“Ciao piccola, ora sei finalmente libera”. A Solaro l’addio a Martina Luoni
Palloncini rosa lanciati verso il cielo e tanti fiori per l'ultimo saluto a Martina Luoni, sconfitta dal cancro al colon a 27 anni
«Ciao piccola leonessa». È stata salutata così Martina Luoni, nella chiesa dei SS. Quirico e Giulitta a Solaro gremita di famigliari, amici e conoscenti.
Martina aveva 27 anni e si è spenta il 13 settembre a causa di un cancro al colon contro il quale lottava da quattro anni.
La storia della sua malattia aveva fatto il giro d’Italia nel novembre del 2020. Nel pieno della seconda ondata della pandemia, aveva infatti postato un video-denuncia sulla situazione degli ospedale in Lombardia, diventato in poco tempo virale.
In seguito era stata testimonial di “Covid Dilemma”, la campagna di sensibilizzazione lanciata da Regione Lombardia per contrastare la diffusione del Coronavirus dopo aver postato sul suo account Instagram un video-denuncia sulla situazione degli ospedale in Lombardia.
A ricordare Martina durante la messa funebre il papà e la mamma, attraverso uno scritto letto in chiesa da un’amica di Martina. «Ciao piccola, così ti ho sempre chiamata. Ora sei finalmente libera dalla malattia e la tua anima riposa serena in quei tramonti che hai sempre sognato. In questi tre anni e mezzo ci hai cambiato la vita, ci hai insegnato il suo vero valore, apprezzando ciò che si ha quotidianamente e che troppo spesso diamo per scontato. In questi giorni dopo che hai preso il volo siamo stati coperti da innumerevoli messaggi di affetto non perché eri nostra figlia, ma per quello che sei stata e hai tramesso a migliaia di persone: forza, coraggio e immensa voglia di vivere. Questo mi riempie di orgoglio e mi accompagnerà per sempre. Ciao piccola leonessa».
«Martina era un raggio di sole, con la sua bellezza, con i suoi capelli biondi, con il suo dolce sorriso e anche con il suo forte coraggio – l’ha ricordata don Giorgio Marco Guidi durante il funerale -. Martina che con la sua schiettezza disarmante con cui condivideva verità dolorose, ci ha annunciato tanto. L’ha fatto senza creare in noi tristezza o paura, anzi, incoraggiava sempre. Ha avuto il coraggio di porre davanti a noi il suo calvario. Si è fatta portavoce di famiglie, di persone, di malati, ma anche dei medici che si impegnano per curarli».
«Cosa ci direbbe Martina? – ha detto don Guidi durante l’omelia -. Potremmo dire che attraverso quei suoi video si è messa un po’ su una cattedra per essere la nostra maestra, una cattedra speciale, una cattedra del dolore, della fragilità, dell’impotenza che vuole lottare a tutti i costi. Cosa ci direbbe Martina? Dietro ai video c’è sempre una persona, c’era una ragazza in carne ed ossa, con la sua carne toccata, ferita, con le sue cicatrici, una ragazza con il suo cuore, le sue speranze, il suo coraggio, le sue domande, i suoi dubbi. Guai a noi se confondiamo il reale con l’apparenza, le persone con i loro video. Le persone sono da amare sempre, da ascoltare sempre, da guardare sempre, i video passano. Una seconda cosa che Martina penso ci abbia insegnato è accogliere la fragilità come un’occasione per vivere meglio, per imparare a prendere in mano la nostra vita, sapendo che ogni momento diventa importante. Lei l’ha sempre vissuta così fino all’ultimo. Martina poi ci insegna che si può essere utili in tanti modi, l’importante è essere ricchi di carità, carità che diventa occasione per dire che c’è un’urgenza, un’urgenza che dice che tutti i malati sono in ospedale e non possono essere curati, e che quindi dobbiamo comportarci perché l’epidemia finisca il prima possibile».
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