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I comitati genitori chiedono la didattica in presenza: “La scuola è salute”

Il comitato Prima a scuola Varese e provincia con la Rete nazionale scuole in presenza sottolineano la minore letalità dell'attuale ondata e i gravi danni sui minori legati alle limitazioni sociali

La scuola in presenza: la Galilei è aperta

Riceviamo e pubblichiamo di seguito al lettera della Rete suole in presenza e condivisa dal comitato Prima a scuola Varese e Provincia che ricorda come solo in zona rossa sia prevista una chiusura generalizzata delle scuole.
I genitori quindi chiedono alle scuole e alle autorità locali di impegnarsi per la didattica in presenza, ricordando come questa ondata della pandemia sia caratterizzata da minore letalità, mentre i pediatri italiani (Sip) hanno sottolineato un aumento più che doppio di depressioni, tentativi di suicidio e ricoveri in neuropsichiatria infantile tra i giovanissimi privati della socialità.

Egregi Dirigenti Scolastici,

in queste ultime ore abbiamo appreso di iniziative in corso da parte di vostri colleghi, che stanno sollecitando le Istituzioni governative e le Regioni ad emettere provvedimenti di non attivazione della didattica in presenza per i minori di ogni fascia d’età; come Rete Nazionale Scuola in Presenza che riunisce su tutto il territorio nazionale gruppi, associazioni, comitati di genitori, docenti e studenti, riteniamo inaccettabile che dopo due anni di pandemia, alla luce dei documentati danni provocati dalla Dad alla popolazione studentesca di ogni ordine e grado, si chieda a bambini e ragazzi l’ennesimo (e soprattutto inutile) sacrificio, invocando il rinvio della ripresa dell’attività didattica in presenza dopo la pausa natalizia.

Appaiono, con tali richieste, del tutto ignorate da Voi le recenti dichiarazioni della Società Italiana di Pediatria, secondo le quali per i bambini, le bambine, i ragazzi e le ragazze la scuola è salute , ove si intenda con tale espressione quella che ci ricorda l’OMS, ossia uno stato completo di benessere e non la sola assenza di malattia fisica. Pur comprendendo le enormi difficoltà che state e che avete affrontato, dobbiamo tutti ricordare che è nostro dovere in quanto adulti della Comunità Educante, perseguire scelte che non arrechino danno ulteriore ai minori.

Anzitutto, preme rammentare che, in base al combinato disposto dell’art. 1, comma 4, del DL 6/8/2021, n. 111, convertito, con modificazioni, dalla L. 24/9/2021, n. 13 3, recante «Misure urgenti per l’esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali e in materia di trasporti», e dell’art. 1, comma 1, del DL 24/12/2021 (c.d. decreto di Natale), fino al 31/3/2022, termine di cessazione dello stato di emergenza, “ i Presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano e i Sindaci possono derogare, per specifiche aree del territorio o per singoli istituti, alle disposizioni di cui al comma 1 esclusivamente in zona rossa e in circostanze di eccezionale e straordinaria necessità dovuta all’insorgenza di focolai o al rischio estremamente elevato di dovuta all’insorgenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus SARS-CoV-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica.
I provvedimenti di cui al primo periodo sono motivatamente adottati sentite le competenti autorità sanitarie e nel rispetto nel rispetto dei principi di adeguatezza e proporzionalità, in particolare con riferimento al loro ambito di applicazione”.
La stessa norma, dà facoltà ai dirigenti scolastici, in assenza di disposizioni da parte delle Aziende Sanitarie, di poter farsi carico della chiusura dei plessi/istituti/classi: non capiamo quindi con quale motivazione si possa richiedere una chiusura generalizzata, quando i dirigenti in caso di mancanza di personale e di impossibilità di sostituire lo stesso, possono agire sul singolo caso.

Allo stato, nel nostro Paese non sussistono – senza tema di smentita senza tema di smentita – i presupposti legali (oltre che scientifici) per disporre la chiusura delle scuole. Nessuna Regione ad oggi è scientifici) per disporre la chiusura delle scuole. Nessuna Regione ad oggi è infatti classificata in zona infatti classificata in zona rossa.
Molti Dirigenti Scolastici stanno in queste ore dichiarando che l’apertura delle scuole creerebbe un ulteriore sovraccarico alle operazioni di tracciamento: crediamo che di questo debbano assumersi responsabilità politici e amministratori che hanno il dovere di trovare una soluzione poiché eventuali inadempienze non possono ricadere ancora una volta sugli studenti.

La gestione politica della pandemia si profila ogni giorno sempre più inadeguata e dannosa, ma scaricare tutto questo sulla Scuola, non fa altro che svalutarne il valore e questo non possiamo permetterlo né Noi nè Voi.
Come Rete Nazionale Scuola in Presenza abbiamo proposto soluzioni costruttive come ad esempio, testare solo i casi sintomatici, secondo ciò che raccomanda anche l’Ecdc, o munirsi di tamponi salivari da fare in classe sul modello di quanto avviene in molti altri Paesi dell’Unione Europea (Francia, Inghilterra, Olanda, Germania) che antepongono da sempre i bisogni educativi dei minori nelle proprie scelte politiche.

Nonostante i due anni di esperienza, dove i continui screening nelle scuole hanno dimostrato quanto questi rappresentino solo uno spreco in termini di tempo, personale e denaro, si torna a chiudere la scuola per tracciare persone sane. Continuare a chiudere le Scuole privando i minori di questa fondamentale esperienza di crescita, a causa anche di inadempienze politiche e organizzative, sta alimentando il disagio infantile e giovanile, come testimoniato da un peggioramento dei dati riguardanti il loro equilibrio psicofisico: i dati della Società Italiana di Pediatria (Sip) dicono che sono aumentati del 147% gli accessi in ospedale e nei reparti di psichiatria infantile per “ideazione suicidaria”, seguiti da depressione (+115%) e disturbi e disturbi della condotta alimentare (+78.4%).

Queste evidenze stanno distruggendo intere Famiglie e Comunità.
Inoltre nei territori a maggior rischio di devianza minorile come molte regioni del Mezzogiorno la didattica a distanza, divenuta strutturale negli anni scorsi, ha determinato un innalzamento vertiginoso dei tassi di DISPERSIONE SCOLASTICA, con pericolose conseguenze riguardo al reclutamento di minori all’interno dei clan criminali. In queste regioni, soprattutto, non riaprire oggi le Scuole, dopo la sospensione legata alle vacanze natalizie, significherebbe attentare alla sicurezza di molte famiglie e dei relativi territori di appartenenza.

Più che chiudere le Scuole a fronte dell’ennesima variante (ieri Delta, oggi Omicron, domani chissà), che – dati alla mano- appare molto meno pericolosa in termini di letalità rispetto a tutte le altre, le Asl dovrebbe iniziare a trattare solo i casi sintomatici: come per ogni malattia i malati stanno a casa, gli altri in classe.
La mala gestione della pandemia in generale, e dei tracciamenti in particolare, non può ricadere su chi già è stato estremamente sacrificato durante questi due lunghi anni. Noi tutti, ma in particolar modo i nostri politici, i governatori, gli amministratori locali e voi, Dirigenti Dirigenti Scolastici, abbiamo sulle nostre coscienze i numerosi bambini e bambine, ragazzi e ragazze per i quali l’isolamento ha determinato disagi mentali, pensieri suicidari, depressione, disturbi del sonno e dell’alimentazione oltre che una povertà educativa senza uguali nella storia del Paese.

Vi invitiamo dunque a rivedere la vostra posizione e a chiedere per gli studenti italiani non la rassegnata e pericolosa scelta della didattica a distanza ma la piena attuazione di un’idea diversa di Scuola, che passi da provvedimenti strutturali, quali l’adeguamento dei locali, un tracciamento ancora più snello per le scuole e, soprattutto, la presenza di un organico docente in grado di affrontare nel giusto modo la sfida dell’emergenza sanitaria.

In Fede
Rete Nazionale Scuola in Presenza

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Pubblicato il 10 Gennaio 2022
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