Verde urbano e frammenti di fabbrica, la visione di Cino Zucchi per l’ex Isotta Fraschini
Cino Zucchi, l’architetto incaricato di progettare il futuro dell’ex Isotta Fraschini, è stato protagonista dell’appuntamento organizzato dall’ordine professionale nel quadro di Thinking Varese
«Mi hanno chiesto anche di parlare di Saronno…». Ha esordito così Cino Zucchi, l’architetto incaricato di progettare il futuro dell’ex Isotta Fraschini (chiamato Vivaio Saronno), protagonista dell’appuntamento organizzato dall’ordine professionale nel quadro di Thinking Varese.
Zucchi ha fatto una vera e propria lezione, ricca di particolari, suggestioni e dettagli, che potete leggere QUI.
Cino Zucchi, la teoria dell’innesto e la memoria delle città a Thinking Varese
Parlando dell’area di Saronno, ha più volte ripetuto che si tratta di un work in progress, di un progetto in divenire (non senza dimenticare il tema delle bonifiche, in fase di progettazione), reso possibile «grazie alla figura di Beppe Gorla, l’uomo che ha rilevato la proprietà della ex fabbrica di auto e motori industriali per “regalarla” alla città di cui è innamorato. Non lo conoscevo, ma quando mi ha spiegato cosa aveva in mente ho pensato: questo è un vero filantropo», ha detto Zucchi presentando il progetto.
«Si tratta di un’area abbandonata da decenni, con dentro alberi grandi come quelli di Parco Sempione – ha spiegato l’architetto alle tantissime persone collegate, circa 600 -. La proprietà inizialmente non ci ha chiesto un progetto vero e proprio, ma a me e a Giancarlo Consonni, professore universitario che guida il gruppo di lavoro, ha chiesto una visione, pensando all’area nel suo complesso, uno spazio immenso compreso tra la stazione di Saronno e il cimitero. È un lavoro in progress che si sviluppa mano mano».
«Ci è stata chiesta un’idea, un pensiero su tutta l’area, sulle connessioni tra il centro di Saronno, le stazioni e il Matteotti. L’idea iniziale era di creare un grande verde centrale, non tagliato da strade, con parcheggi pubblici ai lati, un parco pubblico con diverse funzioni, vivo, attraversato e attraversabile. In una seconda e terza fase, anche in base allo sviluppo delle aree circostanti, abbiamo pensato di mantenere alcune parti della vecchia industria, conservando, dialogando anche coi vicini (che stanno sviluppando progetti già in corso d’opera avanzata) e con l’amministrazione. Un work in progress che ha coinvolto anche Brera che porterà un museo innovativo in quegli spazi, sviluppati su modelli che mutano e cambiano. L’area verde resta come elemento che riconnette, un verde urbano animato. I frammenti di fabbrica esistente diventano piazze all’aperto, i capannoni più belli abbiamo pensato di conservarli, facendo in modo che possano rimanere come spazi vivibili a cielo aperto».
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