“L’Ospedale di Saronno è imprescindibile, al lavoro per risolvere le criticità”
Intervista col dottor Claudio Arici, da pochi giorni nuovo direttore sanitario della Asst Valle Olona: il punto sulle prospettive della struttura di piazza Borella, verso il ritorno alla normalità e una speranza per il futuro del punto nascite
Un ospedale all’interno del quale si vede l’attaccamento del personale alla struttura, il tentativo di risolvere le criticità in alcuni reparti, il ritorno ad una “nuova normalità” nella gestione dei servizi e dei posti letto, la possibilità di lavorare ad un ritorno del punto nascite.
Claudio Arici è da poche settimane il direttore sanitario della Asst Valle Olona. Nella sua presentazione alla stampa ha fatto un quadro generale, siamo tornati da lui per capire meglio la situazione e le prospettive dell’ospedale di Saronno: da mesi al centro del dibattito politico c’è il futuro della struttura di piazza Borella, tra polemiche sulla mancanza di personale, reparti chiusi, raccolte firme e via dicendo.
«Innanzitutto vorrei mettere un punto chiaro: preoccuparsi per un ridimensionamento o addirittura una chiusura del presidio di Saronno non ha senso, non ci sono motivi per andare in questa direzione per molteplici ragioni: Saronno è imprescindibile qualsiasi saranno gli sviluppi futuri – spiega il dottor Arici, classe 1957, una lunghissima esperienza in diverse strutture in Lombardia, tra Bergamo e Milano -. Certo, va considerato che la medicina negli ultimi 25 anni è cambiata, non si possono fare paragoni nemmeno con il recente passato. Va rivisto il percorso della gestione dell’emergenza e dei servizi erogati dentro e fuori dall’ospedale. Il metodo deve cambiare, è un strada lunga e ci vuole tempo, ma si deve andare nella direzione di reparti meno “bloccati”, dove le funzioni siano più condivise, ci sia più collaborazione tra i professionisti per affrontare la malattia. L’esempio è il 7° piano dell’ospedale di Saronno: si deve secondo me pensare ad un reparto polispecialistico, dove si possa rispondere a diverse sollecitazioni, con una visione di gruppo».
L’emergenza pandemica sta dando un po’ di respiro agli operatori, i ricoveri calano, i posti letto nei reparti tornano ai numeri dell’era pre Covid: nei reparti di Chirurgia, Ortopedia, Otorino, Urologia e Ginecologia passano da 16 a 35, anche Oncologia e Medicina presto torneranno ad un’operatività “normale”. «Per un anno i servizi sono stati ridotti e c’è stato un impatto fortunatamente ridotto sul sistema sanitario, ma il ritorno all’epoca pre Covid è necessaria. Hanno sofferto i pazienti, ma anche i professionisti che hanno dovuto reinventarsi, bloccare le operazioni, ridurre quello che è il loro lavoro – aggiunge Arici -. Sono ottimista, credo che ondate come quelle che abbiamo vissuto non torneranno. Alcuni vincoli rimaranno, come il distanziamento, l’obbligo di prenotazioni, le misure di sicurezza: sono novità non necessariamente negative, sono percorsi nuovi».
Le criticità dell’ospedale di Saronno in questi mesi sono state sollevate con forza dai dipendenti, dalla politica, dai comitati: «Non nego che ci siano dei problemi di personale, che non sono solo a Saronno, ma sono diffusi dappertutto, da Milano a Bergamo, ma anche nel resto d’Italia, per quanto riguarda alcune figure di professionisti, medici di pronto soccorso, rianimatori, pediatri, psichiatri. Una carenza frutto di mancanza di programmazione nella formazione che non so in quanto tempo e se riusciremo a recuperare – commenta Arici -. Per quello che posso fare, cercherò in ogni modo per trovare i professionisti necessari a far funzionare i reparti dell’ospedale di Saronno. Non è solo un problema di attrattività, che c’è, ma non è che non si trovano le persone solo per quello: è che certe figure proprio non ci sono o sono difficili da trovare. Dobbiamo riuscire a trovare le modalità per creare le condizioni giuste e ridurre i disagi. Una cosa che ho notato visitando l’ospedale di Saronno è l’estrema pulizia, la tecnologia all’avanguardia presente in diversi reparti, anche piccole cose che dimostrano quanto chi lavora in questa struttura tenga al proprio posto di lavoro. Oltre a questo ho notato la funzionalità della struttura, che seppur particolare e “curiosa”, ha parecchi pregi: le ristrutturazioni e gli adeguamenti, come nelle altre strutture della Asst Valle Olona che ho visitato, sono stati fatti bene».
Infine, una piccola speranza per chi non si è arreso all’idea che a Saronno non ci sarà mai più un punto nascite, chiuso in concomitanza con l’esplosione della pandemia: «Non prometto niente, non posso farlo, ma oltre ai servizi di base penso che si possa lavorare per far rivivere un reparto di ostetricia e ginecologia all’ospedale di Saronno. Magari non quest’anno, ma l’anno prossimo vorrei tentare di farlo, come caratteristiche ci sta, non abbandono a priori l’idea», chiosa il dottor Arici.
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