Saronno, restaurata la targa commemorativa dedicata a Giacomo Matteotti
La lapide commemorativa venne posata sul fronte di un edificio privato in via Amendola il 10 giugno 1945. Ormai illeggibile è stata restaurata dalla Società Storica Saronnese. Oggi si è tenuta l'inaugurazione della targa restaurata
Si è tenuta oggi, domenica 13 giugno, la restituzione alla città della targa commemorativa presente in via Amendola riportante il mese e il giorno del sequestro e dell’uccisione di Giacomo Matteotti, deputato socialista assassinato il 10 giugno 1924 dal regime fascista.
La targa si trova dal giugno 1945 all’interno del quartiere Matteotti di Saronno, area della zona sud ovest della città che venne costruita per operai e impiegati negli anni ’30 e nel dopoguerra cambiò appunto nome da “Villaggio Arnaldo Mussolini” (fratello minore di Benito Mussolini) a “Villaggio Matteotti”.
Il restauro è stato eseguito a spese e cura della Società Storica Saronnese. Presenti all’inaugurazione Angelo Proserpio, presidente della Società Storica Saronnese, l’amministrazione comunale della città, il professor Giuseppe Nigro e Francesco Somaini, presidente del Circolo Rosselli di Milano.
«Il lungo periodo di pandemia che abbiamo alle spalle, con le restrizioni che abbiamo imparato a chiamare lockdown e coprifuoco, ci ha imposto di rinunciare, per diversi mesi, ad alcune delle libertà che ci sono care ed ha comportato, per un numero non trascurabile di cittadini italiani, la perdita del proprio lavoro. Queste privazioni ci permettono di capire oggi, ancorché in minima parte, quanto importanti fossero le battaglie condotte da uomini come Giacomo Matteotti e perché le combatterono fino al sacrificio della vita – ha commentato il sindaco Augusto Airoldi -. Commemorare, seppur brevemente, questa mattina, la figura di Giacomo Matteotti, ricordarne l’assassinio da parte di alcuni sicari fascisti, restituire alla città, grazie alla lodevole iniziativa della Società storica saronnese, la targa che gli intitola questo quartiere, non significa quindi guardare al passato, ma al futuro. Perché un futuro che non sia fondato sui valori di democrazia e libertà e non torni a dare centralità al lavoro, rischia di farci rivivere le tragedie del passato».
A fine evento è stato letto un passo del discorso che il deputato socialista tenne alla Camera dei Deputati il 30 maggio 1924: le elezioni si erano tenute il mese prima, ad aprile. In quell’occasione, nel momento di convalidare le decisioni della Giunta delle elezioni, diversi deputati, tra cui appunto Matteotti, protestarono per le modalità di voto in alcune circoscrizioni. Sarà l’ultimo discorso pubblico di Matteotti.
Voi che oggi avete in mano il potere e la forza, voi che vantate la vostra potenza, dovreste meglio di tutti gli altri essere in grado di far osservare la legge da parte di tutti. Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l’autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente rovinate quella che è l’intima essenza, la ragione morale della nazione.
Se la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo. Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Molto danno avevano fatto le dominazioni straniere. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l’opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni.
Sono infine state ricordate le parole della vedova Matteotti, Velia Titta, che alla vigilia dei funerali del marito scrisse una missiva in cui chiese al governo di Mussolini che nessuna «camicia nera compaia davanti al feretro e ai suoi occhi».
Chiedo che nessuna rappresentanza della Milizia fascista sia di scorta al treno: nessun milite fascista di qualunque grado o carica comparisca, nemmeno sotto forma di funzionario di servizio. Chiedo che nessuna camicia nera si mostri davanti al feretro e ai miei occhi durante tutto il viaggio, né a Fratta Polesine, fino a tanto che la salma sarà sepolta. Voglio viaggiare come semplice cittadina, che compie il suo dovere per poter esigere i suoi diritti; indi, nessuna vettura-salon, nessun scompartimento riservato, nessuna agevolazione o privilegio; ma nessuna disposizione per modificare il percorso del treno quale risulta dall’orario di dominio pubblico. Se ragioni di ordine pubblico impongono un servizio d’ordine, sia esso affidato solamente a soldati d’Italia.
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