Rianimazione dell’ospedale di Saronno: “Noi siamo qui, resistiamo, ma non per molto…”
Una riflessione sul lavoro di un reparto ridotto all’osso, che chiede attenzione, chiarimenti e decisioni, sicuramente non indifferenza, per non perdere un luogo di cura che ha dato una risposta fondamentale nella prima, nella seconda e anche adesso nella terza ondata di emergenza
Un lungo post su una delle pagine Facebook nate per difendere l’ospedale di Saronno, scritto da un membro dello staff di anestesia e rianimazione della struttura di piazza Borella.
Una riflessione sul lavoro di un reparto ridotto all’osso, che chiede attenzione, chiarimenti e decisioni. Sicuramente non indifferenza, per non perdere un luogo di cura che ha dato una risposta fondamentale nella prima, nella seconda e anche adesso nella terza ondata di emergenza: “Perché noi siamo qui, resistiamo, ma non per molto…”
L’ospedale di Saronno…a rischio chiusura la terapia intensiva…
È trascorso un anno dalla prima ondata Covid. Abbiamo trattato, assistito molti pazienti. Alcuni non ce l’hanno fatta, altri sì…noi ne siamo usciti provati, stanchi, ma arricchiti umanamente…il tempo di fare qualche giorno di ferie…ed eccoci…colpiti dalla seconda ondata…i pazienti arrivavano da noi già gravissimi, molti non ce l’hanno fatta, i dati delle terapie intensive dicevano che la mortalità era più alta ovunque. Eravamo scoraggiati, tristi per gli insuccessi, intanto alcuni di noi hanno deciso di lasciare questa azienda.
Per l’esiguo numero di anestesisti-rianimatori ci viene comunicato dalla direzione sanitaria di trasferire i pazienti covid presso altri presidi. Non riusciamo a trasferire tutti. Intanto il tempo passa….guardia notturna singola… Vediamo morire lentamente, questa volta il nostro reparto.
Il nostro reparto, ricco di macchinari nuovi di zecca, ventilatori di ultima generazione, pompe infusionali nuove, letti di terapia intensiva supermoderni, ecografi ad alta risoluzione. Siamo rimasti in 6, presto saremo in quattro…e in sei ci troviamo colpiti dalla terza ondata, ma non possiamo ricoverare i pazienti covid (che a Saronno ricordo vengono ricoverati in medicina e alcuni purtroppo hanno delle polmoniti molto gravi) quindi che facciamo? Li assistiamo nel momento più brutto, l’attimo in cui gli comunichi che sarà per essere addormentato e intubato, cerchiamo di rassicurarli che non sentiranno nulla e che si sveglieranno quando sarà tutto finito.
Vi garantisco che non è bello. È triste. Hanno paura, a volte questa paura la assorbiamo anche noi (siamo essere umani…). Quindi li accettiamo per un paio di ore in terapia intensiva (per fare tutto in sicurezza), induzione dell’anestesia, intubazione, ventilazione meccanica, posizionamento presidi (accessi venosi), esami diagnostici strumentali, il tutto con l’aiuto dei nostri bravissimi infermieri.
Nel frattempo l’altro collega provvede a cercare un posto letto in Lombardia, vicino o lontano; quindi ambulanza e trasferiamo il nostro paziente che verrà assistito da altri colleghi in altri ospedali o in Fiera. Il paziente che noi abbiamo rassicurato non lo vedremo più. Questo sta succedendo ogni giorno e ogni notte, e si va avanti così, mentre i politici promettono, i direttori rilasciano interviste dove sminuiscono il nostro lavoro.
Chiediamo di avere chiarimenti che non ci vengono dati. Intanto si cerca di andare avanti, ferie non si può perché siamo in pochi, previsioni per il futuro: nessuna previsione.
Intanto il PS accetta altri covid che vengono ricoverati nelle medicine e si spera che vadano bene, che non abbiano bisogno di essere assistiti in maniera invasiva…perché i posti letto nelle altre terapie intensive si stanno esaurendo…e arriverà il turno in cui dovremmo tenerci il paziente covid, isorisorse ovviamente, e diventare rianimazione covid, con notti scoperte in guardia singola, e urgenze in sala operatoria, e pronto soccorso e caschi cpap in giro per i reparti…
Mi chiedo: quanto dovremo resistere? Io credo che come minimo ci meritiamo un chiarimento, un po’ di considerazione su quello che sarà, di sicuro non ci meritiamo l’indifferenza. Perché noi siamo qui, resistiamo, ma non per molto…
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