“Se non posso ballare…Non è la mia rivoluzione”, Lella Costa in scena al Giuditta Pasta di Saronno
Un intenso monologo ispirato a Il catalogo delle donne valorose di Serena Dandini
Lella Costa sarà al Teatro Giuditta Pasta di Saronno il 19 e 20 febbraio con lo spettacolo “Se non posso ballare non è la mia rivoluzione”, intenso monologo ispirato a Il catalogo delle donne valorose di Serena Dandini.
Serena Dandini e Lella Costa si trovano a convergere all’interno di uno spettacolo teatrale che ruota attorno a figure di donne intraprendenti, controcorrente, spesso perseguitate, a volte incomprese, che hanno lottato per raggiungere traguardi che sembravano inarrivabili, se non addirittura impensabili.
Lella Costa porta in scena al Giuditta Pasta di Saronno l’inventiva femminile
“Sono tutte donne valorose che seppure hanno segnato la storia, contribuendo all’evoluzione dell’umanità, per uno strano sortilegio raramente vengono ricordate, con difficoltà appaiono nei libri di storia e tanto meno sono riconosciute come maestre e pioniere – osserva la stessa Lella Costa. Mentre l’umo invisibile è diventato una star del cinema, le donne sono e restano del tutto invisibili, senza che a nessuno venga in mente di accendere i riflettori su di loro. Serena Dandini, nel suo libro, ne ha raccontate 34, io, nel mio spettacolo, arrivo quasi a 100. Praticamente una al minuto. E se per assurdo, il tempo di uno spettacolo teatrale potesse dilatarsi a dismisura, allungarsi senza limiti, nella storia del mondo ci sarebbe comunque una donna valorosa da citare per ogni minuto di questo tempo infinito”.
Nello spettacolo di Lella Costa ci sono Marie Curie, Nobel per la fisica, e Olympe De Gouges che scrisse la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina. C’è Tina Anselmi, primo ministro donna della Repubblica italiana. Martha Graham che fece scendere dalle punte e Pina Bausch che descrisse la vita danzando. E poi c’è Maria Callas con la sua voce immortale come immortale è il canto poetico di Emily Dickinson. C’è Angela Davis che lottò per i diritti civili degli afroamericani e c’è la fotoreporter Ilaria Alpi. Le sorelle Bell: Vanessa e naturalmente Virginia, la Woolf. Entrano una dopo l’altra, chiamate a gran voce con una citazione, un accento, una smorfia, un lazzo, una canzone, una strofa, un ricordo, una poesia, un gemito, una risata. O solo col nome, che a volte non serve aggiungere altro. Entrano nel gran salone da ballo ciarlando e muovendo le vesti. Si aggirano come fossero, finalmente, felici tutte, per dirla con Elsa Morante che è lì con loro.
Sono tante, eppure non ancora tutte le valorose nella voce e nei gesti di Lella Costa che, come un gran cerimoniere, le invita a entrare e balla con loro. Perché, come disse magistralmente e per sempre una di loro, Emma Goldman, se non posso ballare questa non è la mia rivoluzione.
Scrive Serena Sinigaglia nelle sue note di regia: “Il Catalogo delle donne valorose di Serena Dandini è un libro intelligente e utile. L’oblio nel quale sono finite tante, troppe, storie di donne valorose è vergognoso. Ci sarebbe da ridere se non fosse da piangere. La “Storia” dell’umanità è stata attraversata da moltissime femmine “valorose” …ma va?! Ma davvero?! Ma pensa…! È imbarazzante. Siamo tutti esseri umani, giusto? E quindi gli esseri umani a volte sanno essere incredibilmente valorosi, maschi o femmine chi se ne frega, no?! No! Perché delle “valorose” ne sappiamo poco quando non addirittura nulla. Le loro storie non sono nei libri di storia né tra i nomi di vie stradali, semplicemente non esistono. Eppure, la Storia l’hanno fatta e l’hanno cambiata. Stimo Lella Costa come artista e come donna. Siamo amiche, affini per gusti e convinzioni. Se non posso ballare…non è la mia rivoluzione nasce da un’intuizione: raccontare una storia di “Valorosa” al minuto, una bella sfida, da guinness dei primati. Un fiume inarrestabile di storie e di gesta, un fiume di donne evocate da Lella e invitate a ballare sul palco accanto a lei ma così tante che sarà chiaro, limpido come l’acqua buona: anche le donne hanno contribuito al progresso e all’innalzamento morale dell’umanità, è normale, no? Visto che le donne esistono dai tempi di Adamo, ovvio, no?! Noooo???!!!”.
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