Anche la mano di Andrea Leanza per il dinosauro di Saltrio in mostra a Milano
Un Saltriovenator di 8 metri “in carne e ossa“ è il modello iper realistico in grandezza naturale, promosso dal Museo di Storia Naturale: 9 mesi di lavoro e una tonnellata e mezzo di ferro per realizzarlo
Nove mesi di lavoro, 15 fra paleontologi, illustratori, modellatori, scultori, decoratori, artigiani, operai, ingegneri, grafici e manovratori, e una tonnellata e mezzo di ferro per realizzarlo.
Dopo 200 milioni di anni, il primo e unico dinosauro lombardo rivive in una scultura stupefacente e diventa una icona rappresentativa del Museo e delle collezioni che custodisce ed espone. Una posa vigile e non aggressiva, un passo naturale nel verde di una aiuola.
A lato della scalinata che si affaccia su Corso Venezia, il dinosauro rappresenta nel contempo un richiamo alla visita delle ricche raccolte naturalistiche del Museo di Storia Naturale di Milano, che è il più antico museo civico e il più grande del genere in Italia.
La storia del dinosauro di Saltrio
Nel 1996 in una cava di Saltrio Angelo Zanella scoprì un fossile eccezionale. Poche ossa ma significative, che indicavano una specie nuova per la scienza: il primo dinosauro lombardo si rivelò essere anche il più grande dinosauro carnivoro del Giurassico inferiore e il più antico rappresentante al mondo del gruppo dei Ceratosauri. Dati questi record, alla fine del 2018 la prestigiosa rivista scientifica internazionale PeerJ pubblicò un articolo scientifico che descriveva in dettaglio Saltriovenator zanellai. L’idea di realizzare una ricostruzione dell’intero animale in grandezza naturale fu consequenziale.
«Questa bella iniziativa di comunicazione è in realtà il frutto del lavoro di ricerca dei nostri istituti scientifici e museali, in particolare dei nostri paleontologi che, oltre a riconoscere il fossile del dinosauro durante gli scavi, hanno collaborato alla sua realizzazione in modo che fosse il più rispondente possibile ai risultati scientifici», ricorda Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura del Comune di Milano. «Con quelle orme che lascia dietro di sé e lo sguardo curioso che ti segue da tutte le angolazioni sembra davvero vivo», dice Cristiano Dal Sasso, paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano, Comune di Milano – Cultura, che ha supervisionato il progetto poi realizzato con precisione stupefacente da Geo-Model di Mauro Scaggiante.
«Non sono mancate le difficoltà ma grazie a un attento lavoro di squadra siamo riusciti a venirne a capo», afferma Mauro Scaggiante, titolare di Geo-Model. «Riportare in vita gli animali del passato è un lavoro appassionante, che unisce scienza e arte», aggiunge Simone Maganuco, paleontologo e consulente scientifico per Geo-Model.
Come rinasce un dinosauro
Nelle forme, nelle proporzioni e nei dettagli il modello installato nei Giardini Montanelli è di qualità museale in quanto riproduce fedelmente le caratteristiche anatomiche descritte dai paleontologi nell’articolo scientifico di riferimento (nella foto sopra: lavorazione di Alessandro Ambrosini/Geo-Model, foto di Cristiano Dal Sasso.). Riproduce un Saltriovenator adulto e dunque è lungo 750 cm, ha una altezza al bacino 220 cm e una coda di 340 cm, mentre la testa misura 80 cm. Geo-Model di Mauro Scaggiante è una azienda privata tutta italiana, ormai apprezzata nel mondo per la qualità delle sue ricostruzioni di dinosauri e altri animali preistorici. La realizzazione finale di Saltriovenator, seguita
passo dopo passo dai paleontologi Cristiano Dal Sasso e Simone Maganuco, è in vetroresina ad alta resistenza ma deriva da un lungo lavoro, iniziato al computer con una modellazione digitale in 3D (opera del paleoartista Davide Bonadonna), poi trasformata in oggetto fisico a grandezza naturale: un sofisticato robot a controllo numerico (Bat-Tech Italia) ha scolpito una maquette in polisitirene. Questa è stata poi rivestita di plastilina e scolpita a mano in tutti i dettagli della pelle da cinque modellisti (Alessandro Ambrosini, Denise Boccacci, Andrea Leanza, Andrea Masi e Francesca Penzo), sotto la scrupolosa direzione artistica di Scaggiante.
Dai calchi di questa scultura, realizzati dai ragazzi dello staff con l’aiuto di Maurizio Ceolin, si sono ricavati i positivi in vetroresina, che sono stati assemblati su un basamento in ferro con finitura Corten tramite giunti interni di sostegno in acciaio (sempre a opera di Bat-Tech Italia).
La scultura assemblata al basamento e alla fascia didascalica pesa quasi 2 tonnellate, tanto che per trasportarla e posizionarla è servita una gru. Sul basamento sono state impresse orme identiche a quelle ritrovate fossilizzate nei dintorni di Rovereto, che sono state attribuite a dinosauri analoghi a Saltriovenator, vissuti nello stesso periodo geologico: l’inizio del Giurassico. Sulla pelle la colorazione è stata fatta squama per squama, sempre a mano, da Alessandro Ambrosini. Gli occhi sono stati realizzati su misura.
La didascalia con il nome del dinosauro, dedicato al suo scopritore Angelo Zanella, è stata incisa a laser. Il codice QR posizionato lungo la recinzione permette di accedere a testi e contenuti multimediali che spiegano il “dietro le quinte” della realizzazione.
Con un certo orgoglio siamo felici di ricordare che non solo la specie del dinosauro, ma anche l’intero progetto del suo “ritorno in vita” è rigorosamente Made in Italy. La speranza di tutti coloro che hanno lavorato a questo progetto è che negli anni a venire questa ricostruzione possa essere d’ispirazione per tanti visitatori, grandi e piccoli, così come lo è stato e continua a esserlo il modello di triceratopo custodito nelle sale del Museo.
I numeri del modello
Ci sono voluti quasi 9 mesi dal primo bozzetto alla finitura dell’ultimo particolare: un’impresa alla quale hanno partecipato 15 persone tra paleontologi, illustratori, modellatori, scultori, decoratori, artigiani, operai, ingegneri,
grafici e manovratori.
Per il Saltriovenator sono stati utilizzati:
– 8 metri cubi di polistirene
– 150 kg di plastilina
– 20 kg di silicone per stampi
– 500 kg di resina poliestere
– 100 kg di fibra di vetro
– 5 kg di vernici in vari colori
– 1500 kg di ferro
Per la parte tecnologica sono stati impiegati:
– hardware e software per la modellazione 3D del dinosauro e la progettazione del suo basamento
– stampante 3D per produrre i prototipi (modellini) in scala ridotta
– robot a controllo numerico per la fresatura in scala 1 a 1 dei volumi di polistirene
– laser per il taglio delle lamiere e l’incisione della didascalia
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