“Signor Monti, non c’è un solo motivo per chiederci di fidarci”
All'indomani dell'audizione a Saronno, Società della cura del Saronnese e Comitato per il diritto alla salute del Varesotto scrivono al presidente della Commissione Sanità
Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di Società della cura del Saronnese e Comitato per il diritto alla salute del Varesotto, dopo la visita di Emanuele Monti a Saronno
LETTERA APERTA DELLE CITTADINE E DEI CITTADINI DEL SARONNESE AL SIG. EMANUELE MONTI,
PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE SANITA’ DELLA REGIONE LOMBARDIA
Gentile signor Emanuele Monti.
Siamo i cittadini di Saronno e dintorni che il 20 febbraio erano in presidio per difendere il proprio ospedale, a rischio di chiusura o di declassamento, o ancora di privatizzazione.
Nell’audizione della Commissione Sanità regionale del 10 marzo, da Lei presieduta, con i rappresentanti dei sindaci dei 19 Comuni afferenti all’ospedale saronnese non sono state annunciate novità per il futuro di un servizio così importante. Eppure lei le aveva preannunciate, un mese fa, a mezzo stampa. Né sono arrivate risposte, a 40 giorni di distanza, dall’Assessore regionale competente, sig.ra Letizia Brachetto Moratti.
Negli articoli di stampa usciti oggi, Lei chiede ai cittadini utenti di questo ospedale di attendere ancora.
Già, Lei. Presidente della Commissione regionale alla Sanità in quanto membro della maggioranza che la governa, quella guidata dal signor Attilio Fontana. Quella stessa maggioranza regionale che, in pandemia:
- ha dichiarato che sarebbe stata “poco più di un’influenza”. Un’influenza da 100mila morti in Italia;
- non ha chiuso, e poteva farlo, Alzano e Nembro (Bg), trasformando un focolaio locale in epidemia, anche per la ferma opposizione a chiudere le aziende da parte della Confindustria lombarda;
- ha decretato il ricovero in RSA di numerosi malati Covid, creando focolai tra la popolazione anziana che hanno portato centinaia di morti;
- ha fallito per mesi l’approvvigionamento di Dispositivi di Protezione Individuale nei confronti degli operatori sanitari, sociosanitari e sociali, lasciando scoperti e a rischio contagio migliaia di operatori, decine dei quali morti sul lavoro tra medici di base, infermieri, medici ospedalieri;
- è sotto inchiesta della magistratura, nella figura del suo presidente, per una strana fornitura di camici da parte di parenti del presidente stesso;
- è stata protagonista della creazione e gestione fallimentare dell’ospedale in fiera, costato milioni di euro in sovvenzioni private, che avrebbero potuto essere investite su personale e strutture esistenti;
- ha dovuto ammettere, all’inizio della “seconda ondata” pandemica, il fallimento del tracciamento, attività fondamentale per la prevenzione, anche a causa dello smantellamento della medicina di territorio, perseguito dalla maggioranza al governo in Regione da oltre vent’anni a questa parte;
- ha ricevuto dal governo l’ingiunzione a rivedere radicalmente, di conseguenza, la normativa regionale vigente (cosiddetta Legge Maroni), processo non ancora iniziato nonostante l’imperversare della seconda e ora anche della terza ondata pandemica;
- ha insistito per tenere in “zona gialla” il nostro territorio regionale, dove la terza ondata ancora impazza, con previsione di zona rossa o anche di lockdown per la grave espansione del contagio;
- ha presentato almeno cinque diversi piani vaccinali, con modalità e scadenze mai rispettate in quanto non rispettabili alle condizioni vigenti, con grave pregiudizio della salute pubblica e una percentuale infima di persone vaccinate in Regione, a partire dalle più fragili per età e patologie;
- ha dovuto ammettere il grave malfunzionamento della partecipata Aria nell’assegnazione dei turni vaccinali ai cittadini, revocandone l’affidamento del servizio per manifesta inadeguatezza;
- ha appena annunciato un protocollo con Confindustria per vaccinare i lavoratori nei luoghi di lavoro, sovvertendo il criterio di solidarietà per età in una situazione di scarsità di vaccini.
Vede, signor Monti, questi sono solo una dozzina tra le decine di buoni motivi per cui nessuna e nessuno degli scriventi cittadini, colpiti dalla pandemia più o meno duramente, negli affetti, nelle relazioni, nelle prospettive di vita economica e sociale, di futuro occupazionale, riponga più fiducia in Lei. Ne tacciamo, volutamente, altre, altrettanto gravi, basate sulla sistematica distrazione di fondi alla sanità pubblica perpetrata ogni giorno ai danni del diritto alla salute dei cittadini lombardi, costretti a rivolgersi al privato per i tempi d’attesa indegni di un luogo civile per le prestazioni pubbliche.
Alla luce di tutto questo, ci dia un solo motivo valido per cui noi dobbiamo fidarci delle sue ennesime parole di dilazione e attesa.
Parole che fanno il paio con quelle a cui da troppo tempo siamo stati abituati dal Direttore Generale dell’ASST Valle Olona, signor Porfido, nominato dai vertici regionali a capo dell’azienda sociosanitaria del nostro territorio, che continua a rassicurare sulla continuità del nostro ospedale – come faceva ad Albenga, prima di venire qui: ora quell’ospedale è in fase di privatizzazione. Ma intanto assistiamo allo stillicidio del personale dello stesso, che ha perso il 50% della propria operatività negli ultimi due anni, insieme al 20 per cento delle unità di personale, che non viene compensato, anche causa bandi incapaci di attrarne di nuovo.
Noi non abbiamo alcuna fiducia nelle sue parole, signor Monti. Non l’abbiamo perché siamo abituati a vedere i fatti seguire alle parole. E i fatti che vediamo in questi mesi, ad ogni livello, non ce la fanno avere.
E questo continueremo a dirlo, come abbiamo fatto il 20 febbraio, insieme a tanti cittadini e lavoratori dell’ospedale, finché non arriveranno atti concreti, cioè stanziamenti di denaro veri, non la riproposizione di soldi mai arrivati in passato o di denari per adeguamenti strutturali, che magari serviranno domani a rendere più appetibile la struttura o parte di essa a qualche soggetto privato. Servono molti più soldi per un vero rilancio, come sostengono anche alcuni consiglieri regionali.
Lo diremo a gran voce anche ai nostri sindaci, che dopo 40 giorni dovrebbero avere già perso la pazienza per non avere avuto né da lei né dal nuovo assessore competente alcuna risposta alle loro richieste sul futuro dell’ospedale. E che auspichiamo che perdano la pazienza al più presto, perché la presa in giro è palese.
Noi, la pazienza, l’abbiamo finita.
Non vogliamo vederci sparire davanti un patrimonio di servizi, di diritti, di professionalità e prestazioni, oltre che di pezzi di sanità territoriale pubblica, gratuita, prossima e di qualità.
Faremo di tutto perché facciate quello che dovreste essere in Regione a fare, ma che evidentemente avete scordato: garantire il diritto alla salute pubblica delle persone che vivono in Lombardia.
Lo faremo nei presidi che si potranno fare, nell’informazione che potremo diffondere, nella partecipazione ai tavoli territoriali che si occupano di riorganizzare la sanità cui siamo stati invitati. Nella vita di ogni giorno.
Questa è una promessa, signor Monti.
Una promessa vera. La nostra.
LA SOCIETA’ DELLA CURA DEL SARONNESE
COMITATO PER IL DIRITTO ALLA SALUTE DEL VARESOTTO
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