Al via a Saronno il piano freddo per i senza fissa dimora
Con l'inverno ormai alle porte, è stato attrezzato uno spazio per l'emergenza freddo con otto posti letto all'interno della Fondazione Casa di Marta, in collaborazione con il Comune, la comunità pastorale, la cooperativa Intrecci e i volontari del territorio
Sarà attivo dal 1 dicembre 2021 al 31 marzo 2022 il piano freddo predisposto a Saronno dalla Fondazione Casa di Marta, in collaborazione con il Comune e la Caritas della Comunità Pastorale del Crocifisso Risorto.
Si tratta di un progetto dedicato ai senzatetto per affrontare l’emergenza freddo: otto posti letto messi a disposizione al piano terra dell’edificio che Casa di Marta gestisce dal 2016 in via Piave, ad angolo con via Petrarca e ai quali si potrà accedere soltanto in seguito ad un colloquio con il centro ascolto Caritas o con i Servizi Sociali del Comune di Saronno, muniti di Green pass e dell’esito del Test di Mantoux, che verifica la presenza del Micobatterio della Tubercolosi.
L’obiettivo del progetto va oltre l’offerta di un riparo per il freddo, come spiega Giulio Piuri, presidente della Fondazione Casa di Marta: «Il nostro desiderio è che quelle persone che ospiteremo conservino un legame di rapporto, di assistenza e di riferimento con i Servizi Sociali o con il Centro di ascolto della Caritas, per avere da loro quel sostegno complessivo che il posto letto da solo non può dare e venga quindi assistita l’intera persona con i suoi problemi e le sue attese».
Lo spazio sarà gestito dalla Cooperativa Intrecci di Caritas Ambrosiana, che all’interno di Casa di Marta gestisce dal 2017 l’Emporio della Solidarietà. I posti letto saranno a disposizione dalle 19:00 alle 7:00 del giorno successivo, con la presenza per tutta la notte di un custode e di un educatore.
In foto da sinistra a destra: il prevosto don Claudio Galimberti, il sindaco Augusto Airoldi, Francesca Volontè, Giulio Piuri e l’assessore ai Servizi Sociali Ilaria Pagani
Dai dati a disposizione dell’amministrazione comunale, i senza fissa dimora che gravitano su Saronno sono una ventina di persone: per la notte i luoghi di rifugio più gettonati sono il pronto soccorso dell’ospedale, le case abbandonate e le aree dismesse.
Non sarà un dormitorio, lo hanno chiarito più volte dalla Fondazione Casa di Marta, ma un progetto sperimentale e temporaneo che servirà per capire qual è il reale bisogno del territorio, per poi approntare una risposta più precisa e strutturata i prossimi anni. «Ci sarà un regolamento che le persone dovranno rispettare per poter accedere – spiega Francesca Volontè, vicepresidente della Fondazione Casa di Marta -. Bisogna capire se avere un posto caldo vale il rispetto di un regolamento per queste persone. Da lì in poi mi auguro che partiranno dei ragionamenti per i prossimi anni per strutturare meglio questo servizio».
Alla rete di aiuto che coinvolge da Casa di Marta ai Servizi Sociali del Comune si sta lavorando per aggiungere anche gruppi di volontari, dagli scout ai gruppi giovanili, per predisporre un servizio di accoglienza: «I volontari potranno far trovare alle persone che arriveranno tè con i biscotti la sera e un succo e una merenda la mattina prima di lasciare il locale, perché vogliamo che le persone si sentano accolte e a casa» continua la vicepresidente Volontè.
Casa di Marta di Saronno, uniti per aiutare gli emarginati e i “nuovi poveri”
I Servizi Sociali del Comune di Saronno stanno inoltre predisponendo un Progetto Utile alla collettività per coinvolgere i beneficiari del Reddito di Cittadinanza nella pulizia e nell’igienizzazione degli spazi: «Le assistenti sociali hanno già fatto alcuni colloqui – riferisce l’assessore Ilaria Pagani -, dovrebbero essere coinvolte due persone».
Soddisfatto del progetto il sindaco Augusto Airoldi: «Esprimo da parte di tutta l’amministrazione la contentezza per essere riusciti a mettere insieme questa rete e far partire questo progetto sperimentale. Non sappiamo se queste persone che hanno scelto di vivere all’aperto poi accetteranno di venire a dormire in un posto al chiuso, è un’offerta che la città mette a loro disposizione. Abbiamo realizzato per il primo anno un percorso strutturato, con degli orari definiti e degli step per poter accedere all’utilizzo di questi spazi, impareremo dall’esperienza per migliorarlo il prossimo anno. Non vogliamo solo mettere a disposizione un letto, ma cercare di dare una risposta complessiva ai bisogni delle persone. Il recupero della persona alla socialità è anche uno degli obiettivi di questo progetto».
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