Traffico di rifiuti, materiale usato anche per il centro sportivo di Cislago
Tra le opere dove sono stati utilizzati i rifiuti sversati senza autorizzazione anche quello di viale dello Sport, realizzato da Pedemontana Lombardia S.p.A. a compensazione del passaggio della stessa arteria sul territorio cislaghese
Anche il campo sportivo di Cislago, appena inaugurato dopo anni di attesa, è al centro dell’indagine della Guardia di Finanza, del Gruppo Forestale di Como e dei carabinieri della compagnia di Cantù denominata “Terre Fantasma”, nei confronti di quattro persone, due finite agli arresti domiciliari e due con restrizioni personali (obbligo di residenza e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria). Avvisi di garanzia per corruzione in concorso e abuso d’ufficio anche a due amministratori locali del Comune di Rovellasca, l’ex vicesindaco e il responsabile dell’ufficio tecnico.
Nel corso delle indagini, svolte sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e partite nel 2018, gli operatori hanno individuato un’area a Rovellasca dove sono stati sversati, abusivamente, circa 16.500 metri cubi di rifiuti speciali non pericolosi prodotti in diversi cantieri edili di diverse province lombarde, triturati in un impianto sprovvisto di autorizzazione e rivenduti come materiale da costruzione privo delle prescritte certificazioni.
Questo materiale sarebbe stato stoccato a Rovellasca nel sito sequestrato e poi usato per la realizzazione di opere pubbliche: tra queste anche il centro sportivo di Cislago, opera a carico della autostrada Pedemontana Lombardia S.p.A. a compensazione del passaggio della stessa Pedemontana sul territorio cislaghese. Tra le altre opere anche l’ “adeguamento parco sud ed attestamento linea s13 della k11 – linea Milano Saronno della stazione ferroviaria di Garbagnate Milanese” commissionato da Ferrovie Nord S.p.A. e diverse opere private a Ceriano Laghetto al posto di materiale certificato.
Le indagini, svolte attraverso numerosi servizi di appostamento e pedinamento, documentati con filmati, testimoni, accertamenti documentali e di riscontro, hanno documentato 3.468 episodi di scarico di rifiuti, facendo emergere così un volume di affari imponente.
Le operazioni di illecito smaltimento e riutilizzo dei rifiuti speciali venivano poi mascherate dietro l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, per evitare di tener traccia del transito, trasporto e riciclo dei rifiuti edili conferiti ed anche per consentire ai conferitori di poter evadere le imposte rispetto ai costi sostenuti di illecito smaltimento, operazione che, diversamente, avrebbero potuto effettuare esclusivamente seguendo i canali ufficiali per il conferimento del rifiuto.
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