Ad Origgio la proclamazione del lutto cittadino nel giorno dell’addio a don Cesare Catella
La comunità origgese ha dato l'ultimo saluto ad una delle sue guide storiche, che ad Origgio svolse ben 53 anni di servizio sacerdotale. In chiesa la lettura del testamento spirituale di don Cesare
Profonda commozione ad Origgio per l’ultimo saluto a don Cesare Catella, scomparso lo scorso 25 marzo all’età di 101anni. Le esequie si sono tenute nel pomeriggio di martedì 29 marzo nella chiesa parrocchiale “Santa Maria Immacolata”, alla presenza della comunità civile e religiosa, unite per rendere omaggio ad una figura storica, per lungo tempo guida della comunità parrocchiale.
Don Cesare era originario di Clivio, paese del Varesotto a confine con la Svizzera ed arrivò ad Origgio nell’estate del 1945, a fianco dell’allora parroco del paese don Ernesto Castiglioni. Qui spese ben 53 anni del proprio servizio sacerdotale, adoperandosi per la propria comunità, dalla costruzione del nuovo oratorio nei primi anni ’50 fino alla promozione e fondazione di Casa san Giorgio, la casa di riposo di Origgio.
Ordinato parroco nel 1961, nell’agosto del 1998 concluse la sua esperienza di guida della comunità parrocchiale per raggiunti limiti di età.
Nel giorno del funerale di don Cesare, l’amministrazione comunale di Origgio ha proclamato il lutto cittadino, con l’esposizione a mezz’asta della bandiera comunale nel Palazzo Municipale.
Tantissimi i messaggi di cordoglio e di ricordi giunti per don Cesare, dai sacerdoti della comunità che lo hanno definito «un secondo papà che ci hai insegnato cosa vuol dire amare la gente e ad avere fiducia in Dio» alle suore dell’istituto religioso femminile di S. Giuseppe Benedetto Cottolengo, che lo hanno ringraziato per averle spronate a «guardare in alto e a ricercare ciò che il Signore voleva per noi».
A ricordare lo storico parroco durante la messa, il sindaco di Origgio Evasio Regnicoli: «Don Cesare ha compiuto tante grandi imprese. Ha battezzato tantissimi di noi, ha confessato, ha celebrato comunioni, cresime, ha spostato molti di noi, ha accompagnato tanti nell’ultimo viaggio, ha aiutato economicamente e ha cercato sempre di sostenere giovani e anziani. È stato attore, fondatore e sostenitore di Casa San Giorgio fino agli ultimi giorni. Ha fortemente lavorato per risollevare Origgio dal dopoguerra, a renderlo prosperoso e felice, avviato verso un benessere sociale, economico e spirituale. Era nativo di Clivio e senza dimenticare le sue origini ha scelto Origgio con il cuore e con la mente ed a mio avviso ha incarnato le caratteristiche principali dell’origgese: la tenacia e la perseveranza. Arrivederci don Cesare e grazie di tutto da parte degli origgesi».
Don Riccardo Pontani ha poi letto il testamento spirituale che don Cesare scrisse nel giugno 2001 e che riportiamo qui di seguito:
«Chiedo di non parlare di me al mio funerale, se è possibile, si leggano queste righe. Ringrazio il Signore e la vergine addolorata nella devozione in cui sono stato cresciuto nella mia chiesa di Clivio. Di avermi preso come sono, non certo per merito, per farmi prete. Sono stato a Renalco un mese dopo la fine della seconda guerra mondiale, il 26 maggio 1945, quando le famiglie, anche la mia, si erano profondamente allontanate dal paese per formare la zona neutra di confine. Potevano far ritorno finalmente alle loro case e anche la chiesa si aprì per la mia prima messa. Lo stesso giorno ricevetti la destinazione per la parrocchia di Origgio. Non mi diceva nulla, ma poi mi prese tutto. Il 5 dicembre 1960 moriva don Ernesto Castiglioni, col quale collaborai per 16 anni. Anni di impegno cordiale. Mi preparai per una nuova destinazione e invece il 13 febbraio 1961 ricevetti la nomina di parrocco ad Origgio e vi restai per 37 anni. Ho amato il paese e la mia comunità e ho amato con ambizione, con disinteresse, con generosità, cercando sempre il meglio, per cui talvolta non fui compreso. Chiedo perdono di ogni sgarbo a chi avessi offeso. Il 1 settembre 1998 consegnai il mandato e iniziai gli anni dell’anzianità, anni di silenzio e di sofferenza e di assistenza a Casa San Giorgio. Adesso sento il traguardo vicino, chiedo di accompagnarmi con tanta preghiera, dovendo rispondere di molte grazie ricevute. Desidero che la mia morte sia l’ultimo sacrificio per la mia amata Origgio. Sacrificio che unisco a quello di Gesù, che ho rinnovato su questo altare tante volte. Ringrazio chi mi ha assistito, chi mi è stato di conforto, chi ha collaborato con entusiasmo e saggezza. Alcuni mi aspettano al traguardo nell’aldilà, benedico i preti che ho accompagnato all’altare, i giovani e i ragazzi ai quali ho sempre voluto bene, gli anziani, le varie associazioni. Non posso dimenticare il paese nativo, il mio Clivio, chiedo a tutti di ricordarmi nella preghiera come io ho fatto con i miei predecessori. Addio. Vostro don Cesare. Desidero essere sepolto nella tomba dei parroci».
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