Sette anni fa la morte di Marco Vannini, il ricordo di mamma Marina e papà Valerio
A sparare è stato Antonio Ciontoli, sottufficiale dell'Aereonautica Militare distaccato ai servizi segreti italiani, condannato a 14 anni per omicidio volontario con dolo eventuale. L'intervista ai genitori del giovane in collaborazione con La Rivincita e VareseNews
Sono passati sette anni dal 17 maggio 2015, la notte nella quale fu ucciso Marco Vannini a Ladispoli, nella casa della sua fidanzata Martina Ciontoli. A sparare è stato Antonio Ciontoli, sottufficiale dell’Aereonautica Militare distaccato ai servizi segreti italiani, condannato a 14 anni per omicidio volontario con dolo eventuale. La Corte di Assise d’Appello ha condannato a 9 anni e quattro mesi anche la moglie di Antonio Ciontoli, Maria, e i due figli, Federico e Martina, fidanzata di Marco, accusati di concorso anomalo in omicidio volontario.
Per arrivare ad individuare i responsabili di questa tragedia i genitori di Marco, Marina e Valerio, si sono battuti come due leoni. Prima per far emergere le anomalie di un caso che sembrava potesse essere archiviato come “incidente domestico”, poi, col supporto dell’avvocato Celestino Gnazi, per ribaltare la sentenza di Appello che aveva ridotto la pena a Ciontoli a soli 5 anni per omicidio colposo.
La loro storia, la storia di Marco, è racchiusa in un libro edito da Armando Editore che si chiama “Mio figlio Marco, la verità sul caso Vannini”, scritto da Marina Conte insieme al giornalista e scrittore Mauro Valentini. Un libro che racconta chi era Marco, le sue passioni, i suoi sogni, le sue aspirazioni, tutto finito quando aveva appena 20 anni.
Abbiamo intervistato Marina e Valerio a 7 anni da quella tragica notte, un anno dopo la sentenza del 3 maggio 2021 che ha messo la parola fine all’iter processuale della vicenda, grazie alla collaborazione con La Rivincita, associazione culturale di Saronno che ha promosso l’iniziativa. Una chiacchierata con due genitori che conservano il ricordo del loro figlio, cresciuto come un gioiello e scomparso troppo presto. Il libro è una testimonianza per ricordare Marco, con il racconto della vicenda processuale, delle intercettazioni, delle bugie e dei depistaggi emersi dalle carte, di quei 110 minuti passati dal ferimento alla morte del ragazzo fino all’infortunio nella vasca, al “buco provocato da un pettine” e alle chiamate non fatte al 118.
L’INTERVISTA A MARINA e VALERIO VANNINI
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