Saronno, gazebo in piazza Libertà contro il rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero
Mercoledì 14 luglio dalle ore 17:00 alle ore 19:00 in piazza Libertà a Saronno si terrà un presidio organizzato da La società della cura del Saronnese e dall'associazione Università delle migrazioni contro il rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero, in votazione in Parlamento dal prossimo 15 luglio
Mercoledì 14 luglio dalle ore 17:00 alle ore 19:00 in piazza Libertà a Saronno si terrà un presidio organizzato da La società della cura del Saronnese e dall’associazione Università delle migrazioni contro il rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero, in votazione in Parlamento dal prossimo 15 luglio.
Il Parlamento italiano metterà al voto, forse già il 15 luglio, il rifinanziamento delle missioni militari all’estero, che vedono l’Italia impegnata in diversi scenari di guerra. E le chiamano “missioni di pace”.
Una violazione palese dell’articolo 11 della nostra Costituzione, che purtroppo trova da decenni un consenso pressoché unanime all’interno del nostro Parlamento.
L’aggravante a tutto ciò è però costituita, da alcuni anni a questa parte, dal crescente finanziamento offerto dal nostro Paese al “governo libico” affinché faccia da gendarme alle migrazioni che attraverso il Mediterraneo centrale tentano di raggiungere l’Europa.
Una situazione che nel Mediterraneo ha già provocato la morte e la scomparsa di oltre 40.000 persone: pensiamoci, è come se tutta Saronno con i suoi abitanti scomparisse in fondo al mare!
Chi ci dovrebbe rappresentare conosce molto bene questa situazione, ma fa finta di non vedere: per questo abbiamo deciso di mostrarlo in piazza, da Montecitorio alle periferie del Paese.
E soprattutto cerca di fare in modo che non se ne sappia nulla: per questo ha proibito non solo ogni forma di salvataggio in mare da parte di missioni nazionali o continentali, come avveniva fino al 2016 con la nostra Marina Militare impegnata nell’operazione Mare Nostrum, ma ha criminalizzato e rigidamente delimitato l’operatività delle ONG che hanno deciso di supplire alle mancanze degli Stati e che sono per questo testimoni scomodi di violazioni importanti del diritto internazionale.
Non è questo il modo di gestire le migrazioni, che sono un fenomeno strutturale e inevitabile in un mondo basato sullo squilibrio economico, climatico e sociale che il nostro sistema impone ai Paesi della zona Sud. Ed è proprio questa oscenità che non si vuole mostrare agli occhi delle persone.
Lo stesso denaro usato per respingere i migranti potrebbe essere impiegato non solo per salvare vite umane, ma anche per permettere una cooperazione internazionale vera, che sradichi le cause dell’emigrazione, trasformandola da movimento forzato a libera scelta di trovare per sé un posto nel mondo; oppure per favorire viaggi sicuri e accogliere degnamente chi arriva, permettendo di mettere i propri talenti a disposizione delle comunità di destinazione.
È significativo che nel Recovery Plan europeo, e quindi nel PNRR italiano, non ci sia un solo rigo, e quindi un solo finanziamento, dedicato al capitolo della migrazione: si preferisce delegarla alle polizie di frontiera, anche se si tratta – come nel caso della “guardia costiera libica” ad un’accozzaglia di bande criminali che non esitano a speronare e sparare alle imbarcazioni di fortuna con cui i migranti tentano di raggiungere le nostre coste, costretti a farlo non avendo vie legali di accesso riconosciute dalle nostre leggi.
È ora di dire basta! E’ ora di praticare la Società della Cura contro l’economia della morte e del profitto!
LA SOCIETÀ DELLA CURA – UNIVERSITÀ DELLE MIGRAZIONI SARONNO
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