi nei confronti dei comportamenti delle persone e quindi nell’ambito di una discussione fatta pubblicamente, si sarebbe potuto verificare che i consiglieri, anche non volutamente, avrebbero potuto andare oltre il limite del lecito e trovarsi poi in antipatiche situazioni per la violazione della privacy e per aver dato dei giudizi al di sopra di quelli che è possibile dare. Per evitare che ci fossero problemi di questo tipo, ho ritenuto opportuno applicare letteralmente il primo comma dell’articolo 43 del regolamento, che indica che quando si tratta di argomenti nei quali si danno giudizi sui comportamenti delle persone, la seduta segreta di fatto è obbligatoria. In una seduta segreta invece questo pericolo non ci sarebbe stato.
«Si tratta di un falso problema» continua il presidente dell’assemblea civica saronnese, «perché la mozione era stata ammessa in tutta la sua interezza. Quello che è stato valutato invece sono le modalità di discussione della stessa. Per prudenza e a tutale di tutti i consiglieri, di chi ha presentato la mozione, ma anche di quelli che avrebbero potuto o voluto partecipare alla discussione, ho ritenuto opportuno scegliere questa modalità di discussione». Una decisione presa sulla base delle facoltà che il regolamento del Consiglio comunale dà al Presidente, evidenzia Gilli: «La disciplina delle sedute è posta sotto la direzione del presidente del Consiglio. Dato che la modalità di espressione, se pubblica o segreta, appartiene alla modalità di direzione dei lavori dell’assemblea, io ho esercitato quello che ritengo essere un dovere del Presidente del Consiglio comunale».
La Lega ha definito la scelta di segretare la mozione “illegittima”, perché non sottoposta al voto dell’assemblea. «Non c’era da mettere sotto votazione proprio nulla, perché il regolamento al terzo comma dell’articolo 43 parla di un caso diverso: quando durante la discussione vengono espressi giudizi e opinioni sulle persone, allora in quel caso il Presidente deve richiamare i consiglieri ad evitarlo. Se poi non lo fanno allora si può richiedere all’assemblea di passare alla discussione segreta. Ma è un caso diverso appunto, perché si tratta di questioni che nascono durante una normale discussione. Nel caso di martedì scorso la seduta a porte chiuse era dovuta, perché prescritta credo in maniera obbligatoria dal primo comma dell’articolo 43».
I dubbi sulla legittimità della trattazione della mozione in forma pubblica, sarebbero potuti emergere prima del Consiglio comunale? «In quella sede non potevo di certo far finta di non aver ascoltato l’eccezione di un consigliere. Posso dire che magari, siccome la mozione era presentata almeno un mese prima, un suggerimento, un avviso si sarebbe potuto dare, in modo che ne avremmo discusso anche nella conferenza dei capigruppo, dove avremmo semplicemente preso atto della necessità di applicare il primo comma dell’articolo 43 del regolamento».
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