Arrivano le famiglie afghane, si prepara l’accoglienza
Accolti nei giorni scorsi nelle caserme, ora saranno distribuiti nelle province: a Varese dovrebbero arrivarne tra 50 e 70. Sono prevalentemente famiglie, già riconosciuti come rifugiati
Non profughi, ma rifugiati, già riconosciuti e con documenti stabili: sono gli afghani arrivati in Italia dopo l’evacuazione di Kabul delle scorse settimane.
In totale gli afghani salvati sono 4890 – 2.136 uomini, 1.301 donne e 1.453 bambini – e dunque facendo una media ognuna delle cento province italiane dovrebbe accoglierne in media una cinquantina (foto Pixabay).
Una parte – tra cinquanta e settanta, secondo prima stima – sarà destinata anche alla provincia di Varese: il Prefetto Dario Caputo ha pubblicato un avviso esplorativo (scadenza sabato 4 settembre) e ha già incontrato realtà presenti sul territorio e attive nella gestione dei Centri di Accoglienza. Il trasferimento potrebbe arrivare nei prossimi giorni.
I profughi sono attualmente in quarantena «in strutture, diverse da quelle consuete, appoggiate presso la Difesa o il ministero degli Interni» ha spiegato nel pomeriggio il presidente del Consiglio Mario Draghi. La maggior parte sono nei dintorni di Roma, molti in Abruzzo affidati alla Croce Rossa, altri al Sud.
I profughi dell’Afghanistan sono rifugiati riconosciuti
La loro condizione è molto diversa da quella dei richiedenti asilo con cui si ha avuto a che fare nell’ultimo decennio, trattandosi di persone che collaboravano con l’Italia e la Nato e sono dunque già riconosciute “a monte”, essendo state portate in Italia per canali ufficiali (gli aerei dell’evacuazione). «È stata data loro la condizione di rifugiati, il che li accomuna di fatto a cittadini italiani» ha sintetizzato Draghi.
Come detto anche in provincia di Varese la Prefettura ha attivato la rete di realtà già attive con l’accoglienza dei richiedenti asilo. Una parte dovrebbe essere destinata appunto in strutture “comunitarie”, con spazi privati e spazi invece condivisi come la cucina o la sala. Altri (come nel caso dell’interprete che abbiamo intervistato, già presente) sono invece accolti in piccoli appartamenti ad uso esclusivo.
L’accoglienza delle famiglie afghane: si muove la rete
«Noi abbiamo dato una disponibilità per una ventina di persone, ci è stata prospettata anche la presenza di famiglie allargate di 6-8 persone per nucleo» spiega ad esempio Roberto Sartori di Exodus, una delle realtà (già attive nell’accoglienza di richiedenti asilo) che è stata coinvolta dalla Prefettura.
Exodus ha nella sua disponibilità strutture a Villadosia di Casale Litta, a Cairate, a Cardano al Campo, Castronno, Gallarate («ma meno probabile»). Disponibilità per una ventina di persone è stata data anche dalla cooperativa Ballafon di Varese.
Si tratta di strutture che già hanno accolto nel tempo richiedenti asilo, anche se in questo caso le persone accolte appartengono a una categoria diversa, in qualche modo più stabile, trattandosi appunto di famiglie e di rifugiati già riconosciuti, non di richiedenti asilo che devono attendere l’esame della domanda.
Si punta dunque ad un inserimento stabile: «Le famiglie verranno tenute unite. Nei nuclei con minori sarà garantito l’inserimento scolastico e per gli adulti la possibilità di frequentare corsi di formazione» spiega Silvia De Giuli, di Exodus. «Ci sarà un mediatore culturale, un assistente sociale e con il nuovo bando post-Salvini anche uno psicologo».
Comuni e anche privati coinvolti
C’è poi la disponibilità di alcuni privati: uno è l’imprenditore Roberto Baratelli, che ha seguito il destino di un gruppo di appassionati di sci (Bamyan Ski Club) con cui aveva contatto.
Una immagine delle gare di sci del Bamyan Ski Club: alcuni atleti e appassionati sono qui entrati in contatto con l’imprenditore di Buguggiate che si è impegnato a portarli in ItaliaVa ricordato poi che diversi Comuni si sono detti disponibili ad accogliere quote di rifugiati sul loro territorio, a volte anche con “paletti” specifici da verificare: tra gli altri è emersa disponibilità a Varese, Malnate, Cavaria con Premezzo, la milanese Legnano, Maccagno con Pino e Veddasca, Gavirate, Comerio e Saronno.
Una foto simbolo del ruolo dell’Italia nell’evacuazione di Kabul: Tommaso Claudi, unico diplomatico italiano rimasto in Afghanistan insieme ad un contingente dell’Esercito, porta dentro all’aeroporto un bambino affidatogli. La maggior parte delle famiglie sono però entrate insieme, inserite in specifiche listeGià vaccinati
Nelle strutture dell’Esercito o del Ministero dell’Interno i rifugiati in quarantena sono stati sottoposti a tampone, prima dell’invio sui diversi territori previsto appunto per i prossimi giorni. Hanno già ricevuto anche una dose di vaccino anti-Covid: «Sono stati vaccinati subito, la pratica sarà estesa a tutti i migranti all’arrivo» ha spiegato ancora il presidente del Consiglio Draghi, rispondendo a una domanda specifica in conferenza stampa.
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