Intervista alla dirigente dell’Itis Riva Zonca: “Spero che il prossimo anno ci siano più stabilità e regole fisse”
La dirigente dell'Itis Riva di Saronno racconta come la sua scuola ha affrontato il problema dei contagi e cosa resterà degli strumenti messi in campo per fronteggiare l'emergenza, anche in futuro
La sfida che l’emergenza della pandemia ha posto di fronte alla scuola è stata enorme ed è tutt’altro che superata: la strada per il ritorno alla normalità è ancora in salita. Per capire a che punto è la situazione negli istituti del territorio abbiamo iniziato un dialogo con i dirigenti scolastici per capire quali sono le prospettive di uno dei settori più importanti e vitali per il futuro del nostro Paese.
L’intervista a Monica Maria Zonca, dirigente scolastico dell’Istituto Tecnico Industriale Statale “Giulio Riva” di Saronno, che nella classifica 2020 di Eduscopio ha ottenuto ottimi risultati posizionandosi tra le scuole migliori tra Varese e Milano.
Quali sono i principali problemi affrontati durante l’emergenza sanitaria e quali sono state le soluzioni adottate?
«I primi problemi che abbiamo affrontato sono stati legati alla riapertura delle scuole dopo il lockdown. Il lavoro più importante è stato predisporre le misure di sicurezza per la riapertura della scuola. È stato un grande lavoro di natura organizzativa. Abbiamo poi un problema di cronica mancanza di spazio. La scuola è cresciuta molto, abbiamo una popolazione studentesca di circa 1300 studenti, a fronte però soltanto di 39 aule. Durante la pandemia questo ha avuto un impatto molto forte: con il personale assegnato non eravamo nella possibilità di assicurare l’igienizzazione ogni volta che c’era un cambio d’aula, perché ad ogni cambio d’ora ruotiamo le classi. Questo ha comportato l’attivazione della didattica a distanza da subito e didattica integrata dopo il lockdown. Con l’Ufficio Scolastico Territoriale di Varese abbiamo deciso per un 50% di studenti in presenza e un 50% di studenti in didattica integrata a casa e questo ha comportato a livello organizzativo un lavoro di orario che è stato piuttosto pesante. Ha significato scegliere quali classi far venire e quando, quali laboratori utilizzare e quando, quali ingressi e quali uscite utilizzare, quindi suddividere a seconda delle ali della scuola l’ingresso A, B, C, D evitando assembramenti».
Ci sono soluzioni che diventeranno parte del sistema?
«Difficile dire adesso quali delle soluzioni adottate manterremo. Sicuramente quello che rimarrà sia per i docenti sia per gli studenti sarà una grande facilità nell’uso di queste piattaforme digitali».
Come è cambiata, se è cambiata, la struttura della scuola? Ci sono stati adeguamenti funzionali e/o strutturali per ridurre o rimodulare le classi, gli orari, le lezioni?
«Abbiamo preparato la scuola a settembre aprendo i cancelli e permettendo ai ragazzi di entrare un po’ prima nel cortile della scuola, per evitare assembramenti sul marciapiede. Abbiamo segnato in cortile con della vernice rossa dove avrebbero potuto sostare in attesa che si aprissero le porte della scuola. Apriamo le porte della scuola in anticipo e permettiamo ai ragazzi di entrare in aula prima, questo però ha significato anche chiedere ai docenti di arrivare in aula 5 minuti prima dell’inizio delle lezioni, per non lasciare soli i ragazzi. Abbiamo provveduto anche a creare delle corsie di ingresso con dei paletti bianchi e rossi e questo è stata forse una scelta poco felice, nel senso che non ha funzionato; la nostra utenza, per la gran parte maschile, ha considerato i paletti una sorta di corsa ad ostacolo e si divertivano a saltarli. Per quanto riguarda l’orario delle lezioni il consiglio docenti ha deciso di tenere l’orario intero, curricolare, con l’ora da 60 minuti, tutto in modalità sincrona. Le ore di scuola sono effettuate in video-lezioni, questo ci ha permesso di non perdere neanche un’ora di lezione; i ragazzi non erano a scuola, ma giorni di lezioni non ne hanno persi. Certo è difficile mantenere l’attenzione, 6 ore di fronte al computer sono pesanti e non abbiamo fatto tante ore di laboratorio, che stiamo recuperando ora».
Il digital divide è un problema per la vostra scuola?
«La didattica digitale non è stata un problema per questa scuola, non in maniera consistente come invece sento dire di altre realtà. Questo è determinato dal fatto che abbiamo un corso di informatica e che i docenti erano comunque già preparati all’utilizzo di piattaforme software che permettessero la didattica a distanza. Pochissimi docenti hanno avuto bisogno di una mano piuttosto che di un piccolo corso di aggiornamento per essere in grado di utilizzare la piattaforma che la scuola utilizza per la didattica a distanza. I docenti non si sono limitati solo alla sola video lezione, ma hanno pubblicato brevi video, hanno prodotto dei podcast, sono stati veramente attivi da questo punto di vista. La risposta che abbiamo avuto dagli studenti è stata in gran parte positiva. La scuola ha poi acquistato dispositivi portatili, che sono stati dati in comodato d’uso a tutti coloro che ne avessero fatto richiesta. Abbiamo fornito tutte le aule di videocamera e permesso ai docente che volessero venire a scuola a fare lezione di poterlo fare. Abbiamo implementato la rete per permettere ai docenti presenti in istituto di poter fare lezione senza una connessione a singhiozzo. Abbiamo attivato la possibilità di seguire le lezioni da casa per coloro che sono in isolamento o in quarantena, se chiaramente stanno bene a sufficienza per poter seguire le lezioni. Sulla didattica a distanza non ho un riscontro così negativo, se non per quanto riguarda la fatica dell’essere sempre connessi. I docenti mi dicono che chi è attento in classe tende anche ad essere attento durante la video-lezione».
Cosa si dovrebbe fare questa estate per un avvio normale dal prossimo anno scolastico?
«Io mi auguro che il prossimo anno ci sia un po’ più di stabilità in modo che la scuola possa darsi regole fisse, non solo per le famiglie, ma anche per i docenti, che ogni volta hanno dovuto aspettare l’orario nuovo, organizzare e riorganizzarsi. Anche perché questi cambi sono avvenuti repentinamente, da un giorno all’altro ci dicevano che dovevamo chiudere o riaprire. È destabilizzante per tutti, anche perché la scuola non è una struttura così flessibile. Renderla flessibile non è così semplice, avvertire tutti, raggiugnere tutti non è semplice. La pandemia ha messo sulle spalle della segreteria della scuola un grande lavoro, che va dal tracciamento dei contagi, ai contatti con l’ATS».
L’emergenza sanitaria ha inciso sul livello di dispersione scolastica?
«Non in misura tale da dire è la didattica a distanza che causa la dispersione. Abbiamo un tasso di dispersione e bocciatura piuttosto consistente il primo e il secondo anno. Tanti si rendono conto che non è la scuola per loro e sono riorientati. Logicamente la didattica a distanza mette ancora più in difficoltà questi ragazzi».
Il recupero dei saperi e delle conoscenze persi dal febbraio 2020. È una priorità?
«Lo scorso anno scolastico qualcuno, non tutti. Dal 1 di settembre hanno organizzato corsi di recupero e delle parti di programma non svolto. Credo che quest’anno dal punto di vista dell’organizzazione della DAD si sia più preparati, la trasmissione del sapere a distanza è molto più difficile, i ragazzi si distraggono di più, quindi sicuramente ci sarà qualche corso da organizzare».
Avete attivato il supporto psicologico agli studenti o docenti?
«All’interno della nostra scuola abbiamo competenze psicopedagogiche. C’è un gruppo di lavoro composto da un paio delle nostre professoresse, che si occupano del supporto psicologico che è a disposizione da sempre, non solo ora in tempi di pandemia, per i colloqui con i ragazzi, per il riorientamento, per la gestione di momenti difficili legati al rendimento scolastico».
GESTIONE PANDEMIA
Avete avuto la possibilità di comprendere se si siano verificati episodi di contagio nelle vostre scuole?
«Qualche caso di positività lo abbiamo avuto, le classi in quarantena le abbiamo avute. La scuola è un ambiente sicuro? Non lo so, diciamo che la scuola è un ambiente che tende a far rispettare le regole, per questo è un ambiente più sicuro degli altri e i ragazzi sono alla fine abbastanza rigorosi delle regole. Sono stati bravi anche loro, non posso lamentarmi».
A che punto è la vaccinazione sul personale scolastico nel vostro Istituto? Ci sono insegnanti che hanno rifiutato di farsi vaccinare?
«Non ho chiesto ai miei docenti chi ha fatto il vaccino e chi no, anche per una questione legata alla privacy. Credo che la maggior parte, se non tutti, i docenti del Riva abbiamo partecipato alla campagna vaccinale».
La collaborazione con gli altri enti istituzionali: i trasporti, gli enti locali, l’autorità sanitaria, com’è il dialogo e il coordinamento tra i diversi attori in campo?
«Collaborazione con le altre scuole e gli altri enti c’è stata. Ci siamo sentiti spesso con i dirigenti scolastici delle scuole del Comune di Saronno. C’è stata una grande collaborazione con il Comune, nella persona sia del sindaco che degli assessori sia dell’amministrazione precedente che dell’amministrazione attuale. Ci sentiamo regolarmente con l’Ufficio Scolastico Territoriale di Varese. Cerchiamo di rimanere all’interno di un solco che possa essere condiviso tra tutti i dirigenti scolastici di Saronno, anche noi abbiamo formato un gruppo WhatsApp, ci scambiamo le ordinanze, le informazioni, ci confrontiamo».
Le interviste ai dirigenti scolastici (link in aggiornamento)
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