Dispersione ed emarginazione: all’Istituto Parma di Saronno il progetto “Educare alla legalità”
Realizzato in collaborazione con gli educatori dell'Ufficio Educazione alla Mondialità del Pime coinvolge da quattro anni gli studenti delle classi prime, con laboratori per riflettere sul tema del rispetto delle regole e del vivere all'interno di una comunità
Legalità, rispetto per sé stessi e per gli altri. Sono questi i temi sui quali gli studenti delle classi prime dell’Istituto professionale “Antonio Parma” di Saronno si sono confrontati anche quest’anno con l’aiuto del Pime, il Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano.
Il progetto, iniziato quattro anni fa, prevede tra settembre e ottobre lo svolgimento di quattro ore di laboratorio con gli educatori dell’istituto cattolico, che si vanno ad aggiungere ad un programma di incontri e testimonianze sulla legalità promossi dalla scuola, che coinvolgono studenti di tutte le classi.
L’Istituto ha circa 850 studenti, suddivisi tra tre indirizzi di istruzione professionale della durata di cinque anni e corsi più brevi per elettricisti e meccanici. «Una compagine di giovani particolare e difficile da gestire sotto certi punti di vista, con rischi di dispersione, devianza ed emarginazione – spiega Alberto Ranco, preside dell’Istituto professionale -. Da considerare poi che abbiamo numerosi studenti (ben 80) portatori di handicap, e altrettanti dislessici, discalculici, con bisogni specifici personalizzati. Pertanto, dobbiamo prenderci cura del clima della classe per riuscire a svolgere i programmi con efficacia».
La collaborazione con l’Istituto scolastico è curata dagli educatori dell’Ufficio Educazione alla Mondialità del Pime: «In poco tempo, riescono a entrare in relazione con ogni individuo, a coglierne convinzioni, tendenze, problematiche – continua il preside Ranco -. Alla fine, ci forniscono un report con relazioni puntuali perfettamente in linea con quello che poi emerge nei consigli di classe, aiutandoci a programmare attività che poi porteranno avanti i docenti in modo mirato. Certo, noi educatori dobbiamo lavorare su più fronti, in alcune classi abbiamo attivato anche tutoraggi individuali 1 a 1 inserendo insegnanti di sostegno e lavorando in sottogruppi per poter monitorare e affiancare gli alunni dal punto di vista scolastico. Davanti ad alcuni comportamenti che ancora sussistono, come piccoli furti o atti di bullismo, a volte i docenti si chiedono se i loro sforzi servano davvero a qualcosa. Io dico che dobbiamo essere consapevoli che il cambiamento non avviene nell’arco di giorni o mesi, ma è importante che i nostri giovani facciano almeno un primo passo verso la consapevolezza per arrivare a capire che il rispetto delle regole e dell’altro è la condizione per la loro stessa felicità. Il cammino è lungo».
A spiegare il lavoro del Pime nel mondo delle scuole è Valentina Sampietro, responsabile dell’Ufficio Educazione Mondialità a Busto Arsizio e del Progetto Legalità: «Sono diverse le scuole di ogni grado sul territorio, come quella di Saronno, con cui lavoriamo. Da più di vent’anni trattiamo le tematiche che oggi rientrano nell’insegnamento di educazione civica. Mettiamo al servizio dei docenti, delle nuove generazioni e delle loro famiglie l’esperienza missionaria del Pime e le competenze pedagogiche in campo interculturale. I nostri formatori sono laureati in Scienze Pedagogiche e Dell’educazione, alcuni hanno seguito corsi di specializzazione e master. I progetti prevedono dei costi che possono essere coperti attraverso fondi della scuola, contributi di fondazioni a seguito di bandi o in altre modalità che si definiscono con le singole scuole».
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