Adolescenti e sport: tra stop e ripartenze
Sui campi ora vuoti si giocano ansie, paure, speranze di ragazze e ragazzi, bisogni di conflitto e di confronto, pulsioni aggressive, sfide per mettersi alla prova
In questo tempo dilatato di emergenza sanitaria abbiamo imparato a classificare lo sport non più come sport individuale o di squadra ma come sport di contatto. E poi ancora “allenamenti in forma individuale”. Di fatto, sospensione di gare, campionati e allenamenti per l’attività sportiva dilettantistica, giovanile e non.
Ma loro, gli adolescenti, dopo una prima fase di adattamento si sono riorganizzati.
Li abbiamo visti pian piano ripopolare i parchi cittadini: stanno a piccoli gruppi, tutt’altro che silenziosi e spesso è la musica di una cassa ad accompagnarne i gesti. Giocano in compagnia delle ragazze, queste ultime di solito spettatrici, tutt’altro che marginali però sulla scena. E non di rado giovani di gruppi diversi devono rinegoziarsi gli spazi del terreno di gioco mai come ora multifunzionale, più spesso spartendoselo ma a volte anche assumendosi quella quota inedita di rischio che il giocare insieme oggi comporta.
Ci piace mostrare questa contaminazione vitale (che è altra cosa dal contagio) e la riappropriazione del territorio di cui gli adolescenti sono stati capaci, senza negare che gli spazi urbani siano stati però in alcune occasioni anche teatro di guerriglia tra bande giovanili.
Tuttavia, cogliere possibilità nuove non ci impedisce di vedere ciò che manca; anzi, ora si vede meglio.
Per chi crede nella magia dello sport, i campi vuoti e le palestre chiuse sono rimasti solo assopiti, in attesa di un ritorno. Per chi ci crede e per quei luoghi si aggira, ancora si sente l’eco dell’ultima battaglia combattuta sul campo.
Lo sport di cui si parla qui è quello in cui chi vince non vince niente e chi perde non perde nulla. E ciò è tanto evidente perché, alla fine della gara, il mondo è assolutamente uguale a prima. Eppure, in quei tempi e dentro a quegli spazi si sono giocate ansie, paure, speranze di ragazze e ragazzi, bisogni di conflitto e di confronto, pulsioni aggressive, messe alla prova di sé. E l’esperienza della vittoria e della sconfitta è essenziale perché lo sport possa essere elaboratore della crescita. Dove è ben chiaro però che ogni volta si riparte da capo, dallo zero a zero ed è tutto da rigiocare.
Se è realistico pensare che dovremo attendere tempi migliori per l’umanità ferita per poter riaccedere al rito magico della partita, prepariamo come adulti la possibilità concreta di un nuovo inizio per i ragazzi.
Loro sono ancora disposti a crederci. E noi?
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