3200 chilometri a piedi sulla via Francigena. “Un’esperienza meravigliosa che ti cambia la vita”
L'intervista a Federica e Nico, due giovani che il 20 ottobre sono arrivati a Santa Maria di Leuca, dopo esser partiti lo scorso giugno a piedi da Canterbury, in Inghilterra. "Le persone che abbiamo incontrato lungo il viaggio sono il nostro ricordo più bello"
135 giorni di cammino, 3200 chilometri percorsi a piedi, cinque paesi attraversati e centinaia di persone incontrate. Si è concluso lo scorso 20 ottobre con l’arrivo a Santa Maria di Leuca, in Puglia, il lungo viaggio di Federica Mognoni e Nicolás Jiménez Gutiérrez, partiti lo scorso 8 giugno da Canterbury, in Inghilterra.
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Lei originaria di Limido Comasco, un paesino di poco meno di 4.000 abitanti a confine con la provincia di Varese, lui originario della Spagna, hanno intrapreso questo lungo viaggio da nord e a sud dell’Europa lungo la via Francigena per promuovere turismo lento, responsabile e inclusivo e soprattutto per raccogliere fondi per Free Wheels, una onlus di Somma Lombardo che lavora per rendere i cammini realmente un’opportunità per tutti, anche per le persone con esigenze specifiche.
Abbiamo intervistato Federica e Nico e ci siamo fatti raccontare il resoconto di questa lunga esperienza che hanno raccontato sulla pagina Facebook e Instagram Infinito Cammino.
Com’è stata questa esperienza?
«Un’esperienza meravigliosa, emozionante dal punto di vista paesaggistico e umano, per tutte le persone che abbiamo incontrato. È stato un cammino di incontro, sfidante a livello fisico, tra il peso dello zaino e i chilometri percorsi e anche a livello psicologico. È un’esperienza che ti cambia la vita, ti segna dentro, ti fa crescere; acquisisci fiducia in te stesso, determinazione e ti fa riacquistare anche la speranza di raggiungere i propri sogni» racconta Federica.
«Per me è stata una lezione di vita – spiega Nico -. Sento di aver imparato tantissime cose, soprattuto dalle persone. Abbiamo visto panorami mozzafiato, scoperto culture diverse, incontrato centinaia e centinaia di persone. Ogni giorno ci risvegliavano in un posto diverso. Ho poi imparato moltissimo dalle persone con bisogni specifici: conoscere la realtà con cui devono combattere ogni giorno e quanto questo gli ha reso forti, mi ha insegnato molto».
Siete riusciti a raggiungere il vostro obiettivo sulla raccolta fondi?
«Non abbiamo raggiunto l’obiettivo, abbiamo raccolto 1.800 euro su un obiettivo di 6.000».
Qual è stata la parte del viaggio più emozionante?
«A livello paesaggistico è stato varcare il confine per entrare in Italia dal Gran San Bernardo. È stato impressionante e mi sono emozionata – racconta Federica -. A livello emotivo la serata che abbiamo passato con i ragazzi dell’associazione “Mollare Mai”, che si occupa di sport e di accessibilità. Sono ragazzi con esigenze specifiche che ci hanno parlato della necessità non solo di elimanare le barriere architettoniche, ma anche di superare quelle mentali. Le barriere stanno solamente nella nostra mente e sentirlo dire da questi ragazzi mi ha fatto davvero commuovere. Sento che serve ed è necessario diffondere questo messaggio di accessibilità e inclusività».
«La notte prima di arrivare a Santa Maria di Leuca, ci siamo fermati qualche chilometro prima e quando ho visto il faro ho ricordato tutto il percorso fatto, tutte le persone che incontrate. È stato fantastico» racconta Nico.
In foto, Saint-Léger-sous-Brienne.
Quale la parte più difficile del viaggio?
«A livello paesaggistico la parte della Lombardia, l’abbiamo trovata un po’ noiosa e bruttina, faceva caldo e c’erano tante zanzare. A livello fisico è stata la parte più difficile».
Il ricordo più bello che conserverete?
«Le persone incontrate lungo il cammino, le associazioni, i pellegrini e tutti quelli che ci hanno aiutato».
Oggi la via Francigena è un percorso accessibile a tutti? Quanto manca ancora da fare sotto questo punto di vista?
«Non è assolutamente un percorso accessibile, ci sono diversi punti su cui bisognerebbe lavorare. Lungo il percorso ci sono tantissimi punti non accessibili a tutti, in secondo luogo mancano gli alloggi accessibili e terza cosa mancano tutti i servizi che che servono a soddisfare le esigenze primarie del camminatore, bisognerebbe mappare ad esempio le farmacie, i supermercati, le fontane».
Con l’associazione pugliese Mollare Mai
Quali consigli dareste a chi vorrebbe iniziare un cammino, magari non lungo come il vostro?
«Prima di tutto sceglierlo in base alla ragione per cui si sceglie di intraprendere un cammino; per esempio se si desidera conoscere nuove persone faccio il cammino di Santiago è perfetto. Secondo valutare bene il peso dello zaino: deve essere davvero leggero e quindi bisogna portare l’essenziale. Anche le scarpe sono molto importanti, quindi scegliere delle buone scarpe e utilizzarle un po’ prima di partire. Poi è importantissimo portare con sé materiale medico e medicinali per curare ad esempio le vesciche».
Avete pensato ad un prossimo viaggio?
«Da un cammino nascono sempre 1000 altri cammini che vorresti percorrere, perché spesso te ne parlano le persone che incontri lungo il viaggio. Vorremmo fare il Cammino Baztanés in Spagna e poi il cammino di San Filippo Neri in Italia. L’altro grande progetto, simile a quello che abbiamo appena concluso, sarà il cammino a Gerusalemme, quindi in Terra Santa».
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