La gerenzanese Simona Atzori, ballerina e pittrice senza braccia, nel documentario “Il sentiero della Gioia”
La storia di Simona, residente a Gerenzano, nel nuovo documentario "Il sentiero della Gioia" del regista romano Thomas Torelli, che racconta storie di uomini e donne che hanno reso la gioia il motore della loro vita, trasformando le difficoltà in sfide da superare
Cos’è la gioia? È la domanda cruciale attorno a cui ruota il nuovo documentario realizzato dal regista romano Thomas Torelli, “Il sentiero della Gioia”. Un viaggio nelle emozioni, nella mente e nei desideri più reconditi dell’essere umano, per gettare uno sguardo sull’affannosa ricerca della felicità da parte degli uomini. Un compito non certo semplice, che ha portato Torelli ad attraversare l’Italia, raccogliendo testimonianze e confrontandosi con esperti, scienziati, e di altre persone che hanno fatto della gioia il motore principale della loro vita.
E tra queste storie c’è anche quella di Simona Atzori, nata a Milano e residente a Gerenzano, che pur essendo senza braccia, non si è mai persa d’animo ed ha intrapreso sin da giovane l’attività di pittrice e di ballerina. Nel 2011 è uscito il suo primo libro: “Cosa ti manca per essere felice?” e nel 2012 è stata insignita dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana dal Presidente Giorgio Napolitano. Simona tiene inoltre incontri motivazionali presso grandi aziende, banche, organizzazioni e scuole, per sostenere i propri impiegati o studenti a migliorare l’atteggiamento verso loro stessi e verso la vita.
«Assieme a loro – spiega il regista romano – abbiamo indagato la dualità dell’essere umano (il male e il bene, Eros e Thanatos, amore e odio, andare o restare, fuggire dalle difficoltà o affrontarle e sconfiggerle…) per poi analizzare il concetto di mutamento e di accettazione della realtà dei fatti nel continuo divenire della persona e della sua idea di gioia. Mi sono infine reso conto che il modo migliore per raccontare cosa significa percorrere il sentiero della gioia è andare direttamente alla fonte, ho incontrato quindi quelle persone che l’hanno fatto veramente. Persone che hanno scelto un modo diverso di combattere le avversità che la vita ha posto loro davanti e che con il loro esempio ci dimostrano che il lavoro su sé stessi, la fiducia in sé stessi e soprattutto la voglia di trasformare le difficoltà in sfide è possibile».
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