“Generazione Covid”, Miglino: “Il disagio dei giovani e le nostre colpe”
La riflessione di Mariassunta Miglino, ex assessore alla Cultura di Saronno e docente dell'ITCS Gino Zappa: «Ecco cosa abbiamo tolto a questa giovane "generazione Covid"»
La riflessione di Mariassunta Miglino, ex assessore alla Cultura di Saronno e docente dell’ITCS Gino Zappa: «Il disagio dei giovani e le nostre colpe. Ecco cosa abbiamo tolto a questa giovane “generazione Covid”».
Abbiamo detto loro di farsi forza, che c’è di peggio, che sono comunque fortunati perché hanno cellulari e connessione. Gli abbiamo raccontato dei loro nonni e bisnonni che hanno fatto la guerra, di tempi che “quelli sì erano duri”.
Li abbiamo accusati di uscire e di essere irrispettosi nei confronti di regole e dispositivi, abbiamo infine accusato i loro genitori di non essere capaci di ammonirli.
Abbiamo riversato su di loro tutta la nostra preoccupazione e abbiamo anche cercato in loro ogni motivo di colpa.
Ma proviamo a vedere cosa abbiamo tolto a questa giovane “generazione covid”.
Abbiamo tolto loro la possibilità di andare a scuola dimenticandoci che le scuole sono state l’ultimo baluardo anche in tempo di guerra: molte sono rimaste aperte con immense difficoltà e hanno accolto i nostri genitori anche nel periodo bellico.
Abbiamo pensato che i nostri ragazzi fossero gli untori quando noi adulti non siamo stati capaci di imporre regole e controllare che fossero rispettate. Abbiamo imposto la chiusura generalizzata di palestre e piscine nonostante avessimo chiesto che ogni norma igienica venisse rispettata, nonostante ogni sforzo fosse stato compiuto.
Abbiamo tolto loro la possibilità di suonare o danzare e di andare in biblioteca.
Sì, le biblioteche sono chiuse per lo studio e la lettura da un anno ormai! E non ci siamo chiesti se fosse stato possibile organizzare una loro riapertura a numero contingentato. Abbiamo ritenuto fosse pericoloso studiare seduti, in silenzio e distanziati.
Abbiamo chiuso parchetti e asili nido nonostante non ci sia nessun dato che conforti la decisione.
Ora, chi ha occhi per vedere e non solo la bocca per giudicare può leggere notizie che ci raccontano di ragazzi soli e demoralizzati. Ragazzi che si tagliano e si chiudono. Ragazzi a cui abbiamo strappato la vita, impoveriti e senza occasioni di crescita e di relazione. Ragazzi costretti a una vita virtuale e a una scuola virtuale che ormai, dopo un anno, non sopportano più, in cui non credono. Una scuola che solo chi la fa tutti i giorni sa quanto sia insoddisfacente per contenuti e modalità. La scuola non è una somministrazione di nozioni, di contenuti. La scuola non è un webinar.
Ma noi adulti sembriamo soddisfatti di queste soluzioni, giustamente preoccupati di dati che confermano la virulenza del virus, di corsie e di pronto soccorsi allo stremo, abbiamo accantonato il problema dei nostri bambini e dei nostri giovani ritenendoli il minore dei mali.
Troppo spesso sentiamo parole che sminuiscono il problema.
“Hanno tutto: cellulare, divano e tv..”
Così pensiamo di ripulire la nostra anima, di accantonare o cancellare un problema.
Un giorno saranno loro a chiederci il conto ma sarà troppo salato per noi, colpevoli di non aver fatto di più.
Mariassunta Miglino
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