Importava moto da cross “in nero”: due arresti e sequestri tra Varese e Como
In carcere al Bassone per frode fiscale un imprenditore già protagonista di episodi simili in passato. Ai domiciliari anche un prestanome. La Finanza impegnata in perquisizioni e sequestri
Nelle prime ore di oggi – venerdì 15 ottobre – gli uomini della Compagnia della Guardia di Finanza di Olgiate Comasco, dopo prolungata attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Como, hanno eseguito una misura cautelare personale, emessa dal G.I.P. del Tribunale lariano, nei confronti di due cittadini italiani, per una frode fiscale legata al commercio di moto da cross.
Dei due destinatari di misura cautelare, uno è stato portato in carcere del Bassone di Como, l’altro è finito agli arresti domiciliari.
Sono accusati di una frode fiscale milionaria, perpetrato nella commercializzazione di moto da cross, ideato da un soggetto residente nell’Olgiatese. C’è una aggravante di recidiva, visto che l’uomo era già stato condannato, in diverse occasioni, per la commissione di reati della stessa matrice. L’uomo deve inoltre al fisco oltre dieci milioni di euro.
L’indagato, vantando la disponibilità di un’ampia rete societaria, a lui riconducibile, ma di fatto intestata a soggetti prestanome, ha importato dall’estero, tra il 2015 ed il 2020, migliaia di motoveicoli per poi commercializzarli, sul territorio nazionale, in totale evasione delle imposte dovute, secondo gli elementi raccolti dai finanzieri.
Ciò gli ha permesso, negli anni, di aggiudicarsi una posizione di privilegio sul mercato, potendo praticare prezzi di cessione al pubblico molto inferiori a quelli ordinariamente offerti dalle stesse case madri e di garantirsi, di contro, un cospicuo introito per ogni mezzo venduto.
Gli accertamenti condotti dalle Fiamme Gialle, per lo più finalizzati all’individuazione dei soggetti interposti ed alla ricostruzione delle vendite, hanno consentito di quantificare il volume di affari (circa 15 milioni di euro) e le imposte evase, oltre ad accertare come l’indagato avesse richiesto ed ottenuto un finanziamento garantito dallo Stato per un valore di 30mila euro, in occasione dell’emergenza pandemica da Covid-19, sulla scorta di dati non veritieri.
La persona finita ai domiciliari è uno dei soggetti prestanome, che aveva accettato, in più occasioni, di ricoprire il ruolo di amministratore e rappresentante delle imprese, insolventi nei confronti del fisco.
I Finanzieri, al momento, stanno eseguendo diverse perquisizioni in provincia di Como e Varese allo scopo di cristallizzare ulteriormente le ipotesi di reato oggetto delle investigazioni ed individuare beni, nella disponibilità degli indagati, da sottoporre a sequestro preventivo finalizzato alla confisca fino alla concorrenza di oltre 2 milioni di euro.
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