È la Giornata nazionale del personale sanitario: dal paziente uno ai progetti per il futuro
Dalla scoperta del primo caso a Codogno all'appello del personale affinché in Italia nulla sia più come prima
Il 20 febbraio è la “Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato” istituita con la Legge 13 novembre 2020 “per onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio del personale medico, sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato nel corso della pandemia da Coronavirus”.
La scelta del 20 febbraio non è casuale, perchè proprio in quel giorno a Codogno viene identificato il paziente 1 affetto dal virus SARS-CoV-2 grazie all’intuizione della dottoressa Annalisa Malara.
All’inizio per la cronaca è il “virus cinese”, conosciuto pochissimo ma già capace di suscitare molta paura. Pochi giorni dopo, il 23 febbraio l’Ordine dei Medici di Varese si organizza per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Dopo meno di trenta giorni il dottor Roberto Stella, presidente dell’Ordine in prima linea nel suo poliambulatorio di Busto Arsizio muore per aver contratto il virus.
Si moltiplicano ovunque, in modo spontaneo, i gesti di solidarietà nei confronti del personale sanitario in prima linea negli ospedali e nei pronto soccorso per assistere e curare i primi malati: dagli striscioni sui muri alle teglie di pizza per medici e infermieri Partono anche le prime campagne di raccolta fondi per contribuire a dotare gli ospedali di attrezzature necessarie come mascherine e camici.
Il racconto di coloro che lavorano nelle sale di rianimazione è drammatico come quello di Sveva, infermiera in neurorianimazione «Ieri ho assistito l’anestesista all’intubazione di un paziente che è arrivato da noi a coronaria (ormai chiamo così la nostra terapia intensiva). Non è la prima volta che assisto a questa procedura, l’avrò vista un milione di volte, ma oggi è diverso. Oggi non si intuba prima di un intervento, di una procedura di routine, di un esame diagnostico. Oggi si intuba perché il coronavirus ha tolto il respiro ad una persona.»
I sindaci ogni giorno informano i propri cittadini sullo stato dei positivi. È un vero e proprio bollettino quotidiano.
I neo laureati e gli specializzandi diventano una risorsa preziosa e anche l’Ateneo varesino si prepara a mettere on line parte delle lezioni.
Oggi la Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche invita a considerare questa giornata «Non solo di ricordo, ma occasione di ripartenza dello sviluppo di un nuovo sistema sanitario. Deve essere vissuta proprio nel rispetto e per onorare chi ha dimostrato l’importanza e l’efficacia sia dei professionisti sanitari che dell’indispensabile multi professionalità come unica soluzione ai bisogni di salute delle persone.»
A due anni di distanza l’emergenza sanitaria non è finita ma quei giorni sembrano davvero lontani.
Quello che oggi chiede la Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche è che questa giornata segni il rilancio dell’assistenza in una chiave di valorizzazione delle professioni che ne fanno parte «Come infermieri siamo in sintonia con quanto detto di recente dal ministro della Salute Speranza – spiega Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche – che, spiegando i contenuti e lo sviluppo del PNRR alla Camera, ha concentrato la sua attenzione sul territorio, grande assente finora dalla scena dell’assistenza, come purtroppo anche la pandemia ha dimostrato.»
Non solo quindi commemorazioni per ciò che è accaduto in passato ma progetti, strategie e idee per il futuro.
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