Trevi: fra teatro, giornalismo e scuola, in attesa del verdetto del Premio Strega
Emanuele Trevi, finalista al Premio Strega con il libro "Due vite" , racconta queste settimane di impegni e attività in attesa del verdetto finale
Sono i giorni di pausa prima del verdetto finale che decreterà il vincitore del Premio Strega 2021.
Dopo una tournée che ha portato in giro per l’Italia Emanuele Trevi, Edith Bruck, Donatella Di Pietrantonio, Giulia Caminito e Andrea Bajani, i cinque finalisti di quest’anno, dovrebbero ora esserci il momento del riposo e dell’attesa, ma non per Emanuele Trevi .
L’autore romano, infatti, sta trascorrendo questi attimi nella frenesia delle tante attività che lo appassionano, regalandoci un’immagine per nulla meditativa e calma della sua scrittura, ma al contrario la fotografia di un uomo curioso che si guarda attorno e cerca di fare tante cose, sempre al meglio e con lo sguardo proiettato in avanti.
La prima istantanea che ci propone ha i colori della concretezza.
“Emanuele, pensi che il raggiungimento di questo risultato, con la finale del Premio Strega, potrà cambiare la tua scrittura?”
«Io ho 57 anni, quello che so fare è limitato, le mie capacità sono semplicemente quelle che ho mostrato» ci risponde con umiltà.
L’elenco, però, di queste capacità, è veramente lungo: lo raggiungiamo telefonicamente in una sera di fine giugno, rubandogli un attimo fra un’attività che lo coinvolge e un’altra.
“Come stai trascorrendo questo periodo?”
«In realtà, in questa pausa dalla tournè dello Strega non mi sto riposando: continuo a scrivere per il giornale, a breve ho una lezione del Corso di Scrittura e domani (giovedì 1 luglio, ndr) avrò la prima dello spettacolo teatrale a Napoli».
Trevi è infatti uno dei sette scrittori italiani che hanno realizzato per il Campania Teatro Festival sette racconti ispirati a personaggi, storie, aneddoti e luoghi relativi all’epoca borbonica.
Giornalismo, teatro, formazione e, scrittura, dunque, con la soddisfazione per queste settimane vissute con gli altri quattro finalisti.
“Com’è andato questo viaggio nella penisola all’insegna della letteratura?”
«La tournée è andata bene, sono contento: abbiamo faticato molto, ma ci sono stati grandi bagni di folla. Abbiamo offerto delle idee, cercato di regalare input positivi a chi ci ascoltava. La lettura sa donare tanto: i libri creano uno spazio di solitudine, creando un’immagine del mondo in miniatura. Un arricchimento che non ha a che fare con la cultura o con l’impegno: chi non si crea quel momento, quello della lettura, cosa fa? Come fa?».
Del valore della letteratura, Emanuele Trevi ci aveva già parlato durante l’intervista rilasciata a VareseNews, all’interno di StregaVarese, il progetto che aveva portato i libri semifinalisti di quest’anno fino a Varese: con discorsi su amicizia e letteratura e anche qualche battuta su Milan Kundera, Trevi aveva regalato ai nostri lettori una bella analisi sulla sua scrittura.
Grazie al suo “Due vite“, con l’omaggio a Rocco Carbone e Pia Pera, scrittori prematuramente scomparsi e suoi grandi amici, Trevi ci ha permesso infatti di conoscere meglio questi autori e al contempo anche lui stesso.
StregaVarese: Il potere della scrittura nelle “Due vite” di Emanuele Trevi
Un’analisi sincera e ricca di aneddoti delle loro esistenze intrecciate che gli è valsa la preferenza dei giudici, portandolo in finale.
“E degli altri finalisti cosa ci dici?”
«I libri degli altri finalisti li ho letti tutti e, cosa più unica che rara, mi sono piaciuti tutti e quattro. Si tratta di cinque opere differenti, ma ciascuna con qualcosa da dire. Con Bajani e la Di Pietrantonio si è subito creato un ottimo rapporto ed è un onore avere accanto Edith Bruck, che rappresenta un pezzo di storia. Infine la più giovane (Giulia Caminito, ndr) è molto brava, ha sicuramente una carriera davanti».
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