La guerra non risparmia cani e gatti. Profughi invitati a portare con loro gli animali
Polonia e Slovacchia aprono i centri di accoglienza agli animali dei rifugiati, senza bisogno di esibire i documenti necessari. Anche la Federazione Veterinari d’Europa chiede un allenatamento delle norme di ingresso
Foto copertina Lindsey Hilsum
Secondo l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni unite per i Rifugiati, la crisi umanitaria conseguente all’invasione russa in Ucraina conta già almeno 150.000 persone in fuga verso i paesi dell’Europa orientale. Numeri che aumentano di giorno in giorno.
Certezze, speranze, sogni, tutto svanisce nell’attimo di un’esplosione. Centinaia di migliaia di persone scappano dai territori in guerra cercando rifugio nei paesi confinanti. Si lasciano indietro tutto e c’è spazio solo per l’indispensabile, ma moltissimi non vogliono abbandonare i loro animali domestici.
La situazione dei civili è già drammatica e l’abbandono in massa degli animali potrebbe determinare una situazione altamente preoccupante anche dal punto di vista sanitario. Vittime silenziose del conflitto armato, nei bunker e durante la fuga dalle città assediate chi soffre maggiormente sono i gatti, costretti a stare nei trasportini 24 ore su 24.
Bernard Van Goethem, direttore della DG SANTE – Direzione Generale Europea per la Salute e la Sicurezza alimentare, ha ufficialmente appoggiato la decisione di Polonia e Slovacchia che hanno deciso di aprire i centri di accoglienza anche agli animali dei rifugiati senza bisogno di esibire i documenti necessari. Il Primo Ministro polacco Mateusz Morawiecki ha infatti affermato che “i rifugiati sono invitati a portare i loro animali con loro.”
Attualmente il Reg. Eu 576/2013 sui movimenti a carattere non commerciale degli animali da compagnia, prevede che cani, gatti e furetti in arrivo dai paesi terzi debbano essere provvisti di documento di identificazione (passaporto sanitario), sul quale devono essere riportati il numero di microchip, le vaccinazioni obbligatorie contro la rabbia e gli altri eventuali trattamenti sanitari ove richiesti, oltre all’esito di un test anticorpale per la rabbia, effettuato da un laboratorio ufficiale 3 mesi prima di entrare in UE.
Un sollecito verso l’allentamento delle norme di ingresso era arrivato il 25 Febbraio anche dalla FVE, Federazione Veterinari d’Europa, al quale è seguita la comunicazione della DG Sante che fa riferimento all’articolo 32 del Regolamento, che prevede deroghe per situazioni eccezionali:
“[…] gli Stati Membri possono sviluppare accordi per i permessi che dovrebbero essere applicati agli animali domestici che viaggiano con i rifugiati e autorizzare il loro ingresso senza una previa richiesta individuale di tali permessi.”
Il direttore della DG SANTE chiede agli Stati membri di informare il personale di frontiera per evitare qualsiasi problema.
Un provvedimento che è stato accolto favorevolmente dalle ONG e dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani e per la protezione degli animali, che auspicano che tale decisione possa rappresentare “un precedente compassionevole e replicabile in tutto il mondo in situazioni di conflitto”.
Ruud Tombrock ,direttore dell’ufficio europeo di Humane Society International, ha dichiarato che “ le persone non dovrebbero mettere a repentaglio la propria sicurezza negli sforzi per evitare che i propri animali vengano lasciati indietro a badare a sé stessi”.
Foto: Facebook Rescue Husky & Friends – ODV
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