Parco Lura, massimo riempimento ai Prati del Ceppo
La presenza del bacino di Lomazzo ha consentito di evitare allagamenti a Saronno, mentre alcune fuoriuscite del torrente dall'alveo si sono registrate più a valle, all'altezza di Caronno
Le forti piogge di inizio agosto hanno fatto registrare il massimo riempimento sin qui verificatosi ai bacini dei Prati del Ceppo.
Il picco è stato toccato nella notte tra il 4 e il 5 agosto: nelle ore notturne si è avuto un riempimento del 100% della vasca 1 e un riempimento all’80% della vasca 2.
La vasca 1 è arrivata sino all’orlo della tracimazione, costituito dalla diga in cemento armato e rivestita dalle pietre di ceppo (che danno il nome all’area dei Prati del Ceppo). L’acqua, arrivata all’orlo massimo, ha formato una vera e propria cascata sopra lo sfioratore della diga, e si è riversata nella seconda vasca, riempiendola anch’essa quasi alla totalità.
L’evento è stato seguito sia a distanza, tramite i sensori e le telecamere di sorveglianza di cui è dotato l’impianto, e poi anche sul posto. Nella notte di massimo invaso, l’area delle dighe è stata verificata infatti anche in presenza, dall’ingegnere responsabile dell’opera idraulica, ing. Giovanni Battista Peduzzi. Trattandosi del massimo riempimento sin qui verificatosi dall’entrata in funzione dei bacini, occorreva infatti un supplemento di attenzione, e il responso è stato la piena regolarità di esercizio. Parecchie volte, infatti, le aree di laminazione sono entrate in funzione negli ultimi anni, ma mai con un evento atmosferico così intenso.
Il riempimento è avvenuto nel giro di poche ore, mentre lo svuotamento ha richiesto circa 24 ore. La funzione delle aree di laminazione è proprio quella di consentire all’acqua di trovare molto rapidamente un’area di sfogo nei momenti di massima violenza meteorica, per poi poter essere restituita con più calma al corso del torrente, in modo da evitare le bombe d’acqua nei tratti più a valle.
La presenza del bacino di Lomazzo ha consentito di evitare allagamenti a Saronno, mentre alcune fuoriuscite del torrente dall’alveo si sono registrate più a valle, all’altezza di Caronno, ma per fortuna in modo limitato e senza provocare danni sensibili. E’ in questi momenti che si comprende l’utilità di un’opera come quella dei bacini di laminazione, che hanno comportato un investimento iniziale significativo, ma consentono nel lungo periodo di evitare spese enormemente maggiori in termini di danni alle attività produttive che sono insediate a valle in gran numero, nei tratti dove il corso d’acqua attraversa aree più pianeggianti. Il sistema della laminazione dei corsi d’acqua, sperimentata con successo a Lomazzo, merita di essere replicato lungo tutti i corsi d’acqua, e in diversi punti degli stessi, in modo da creare un sistema resiliente, che restituisca alla natura spazi di espansione che possano assorbire i fenomeni più intensi: questa è una delle ricette vincenti contro il dissesto idrogeologico.
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