Il 25 aprile a Garbagnate: “Celebriamo questa data affinché nessun sacrificio sia vano”
Cerimonia in forma ridotta con le autorità civili e militari davanti al Palazzo Comunale e con la successiva deposizione della corona di fiori al Monumento ai Caduti
«Celebriamo questa data affinché nessun sacrificio sia mai vano». È un breve e significativo estratto dell’intervento del sindaco di Garbagnate Milanese, Davide Barletta, durante la cerimonia di celebrazione del 25 aprile, 76° anniversario della Liberazione.
Una cerimonia che per il secondo anno consecutivo si è svolta in forma ridotta: prima un momento di raccoglimento davanti al Palazzo Comunale, poi la deposizione della corona di fiori al Monumento ai Caduti, nella piazza del Santuario di via Manzoni.
Questo il discorso integrale del sindaco Barletta:
Come un anno fa, è una Festa della Liberazione d’Italia strana, priva come è di cortei e celebrazioni pubbliche. Rinunce che, naturalmente, hanno condizionato anche altri eventi istituzionali e aggregativi.
Fa un certo effetto, ma in ogni caso mi rifiuto di abituarmi a credere che questa sia “la nuova normalità”, ed in questo modo desidero lanciare un messaggio di fiducia, di speranza, di tenacia.
È una sorta di “resistenza”? Il paragone può apparire eccessivo, ed io non desidero urtare la sensibilità di nessuno. Ci sono dei profondi distinguo tra la situazione attuale e quella di una guerra; ed è persino inutile elencarli.
Tuttavia, fatta questa premessa – con il massimo rispetto e con le dovute proporzioni – dei parallelismi con gli scenari bellici effettivamente ci sono.
Penso, ad esempio, a chiunque abbia perso una persona cara: un lutto è sempre un lutto, e i morti per via del Covid, purtroppo, non sono stati affatto in numero esiguo, in Italia e nel mondo.
Ancora, mi soffermo sul valore dei sacrifici, sulla capacità di far fronte a difficoltà e restrizioni. Naturalmente ora la mia attenzione e la mia vicinanza vanno a tutto il settore economico, agli imprenditori, alle partite IVA, alle aziende.
Ogni guerra, poi, ha i propri eroi. Fatico a trovare un termine più adatto per definire il mondo sanitario, il personale degli ospedali, le Forze dell’Ordine, ovvero coloro che sono impegnati in prima linea, rischiando la propria vita, con coraggio, con altruismo, con forza, con dedizione e – perché no? – con patriottismo. Tutti concetti che, correttamente, si usano anche in ambito militare.
A loro, a nome di tutta la Cittadinanza, vanno rispetto, onore, gratitudine, ammirazione, con una dedica speciale anche ai loro cari: perché sapere che un proprio familiare, ogni giorno, affronta situazioni di pericolo, è motivo di tensione, e conviverci non è semplice.
Ancora, rifletto su come questa pandemia abbia costretto i nostri ragazzi a crescere in fretta, ad affrontare dinamiche che molti di noi hanno sperimentato in età adulta. Non è necessariamente solo un male, ma di certo abbiamo il dovere – tutti – di non sottovalutare l’impatto di un anno di isolamento.
Infine, dedico un pensiero colmo di affetto agli anziani, persone fragili solo per motivi di età, non di certo per tempra, valori e saggezza!
Abbiamo ascoltato i nonni raccontarci le guerre per trarre insegnamenti; allo stesso modo, in questi 14 mesi, ci siamo stretti a loro, per cercare quei principi che ci possano guidare in tempi bui e inediti.
In attesa di una – mi si passi il termine – “liberazione” dal virus che ancora non c’è, celebriamo questa odierna, cercando lezioni da apprendere, spunti da attualizzare, come forma massima di rispetto verso chi ha combattuto, ed affinchè nessun sacrificio sia mai vano. Con la speranza di vivere presto l’energia e l’euforia di un “conflitto” terminato, di una ripartenza, di una rinascita.
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