Don Armando saluta Saronno: “Vi lascio i miei sogni”
Don Armando, 71 anni, originario di Bareggio e prevosto di Saronno dal 2012, lascerà la comunità a Settembre. Per questo ha affidato al notiziario parrocchiale una lettera con la quale iniziare a congedarsi dalla comunità. Eccola integralmente
Don Armando, 71 anni, originario di Bareggio e prevosto di Saronno dal 2012, lascerà la comunità a Settembre. Per questo ha affidato al notiziario parrocchiale una lettera con la quale iniziare a congedarsi dalla comunità. Eccola integralmente
Questo è l’ultimo numero dell’Informatore che ho la gioia di firmare. Lo sento quindi un po’ come il mio piccolo “testamento pastorale” che vi lascio, carissimi saronnesi. O, se volete, vi scrivo qui l’indice del mio “libro dei sogni” come parroco.
1. Prima di tutto e al centro di tutto Gesù. Come prete avrei dovuto parlarne molto di più. Come cristiano avrei dovuto pregarlo e farlo vedere nella mia vita molto di più. Il Gesù dei Vangeli è dolce quando siamo soli e stanchi ma è trascinatore coinvolgente in tutto il resto della vita! Sempre proiettato in avanti! “Sono con voi fino agli estremi confini della terra”.
2. Frutto della centralità di Gesù è la capacità di riconoscere il suo volto in quello di ogni persona, sorridente o imbronciata, “dei nostri” oppure “da fuori”. “Avevo fame e mi avete dato da mangiare. Avevo sete, freddo; ero malato e in carcere…”. Chiamiamo tutto questo Carità: esige tanto cuore e altrettanta intelligenza! La Carità vera punta al riscatto degli ultimi, alla loro partecipazione alla vita sociale, alla lotta per i diritti di tutti e allo sdegno per le ingiustizie. Tutte le forme di “società civile” ispirate alla grandezza dell’uomo sono già “carità”. Tanti che non sanno di essere cristiani, lo sono eccome! “Lo Spirito di Dio soffia dove vuole”.
3. Il Vescovo però mi ha mandato qui con un compito specifico: completare la Comunità Pastorale Crocifisso Risorto coinvolgendo tutte le sei parrocchie della città. Bisognava quindi riflettere e decidere sul rapporto fra camminare insieme e specificità locali delle sei comunità. Di fatto la vita ecclesiale di gran lunga maggiore è e resterà nelle parrocchie, perché qui restano i Sacramenti! Pur con la sana libertà dei figli di Dio, la messa domenicale e, per ora, la catechesi dei bambini sono parrocchiali; matrimoni e funerali sono parrocchiali; quindi ancora pochi si accorgono del cammino cittadino, che è ancora affidato a qualche evento annuale.
Gli ultimi tre vescovi (Tettamanzi, Scola e Delpini) ci chiedono non tanto di salvaguardare spazi inviolabili per le singole parrocchie, al contrario ci chiedono coraggio, creatività e profezia nel generare elementi di unità, superando l’insistenza sugli aspetti di quartiere. La gente ormai gira fra le chiese e chiede che i cammini siano concordati e simili. Notano il persistere di tante differenze, per di più motivate da abitudini stantie. Con questi arroccamenti, le giovani generazioni si sentono estranee alle nostre comunità! Il cammino comune sarà poi un salvagente quando saranno ancora più assottigliate le presenze di suore e preti.
– Nella catechesi (per tutte le età) e nell’anno liturgico ci sono alcuni appuntamenti cittadini condivisi su cui crescere insieme e su cui non si può tornare indietro!
– Il tessuto delle nostre comunità è costituito da laici cristiani coscienti del loro sacerdozio battesimale. Quando si dà loro spazio, emergono dalla massa indistinta! In città ne abbiamo di ottimi! I passi da fare sono: responsabilità condivise e, insieme, incarichi a tempo: così già è per i preti, così è per i Consigli.
Conclusioni pastorali:
– Ama la parrocchia altrui come la tua.
– Lavorare meno (niente affanno in comunità!), lavorare insieme, lavorare meglio.
– Creare un intreccio sano tra volontari e professionisti per accrescere la qualità.
Sogno finale: una “Chiesa in uscita”, che getta le reti al largo. Una “Chiesa Bella” e attrattiva, accogliente e rasserenante. Una sana umanità capace di diffondere gioia. Una Chiesa ospedale da campo… Mai una Chiesa-Società perfetta e parallela a quella civile.
Vi voglio bene.
don Armando
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