Sblocco dei licenziamenti, in Brianza chiude la prima azienda: “Lasciati a casa con un telegramma”
152 lavoratori in ferie forzate e chiusura definitiva dello stabilimento. È questa la decisione presa dalla proprietà della Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto e comunicata ai lavoratori con un'email e una nota sul portale dell'azienda sabato 3 luglio
È stata una doccia fredda l’email e la seguente comunicazione ufficiale ricevuta sabato 3 luglio dagli operai della Gianetti Ruote alla fine del turno di lavoro straordinario della mattinata.
La storica fabbrica di Ceriano Laghetto che produce cerchi per camion e rifornisce anche l’Harley Davidson, di proprietà del fondo Quantum Capital Partner, ha comunicato ai dipendenti la chiusura della struttura e il licenziamento dei dipendenti. 152 persone in totale, tra operai e personale d’ufficio, messe in ferie forzate, con il contestuale avvio della procedura di chiusura della fabbrica di via Stabilimenti 31.
«Sabato alle 13 ho ricevuto la comunicazione dell’azienda che mi comunicava le ferie forzate e l’avvio della procedura di chiusura del sito di Ceriano – racconta uno degli operai che all’interno dell’azienda lavora da 24 anni -. Poi sul portale dell’azienda hanno pubblicato il comunicato ufficiale».
«Ho lavorato fino a sabato mattina e sono andato a casa tranquillamente senza pensieri – racconta Maurizio -. Lavoro qui dal novembre del 1984, abbiamo superato tante crisi, abbiamo sempre lavorato, siamo rimasti spiazzati».
Già da sabato pomeriggio lavoratori e i sindacati si sono ritrovati davanti ai cancelli per una mobilitazione generale che continuerà per i prossimi giorni, per evitare che la proprietà porti via i macchinari e quanto prodotto negli ultimi giorni.
«Staremo qui 75 giorni 24 ore su 24 – dice Massimo, che lavora alla Gianetti Ruote dal 1997 -. Spero che riapra con un altro datore di lavoro, perché con questo attuale non c’è futuro, nei nostri confronti non ha avuto nessuna linea positiva, siamo tutti delusi».
«Siamo qui per chiedere il ritiro di questa procedura e l’utilizzo degli strumenti alternativi al licenziamento, quindi la cassa integrazione e la ripresa dell’attività immediata perché altrimenti il rischio è che i clienti scappino e che muoia un’azienda che era in attività – spiega il sindacalista Stefano Bucchioni della Fiom Cgil di Monza e Brianza -. Il problema vero di questa azienda è la tenuta economica, perché ha i conti in perdita da qualche anno, conti che non sono mai riusciti a sanare. Queste però sono scelte di mercato che fa l’azienda, non è certo colpa dei lavoratori, che il loro lavoro lo fanno tutti i giorni con serietà. Noi da tempo abbiamo chiesto incontri per avere un piano industriale, per ragionare di come poter migliorare questa situazione; l’azienda non ci ha mai voluto dare il piano industriale, l’unica scelta che ha fatto è stata quella di chiudere».
Gianetti Ruote, è in Brianza la prima impresa a chiudere dopo lo sblocco dei licenziamenti
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