Sciopero Amazon: “In Italia il confronto col sindacato è doveroso”
Luigi Tripodi, della Uil Trasporti, spiega le ragioni che hanno portato alla mobilitazione nazionale di lunedì 22 marzo di tutta la filiera legata al colosso dell'e-commerce
Assemblee e incontri per spiegare ai lavoratori le ragioni dello sciopero generale nazionale della filiera Amazon di dipendenti diretti, lavoratori e lavoratrici degli appalti e del delivery indetto da Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti per lunedì 22 marzo (24 ore – intero turno di lavoro della giornata).
Il programma dei sindacati in vista della prima manifestazione a livello italiano è fitto. La trattativa sulla piattaforma per la contrattazione di secondo livello della filiera Amazon, seguita dalle segreterie nazionali dei sindacati, si è interrotta dopo l’incontro di giovedì 11 marzo con Assoespressi.
A spiegare le ragioni delle sigle sindacali è Luigi Tripodi, segretario regionale del comparto Trasporto Merci di Uil Trasporti: «L’ultimo incontro era stato convocato per provare a trovare una quadra a livello nazionale, darsi delle regole che valgano in tutto il paese e non solo in alcune Regioni, creando diseguaglianze a seconda di dove si lavora – spiega il sindacalista -. C’è stata una rottura per la distanza abissale tra le nostre proposte e quelle dell’associazione datoriale Assoespressi, che recepisce le indicazioni di Amazon, sorda ad ogni tentativo di sedersi al tavolo e parlare con i sindacati».
Tra i punti chiave che il sindacato vuole discutere con Amazon ci sono la verifica dei carichi e dei ritmi di lavoro imposti nella filiera, i turni di lavoro, l’inquadramento professionale del personale, l’orario di lavoro dei driver, i buoni pasto, le indennità di trasferta, la clausola sociale e continuità occupazionale in caso di cambio appalto o cambio fornitore, per tutti, i premi di risultato, le indennità Covid per operatività in costanza di pandemia, danni e franchigie, salute, sicurezza e formazione, stabilizzazione dei lavoratori assunti a tempo determinato e interinali.
Settimana prossima ci saranno quindi una serie di assemblee per spiegare cosa ha portato le parti a dichiarare lo sciopero: «Con Amazon le difficoltà ci sono da sempre. In Lombardia siamo riusciti a spuntar accordi positivi per i lavoratori dell’ultimo miglio, i driver, per quanto riguarda gli orari di lavoro ad esempio, ma resta da fare tanto altro per quanto concerne carichi, orari, tutele – spiega ancora Tripodi -. La trattativa nazionale voleva evitare proprio che ognuno faccia accordi separati, creando diseguaglianze».
In Lombardia Amazon ha 5 siti da dove partono i furgoni, Origgio, Buccinasco, Milano via Toffetti, Peschiera Borromeo e Brescia: ci sono una dozzina di aziende che occupano i driver: «Per questi lavoratori la rappresentanza c’è e si fa sentire, mentre all’interno di Amazon la sindacalizzazione è bassissima – prosegue Tripodi -. Amazon chiede continuamente flessibilità, lavoro 7 giorni su 7 e h24, è necessario trovare un inquadramento per tutelare i lavoratori. L’azienda, come altre multinazionali, è inserita in una categoria e deve confrontarsi anche con il sindacato, non solo con le associazioni datoriali. Siamo in Italia e si fa così, da sempre, in tutte le filiere. Altri lo fanno, non vediamo perchè Amazon debba e possa rifiutarsi».
LA POSIZIONE DI AMAZON
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