Contenzioso DiSaronno – Lidl, Colombo: “Difendiamo il “Made in Italy” soprattutto a casa nostra”
Il presidente di Aime agroalimentare Marco Colombo interviene sulla vicenda che vede al centro la bottiglia del DiSaronno, il “liquore più amato al mondo”
Un contenzioso che va avanti da anni, che vede contrapposti in tribunale un colosso della grande distribuzione e uno dei marchi più famosi del mondo quando si parla di liquori: da una parte Lidl, dall’altra Illva. Oggetto del contendere il DiSaronno, storico marchio che dà il nome al “liquore più amato al mondo”, l’amaretto creato a Saronno e distribuito in tutto il pianeta.
A scrivere della vicenda è stato il giornalista del Corriere della Sera Gianni Santucci, che ha raccontato la vicenda legale fatta di ricorsi, controricorsi e decisioni che ruotano intorno alla bottiglia del DiSaronno, universalmente riconosciuta per la forma squadrata, il colore ambrato, il tappo largo con la scritta DiSaronno. Lidl vende un prodotto che ha caratteristiche grafiche molto (troppo, secondo Illva) simili: si chiama Armilar, anche questo un amaretto, venduto soprattutto in Europa, ma prodotto in Italia, nel Modenese.
In tribunale, scrive il Corriere, Illva Saronno ha avuto ragione in due gradi di giudizio e anche la Cassazione ha stabilito con una sentenza del 29 aprile che dovrà essere il Tribunale di Milano a mettere la parola fine al contenzioso.
Letto della vicenda è intervenuto sul tema il sindaco di Daverio Marco Colombo, da sempre strenuo difensore del made in Italy in diverse sedi a cominciare dal suo ruolo in Aime: «Mi batto da anni per la difesa del “made in Italy”, non sono mai stato un oltranzista nei confronti dell’Italian sounding, cioè di ciò che “suona” italiano ma non lo è. È importante sfruttare questa forma di marketing scorretto a nostro favore, potenzialmente utile se riuscissimo a conquistare quei mercati dove i suddetti prodotti scimmiottano le nostre eccellenze – commenta Colombo -. Con l’aiuto di ICE e delle Camere di Commercio Nazionali, posizionate in ben 86 paesi nel mondo, se riuscissimo a far assaggiare esaltando le peculiarità delle nostre reali eccellenze, conquisteremmo enormi fette di mercato, superando le barriere doganali ed extra doganali, che ci penalizzano, proprio per evitare che ciò succeda. CETA e TTIP sono i tavoli ai quali il saper fare italiano deve essere rappresentato a livello di Parlamento Europeo, con competenza e dovizia di causa. Ritengo però offensivo scopiazzare direttamente a casa nostra un prodotto secolare, storico, il più conosciuto, a livello di settore nel mondo, impunemente. Difendiamo il “Made in Italy” soprattutto a casa nostra».
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