Robert Johnson, il cestista “no vax” che lascia Cantù per andare in Polonia
L'americano era il miglior marcatore della squadra brianzola che, senza di lui, ha perso il primato in A2 a favore di Udine. Antivaccinista per motivi religiosi, è stato ingaggiato dal Legia Varsavia
Proseguirà in Polonia, dove le normative legate al covid sono meno stringenti che nell’Europa Occidentale, la carriera di Robert Johnson. Il talentuoso giocatore di basket 26enne stava facendo le fortune di Cantù, storica formazione della pallacanestro italiana che sta disputando la Serie A2 dopo la retrocessione avvenuta nella primavera scorsa.
Johnson però è dichiaratamente contrario al vaccino contro il covid-19 per ragioni di carattere religioso e così ha dovuto smettere di giocare perché la Serie A2 è un campionato dilettantistico e quindi prevede la necessità di avere il green pass rafforzato. Paradossalmente la guardia americana avrebbe potuto giocare in Serie A dove vigono regole differenti (perché il torneo è professionistico) ma sarebbe ugualmente andati incontro ad altre problematiche legate, per esempio, all’accesso negli hotel.
Cantù aveva sperato di equiparare il suo impiego a quello di uno straniero di Serie A ma non è stato possibile e a quel punto ha dovuto rinunciare al proprio miglior realizzatore; i suoi agenti hanno provato a “piazzarlo” nel massimo campionato (una timida offerta era stata fatta anche alla Openjobmetis) ma alla fine hanno dovuto rinunciare e optare per la Polonia (dove aveva già giocato nel 2019, al Dabrowa Gornicza). Ora Johnson è a tutti gli effetti un giocatore del Legia Varsavia.
L’Acqua San Bernardo intanto si è trovata senza i quasi 20 punti di media dell’americano (19,7 conditi da 4,1 assist), ha perso a Treviglio ed è stata superata in vetta da Udine: ora potrebbe acquistare l’azzurro Luca Vitali che è sotto contratto con Brescia ma fuori squadra da inizio stagione. Ma questa situazione è anche un monito per quei tifosi di Varese che pensano a un anno in A2 come a una stagione di ripartenza: in un torneo così complicato, basta perdere il miglior giocatore per rischiare di veder rovinato un cammino che si pensava trionfale.
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