Progettare i beni comuni dell’ex Isotta Fraschini: a Saronno parte Officina Vivaio
Si tratta di una serie di incontri con la cittadinanza pensati dalla proprietà dell'ex area dismessa per raccontare l'ambizioso progetto di riqualificazione avviato, raccogliere idee, proposte e criticità
Officina Vivaio. È questo il nome dato al percorso di incontri rivolti alla cittadinanza pensati per condividere quello che sarà il futuro dell’ex Isotta Fraschini di Saronno. Stiamo parlando dell’enorme area dismessa alle spalle della stazione centrale della città, di circa 120 mila metri quadrati: lì sorgevano un tempo gli stabilimenti della fabbrica automobilistica Isotta Fraschini, una delle aziende che hanno fatto grande il marchio del Made in Italy.
L’area è stata acquisita dalla srl Saronno – Città dei Beni Comuni, che fa riferimento a Giuseppe Gorla e all’avvocato Angelo Proserpio, presidente della Società Storica Saronnese, con un’idea ben chiara in mente: cogliere un’opportunità, quella di sottrarre quest’enclave nel cuore di Saronno alle tradizionali logiche commerciali e immobiliari, rigenerando lo spazio a bene comune, pensato con e per la città e i suoi cittadini.
Il progetto oggi vede coinvolti professionisti di tutto rilievo: urbanisti, architetti, naturalisti, ambientalisti, agronomi, costituzionalisti. C’è poi la cittadinanza, che quello spazio lo vivrà e lo gestirà: si è partiti con un incontro rivolto ai giovani nel luglio 2020, sono poi seguite le visite guidate all’interno dell’area e la nascita del sito VivaioSaronno.org, dove vengono raccolti passo passo la memoria del passato, l’aggiornamento sullo stato dell’arte del progetto e le visioni per il futuro. Proprio recentemente è stato pubblicato il masterplan del progetto e il piano generale di bonifica dell’area.
Officina Vivaio sono quindi una serie di incontri con la cittadinanza appunto. Si terranno sia in presenza sia attraverso un forum digitale, per spiegare ai saronnesi il progetto avviato, rispondere a domande e critiche, raccogliere proposte. Il termine “officina” vuole riprendere proprio l’idea di laboratorio, di ambiente fertile per la nascita di idee.
Si parte con due serate all’auditorium della scuola Aldo Moro: alle 20:30 di martedì 25 gennaio per gli under 35 e di lunedì 31 gennaio per gli over 35. Dal 15 febbraio al 12 aprile avranno poi luogo incontri di approfondimento monotematici con ospiti qualificati: dall’ex scuola Bernardino Luini al parco di 60 mila metri quadrati, dalla presenza di Brera e i relativi impatti sulla città al polo museale (Mils, museo dell’Isotta Fraschini e l’archivio storico).
Quello che si augurano gli organizzatori è avere una partecipazione attiva e critica da parte della cittadinanza. «È la ripresa di una modalità di dialogo e recepimento di osservazioni che abbiamo impostato fin dall’inizio – spiega Giuseppe Gorla -. Vogliamo capire se questa città ha voglia e si sente pronta per un’opportunità del genere. Lavoriamo in modo trasparente e partecipativo presentando i risultati raggiunti: chiunque voglia può fare proposte ed entrare a far parte di questo percorso».
In foto Angelo Proserpio e Giuseppe Gorla
Un progetto complesso e articolato, quello della riqualificazione dell’ex Isotta Fraschini. L’obiettivo di lungo termine è la restituzione dell’area alla città come bene comune, con una governance che farà capo ai cittadini e un comitato di garanti esterni.
«Abbiamo impostato una vision, abbiamo impostato i progetti, abbiamo coinvolto persone, però il tutto ora si cala su una realtà vera, quella locale – conclude Gorla -. La domanda quindi è: la città di Saronno è pronta? Perché ad esempio Palazzo Visconti non può diventare un bene comune?»
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«Addentrarsi nel tema dei “beni comuni” è un viaggio verso una terra ancora inesplorata – spiega l’avvocato Angelo Proserpio -. Al momento esistono diverse ipotesi di lavoro delle quali la più nota è il Disegno di Legge della Commissione Rodotà. A tutt’oggi gli esempi in Italia sono di luoghi e comunità che fanno resistenza, di singoli edifici che sono beni culturali con grande forza generativa. Il caso di Saronno è il primo che riguarda più ambiti con diverse funzioni, su un’area vastissima e cruciale, e va capito in che modo possano essere gestiti con metodo partecipativo. In questo contesto, riteniamo assolutamente necessario coinvolgere i cittadini in un percorso che porti a individuare le soluzioni più adatte al nostro caso».
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