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Bonifica dell’ex Isotta-Fraschini di Saronno, online i risultati della caratterizzazione geologica

Le operazioni di bonifica del suolo e del sottosuolo inizieranno una volta concluse le attività di demolizione e dovrebbero richiedere dai 18 ai 24 mesi di lavoro. Non sono invece previsti interventi sulla falda idrica sotterranea

Generica 2020

Sono online i dati relativi alla caratterizzazione ambientale dell’Isotta Fraschini di Saronno. Si tratta di informazioni preziose che offrono un quadro completo dei livelli di contaminazione di suolo, sottosuolo e acque sotterranee dell’area da circa 117 mila metri quadrati nel cuore di Saronno, che un tempo ospitò una delle industrie automobilistiche italiane più fiorenti del secolo scorso e che nei prossimi anni diventerà un esempio a tutto tondo di bene comune, uno spazio ripensato nell’interesse dei cittadini e del territorio.

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A commissionare la caratterizzazione geologica la Società Saronno – Città dei Beni Comuni S.r.l., fondata da Giuseppe Gorla, che ha rilevato all’asta l’area nel 2019 e Angelo Proserpio, presidente della Società Storica Saronnese.

Una volta completate le attività di demolizione – ancora in corso – e l’articolato progetto di bonifica, nell’enorme spazio alle spalle della stazione di Saronno verranno realizzate una serie di strutture che ospiteranno l’Accademia di Brera, edifici ad uso residenziale e il Museo delle Industrie e del Lavoro Saronnese.

Viaggio nell’Isotta Fraschini di Saronno, da fabbrica abbandonata al sogno della “città dei beni comuni”

L’area era già stata oggetto di un piano di caratterizzazione nel periodo 2000-2003, che tuttavia è stato necessario adeguare alle attuali normative in materia ambientale per poter poi procedere alla completa riqualificazione urbanistica dell’area.

I risultati del piano di caratterizzazione

Le operazioni di caratterizzazione sono state svolte tra gennaio e marzo 2021 da GEOlogica, studio professionale associato di Geologia di Bollate, in contraddittorio con l’Agenzia regionale per la protezione ambientale di Varese. Hanno riguardato sia le aree produttive di circa 70 mila metri quadrati, sia le aree verdi esterne, di circa 50 mila metri quadrati.

Sono quindi state eseguite 43 perforazioni di sondaggio, con il prelievo di campioni di terreno per una loro successiva analisi e 54 trincee esplorative – ossia lo scavo di una porzione di terreno necessaria e sufficiente per poter essere esplorata tramite osservazione visiva diretta – e 7 piezometri per il monitoraggio della falda idrica sotterranea (nella foto sottostante operai al lavoro durante le attività di caratterizzazione).

Suolo e sottosuolo

“Le indagini hanno permesso di evidenziare, nella quasi totalità dell’area, la presenza di un livello superficiale costituito da terreni di riporto con spessore variabile compreso tra 0.3 e 5 metri – si legge nel report pubblicato sul sito VivaioSaronno.org -. Per buona parte dei punti indagati, i terreni di riporto risultano caratterizzati da scarsi frammenti di materiale antropico (mattoni, cemento, etc.)”.

 

In verde i settori in cui non è stata rilevata la presenza di terreni di riporto, in arancione le aree con presenza di terreni di riporto e con un tratteggio rosso le aree caratterizzate dalla presenza di rifiuti.

In corrispondenza di 5 punti d’indagine sono stati individuati veri e propri rifiuti quali fiale, plastiche, tubi e fusti, in altri 21 il superamento dei limiti delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) per aree ad uso industriale/commerciale con la presenza di metalli pesanti, idrocarburi pesanti e IPA.

“Il nucleo principale della contaminazione è ascrivibile all’area ricompresa tra il capannone centrale e quelli storici posti a Nord, area nella quale si raggiungono le maggiori profondità e, in linea generale, le massime concentrazioni rilevate” – si legge nel documento – oltre alle aree dove sono stati individuati alcuni serbatoi interrati, con relativa contaminazione ad opera di idrocarburi.

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“Per quanto attiene l’estensione orizzontale della contaminazione, sulla base delle risultanze analitiche ottenute, è possibile stimare, seppur in via indicativa – si legge nel report -, una superficie potenzialmente contaminata pari a circa 70.000 m2 su un totale di circa 120.000 m2″.

Nella foto di destra: in verde i settori privi di passività ambientali; in arancione i settori in cui sono stati rilevati superamenti dei limiti imposti dalle CSC per aree a uso residenziale/verde pubblico; in rosso i settori in cui sono stati rilevati superamenti dei limiti imposti dalle CSC per aree a uso industriale/commerciale; in viola i settori in cui è stata rilevata la presenza di rifiuti.

Le acque di falda

L’attività di caratterizzazione ha investigato anche la falda sotterranea. Per valutare se le lavorazioni condotte all’ex Isotta Fraschini abbiano avuto impatti negativi sulla qualità delle acque sono stati realizzati 6 piezometri, oltre a quello già presente, con successivo prelievo e analisi dei campioni di acqua.

Il monitoraggio effettuato ha riscontrato la presenza di passività ambientali, principalmente dovute alla presenza di Dicloroetilene e di Tetracloroetilene, contaminanti che però non trovano riscontro nei risultati dei terreni dell’area analizzati, nei quali è stata invece rilevata la presenza di metalli pesanti, idrocarburi pesanti e alcuni IPA. “Già nei piezometri a monte – si legge nel documento -, le acque risultano già compromesse, con tenori paragonabili a quelli registrarti nei punti di valle idrogeologica e, per tale motivo, non è prevista alcuna attività di bonifica sulla matrice acque sotterranee ma si eseguiranno delle campagne di monitoraggio pre-bonifica, in corso d’opera e al termine delle stesse; tale controllo, ancorché non in capo alla Committente, dovrà tuttavia essere esteso anche alle aree esterne all’ex Isotta Fraschini per meglio definire le aree contaminate poste sopra gradiente”.

Il progetto di bonifica e le tempistiche

Una volta concluse le attività di demolizione, tutt’oggi in corso, si procederà alla bonifica del suolo e del sottosuolo, con l’abbattimento del bosco, la rimozione dei rifiuti interrati e lo scavo, la vagliatura e lo smaltimento/riutilizzo dei terreni di riporto, infine un’ultima fase di rimboscamento. Non sono previsti interventi sulla falda idrica sotterranea, che non risulta contaminata e sarà quindi solo oggetto di monitoraggio.

La bonifica avverrà in tre fasi consequenziali: si partirà dal capannone centrale (lotto 1), per poi proseguire nel settore occidentale e con la rimozione dei rifiuti (lotto 2) e finire con l’area boschiva (lotto 3). Come viene stimato nel documento, l’intero processo di bonifica potrà essere concluso nell’arco di 18-24 mesi, tempistica che “non tiene in alcun modo in considerazione i tempi generalmente molto lunghi necessari per l’ottenimento dell’autorizzazione all’abbattimento temporaneo delle aree boscate né, ovviamente, può tener conto del tempo necessario per il ripristino del bosco stesso che dovrà seguire un iter separato da quello legato all’intervento di bonifica”.

Qui trovi il progetto di Bonifica completo.

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Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 10 Gennaio 2022
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