Caos al punto tamponi di Legnano. La denuncia di un papà: “Chi decide chi può fare un tampone?”
La disavventura di Lorenzo, in coda per un tampone al vecchio ospedale di Legnano, che lamenta una pessima gestione da parte del personale del centro: "In una situazione del genere servono regole chiare e avere senso civico"
Tra le moltissime storie di persone che in questi giorni stanno vivendo problemi di vario genere per fare un tampone, c’è anche quella di Lorenzo, residente a Cislago, avvenuta ieri (4 gennaio) al punto tamponi allestito al vecchio Ospedale di Legnano.
È solo una delle ultime segnalazioni di disinformazione e di scarsa educazione da parte di alcuni addetti all’assistenza presenti al centro legnanese.
«Abbiamo vissuto un disservizio pubblico così manifesto ed evidente che per senso civico voglio raccontare, sperando non accada ad altri – racconta l’uomo -. Mia figlia ha la febbre da qualche giorno, quindi il pediatra ci ha prescritto l’impegnativa per fare il tampone, perché il sistema di prenotazione della regione è andato in tilt».
Lorenzo si è quindi recato di prima mattina insieme alla figlia all’ex ospedale di Legnano: «Abbiamo fatto giustamente la coda come tutti, solo che dopo due ore e mezza Protezione civile e Polizia locale sono iniziati a passare tra le macchine dicendo che erano finiti i tamponi e che li avrebbero fatti solo a chi aveva una prenotazione».
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Con in mano la prescrizione medica, la famiglia riesce ad accedere all’interno del punto tamponi, salvo poi essere fermata in maniera brusca da una persona parte dello staff. «Ci ha ripetuto che si poteva accedere solo con prenotazione perché i tamponi erano finiti, noi allora abbiamo chiesto di avere un documento scritto da poter portare al pediatra, quindi questa persona ci ha minacciato di chiamare la polizia e di denuncia per interruzione di pubblico servizio».
La vicenda è poi continuata con l’arrivo della Polizia di Stato, che ha constatato l’effettivo diritto della famiglia ad accedere al punto tamponi con prescrizione medica e un nuovo brusco intervento da parte dell’addetto all’assistenza che «ha intimato i colleghi di segnare la nostra targa e di non farci fare il tampone perché eravamo senza prenotazione. Quando gli abbiamo ricordato che avevamo la prescrizione medica ci ha detto che decideva lui quando farci entrare».
Dopo un nuovo intervento della Polizia, la famiglia è alla fine riuscita ad accedere, «ma con cinque ore di coda davanti e una bambina in macchina con la febbre, alla fine abbiamo desistito e siamo tornati a casa».
«Ci chiediamo – sottolinea Lorenzo -. La direzione sanitaria di Ats che personale manda a gestire situazioni di questo tipo? Perché è stato dichiarato il falso dicendo che i tamponi erano finiti, quando la Polizia di Stato ci ha confermato che c’erano e che avevamo diritto di farlo? Come fanno poi a chiudere gli hub alle 9.30?»
«Siamo consapevoli che la situazione è drammatica – conclude il cislaghese -, ma le modalità di comunicazione e di gestione usate sono state assurde, perché riusciva a fare il tampone solo chi urlava più forte. In una situazione del genere serve avere delle regole chiare e avere senso civico, come è stata gestita la situazione mi è sembrato davvero aberrante, perché quella persona decideva chi poteva fare il tampone e chi no».
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