È allarme peste suina africana per i cinghiali. Regione Lombardia sospende la caccia in provincia di Pavia
Sono stati registrati i primi casi in cinghiali sul territorio italiano continentale. Cos’è e come si diffonde la PSA
Un cinghiale è stato trovato morto nei boschi di Ovada (AL), ritenuto sospetto per infezione da peste suina africana – PSA dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, e confermato dal Centro di referenza nazionale per le pesti suine (Cerep), presso l’IZS di Umbria e Marche. Altri due casi sospetti, uno sempre in provincia di Alessandria e l’altro in provincia di Genova, attendono la conferma dei test condotti sulle carcasse.
La peste suina africana è una patologia virale, causata da un Asfivirus, che colpisce suini domestici e selvatici, caratterizzata da alta contagiosità e alta mortalità, che può arrivare fino al 90-100% dei casi. Nessun pericolo per l’uomo, occorre sottolinearlo, ma un rischio molto elevato per gli allevamenti di suini e il mercato della carne e dei prodotti derivati. Un vero disastro economico potrebbe minacciare il settore suinicolo italiano. Questo episodio, destinato purtroppo a non rimanere isolato considerate le caratteristiche dell’agente patogeno, ha da subito scatenato la reazione di allevatori e agricoltori, che chiedono a gran voce, tramite Coldiretti e altre associazioni del settore, misure urgenti e piani di abbattimento.
Quanto ne sai sui cinghiali? Partecipa al sondaggio del Parco del Campo dei Fiori
La risposta delle regioni alla diffusione della Peste Suina Africana
Immediate le misure sanitarie di emergenza atte a limitare la diffusione della malattia, poste in essere dalla Regione Piemonte. Identificazione di Zona Infetta e Zona di Sorveglianza, sospensione dell’attività venatoria, delle escursioni e di tutte le attività all’aria aperta, massimo livello di allerta e vigilanza sulle azioni di biosicurezza nel settore degli allevamenti di suini, in particolare per quanto riguarda le operazioni di trasporto e movimentazione di animali, mangimi, prodotti di scarto della lavorazione delle carni e personale addetto.
Anche Regione Lombardia ha deciso di sospendere in via precauzionale la caccia collettiva e vagante in provincia di Pavia per evitare lo spostamento dei cinghiali. L’Unità di crisi, che si è riunita alla presenza dell’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi di Regione Lombardia, Fabio Rolfi, è coordinata dalla U.O. Veterinaria di Regione Lombardia (DG Welfare) e composta da rappresentanti della DG Agricoltura, della DG Protezione civile, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, dei Dipartimenti Veterinari delle ATS, della Polizia provinciale e dei Carabinieri forestali.
“Abbiamo deciso – ha detto l’assessore Fabio Rolfi – di sospendere al momento le forme di attività venatoria vagante e collettiva al cinghiale in provincia di Pavia, il territorio più a rischio vista la vicinanza territoriale con i casi registrati in Piemonte e Liguria, per evitare spostamenti rapidi dei cinghiali. Promuoveremo, in collaborazione con Polizia provinciale e Carabinieri forestali, una intensa attività di sorveglianza passiva invitando anche agricoltori e cacciatori a segnalare eventuali carcasse presenti sul territorio. La peste suina rappresenta un disastro per l’export di un comparto strategico come quello dei suini. In Lombardia è allevato il 53% dei capi a livello nazionale. Quindi faremo di tutto per contrastare l’arrivo e la diffusione di questa malattia portata dalla fauna”.
Come si diffonde e dove si è diffusa negli anni la PSA
Gli animali si infettano per contatto diretto con soggetti malati, per contatto con le carcasse e con il sangue degli animali morti, o per ingestione di carni o prodotti a base di carni di animali infetti, quali scarti di cucina, frattaglie e resti di insaccati. Il virus ha un’alta resistenza nell’ambiente, quindi anche gli automezzi o altre attrezzature, come l’abbigliamento, possono diventare veicoli di infezione. I suini domestici possono infettarsi anche in seguito a morsi di zecche, che passano da un animale infetto a uno sano trasmettendo l’agente patogeno. L’uomo può diffondere il virus per lunghe distanze, attraverso il trasporto di carni infette, preparazioni alimentari da carni contaminate, pelli o trofei di caccia.
La malattia, endemica nell’Africa subsahariana, dopo i focolai del 2007 in Russia, Ucraina, Armenia, Georgia e Bielorussia, si è diffusa, nel 2018 in Cina e in Europa. Dall’Estonia e dalla Lituania, si è propagata verso i paesi dell’Europa dell’Est, spostandosi in direzione sud-ovest, fino a coinvolgere la Slovacchia nel 2020. Recentemente, la malattia è stata identificata anche in Repubblica Ceca, Germania e Belgio, in quella che il centro di riferimento nazionale per le pesti suine (Cerep), definisce un’ondata epidemica della malattia.
Dei diversi sierotipi virali descritti, solo il sierotipo 1 e 2 sono effettivamente circolanti. In Italia la malattia è presente dal 1978 in Sardegna, dove è rimasta confinata e dove si è sempre registrato solo il sierotipo 1. Tutti i focolai euroasiatici sono dovuti al sierotipo 2, la tipizzazione del virus isolato dal cinghiale di Ovada ha confermato lo stesso sierotipo. La PSA è dunque arrivata nell’Italia continentale senza sbarcare dalla Sardegna.
L’opinione pubblica e il dibattito sul cosa fare in presenza di PSA
La problematica riguardante controllo della popolazione dei cinghiali è attualissima, e fonte di forte polarizzazione nell’opinione pubblica. Chi si schiera a difesa della dignità della vita animale, in ogni sua forma, e chi vorrebbe vederli estinti. I cinghiali, animali neanche tanto evocativi e “pucciosi”, finiscono al centro delle polemiche perché causano danni all’agricoltura, provocano incidenti stradali, sia in campagna sia in città, dove sono arrivati perché attirati dalla cattiva gestione dei rifiuti urbani. Ora si aggiunge anche il rischio sanitario, già esistente per la possibile diffusione di trichinella, parassita che causa patologia anche nell’uomo, ma decisamente aumentato con il materializzarsi dello spettro della peste suina africana.
La mancanza di vaccini e protocolli terapeutici efficaci rende necessario l’abbattimento dei capi infetti. La peste suina ha causato, negli ultimi anni in Cina, Asia ed Europa, la soppressione di più di un quarto della popolazione mondiale di suini. L’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, porta avanti da diversi anni una campagna di sensibilizzazione sul rischio di diffusione di focolai di PSA, sottolineando che l’individuazione, la prevenzione e la segnalazione sono essenziali per contenere questa malattia. Si tratta della sorveglianza “passiva”, basata sui controlli di tutte le carcasse di cinghiale rinvenute e segnalate ai servizi veterinari del territorio.
Allevatori e agricoltori chiedono a gran voce, tramite Coldiretti e altre associazioni del settore, misure urgenti e piani di abbattimento.
La gestione sanitaria delle popolazioni di cinghiali non è cosa facile.
Già nel 2014 il comitato scientifico dell’EFSA, pubblicava un rapporto nel quale evidenziava che né la riduzione della popolazione di cinghiali tramite abbattimenti o catture, né la riduzione dei movimenti degli animali tramite barriere fisiche erano in grado di ridurre il rischio di diffusione della peste suina africana. Entrano in gioco fattori quali il comportamento fortemente adattativo dei cinghiali, la crescita compensativa della popolazione e il possibile afflusso di soggetti dalle aree confinanti, oltre al fatto che un’eccessiva pressione venatoria causa la dispersione di gruppi o individui, fattore che aumenta il rischio di diffusione del virus.
Pilastri per il piano di controllo e fattori fondamentali per una strategia efficace nella lotta alla PSA
Una recente pubblicazione della FAO (2019), redatta con la collaborazione della Commissione Europea, di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), e dell’OIE (Organizzazione Mondiale per la Sanità Animale), individua due pilastri fondamentali si cui basare un piano di controllo per la peste suina africana con diffusione nelle popolazioni di cinghiale:
- prevenire la contaminazione ambientale;
- aumentare la biosicurezza durante l’esercizio venatorio.
Riuscire a identificare strategie efficaci richiede inoltre la valutazione delle relazioni ecologiche tra quattro fattori fondamentali: le caratteristiche del virus, le dinamiche delle popolazioni di cinghiali, la gestione dei cinghiali nell’ambiente selvatico e l’interazione tra i cinghiali e i suini domestici. È inoltre necessaria e fondamentale un’adeguata gestione delle carcasse degli animali infetti, causa principale della dispersione del virus nell’ambiente. Lo scopo di questo manuale è quello di fornire un fondamento scientifico allo sviluppo di strategie tecnicamente valide, fattibili ed efficienti.
Il ruolo dei cittadini, dei cacciatori e degli escursionisti nella prevenzione della diffusione della PSA
Cosa si può fare però di concreto, per collaborare al controllo della malattia, anche al di fuori di queste zone? Se siamo escursionisti, fotografi naturalisti, cacciatori, possiamo collaborare alla sorveglianza passiva, segnalando tempestivamente al servizio veterinario dell’ASL qualunque cinghiale ritrovato morto in ambienti boschivi. Occorre inoltre non disperdere resti alimentari nell’ambiente, gestendo anche adeguatamente i rifiuti umidi in città e osservare le norme di biosicurezza indicate dal Ministero della Salute per ogni categoria interessata.
Per i cinghiali, il 2022 non è iniziato nel migliore dei modi.
FONTI:
– Peste suina africana in Piemonte, Icardi: “Attivate le procedure di emergenza, stiamo agendo con la massima tempestività” – Regione Piemonte – 07 Gennaio 2022
www.regione.piemonte.it/web/temi/sanita/peste-suina-africana-piemonte-icardi-attivate-procedure-emergenza-stiamo-agendo-massima-tempestivita
– La peste suina africana arriva in Germania dove si registrano due focolai. E in Italia?
Il fatto alimentare – 28 luglio 2021
– Evaluation of possible mitigation measures to prevent introduction and spread of African swine fever virus through wild boar – EFSA Journal 2014;12(3):3616
www.efsa.europa.eu/it/efsajournal/pub/3616
– Peste suina africana – EFSA
www.efsa.europa.eu/it/topics/topic/african-swine-fever
– Guberti, V., Khomenko, S., Masiulis, M. & Kerba S. 2019.
African swine fever in wild boar ecology and biosecurity. FAO Animal Production and Health Manual No. 22. Rome, FAO, OIE and EC.
www.fao.org/3/ca5987en/CA5987EN.pdf
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
lenny54 su Entrano in vigore le nuove tariffe "metropolitane", Saronnese e Busto più vicine a Milano
Felice su Fucile d'assalto e mitragliette nella casa dell'ex ispettore di Malpensa
lenny54 su In vendita casa Bossi, villa simbolo della "Lega di una volta"
lauralaura su Ospedali troppo caldi: la Regione comprerà i condizionatori
gcbiakmw su Lo spinello fa male
Rita Campiotti su Torna IceOut, qual è la vostra gelateria preferita?
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.