Il Santuario della Beata Vergine: il tripudio dell’arte rinascimentale nel cuore di Saronno
Nato per devozione dopo un miracolo della Madonna nei secoli è diventato uno dei santuari mariani più importanti della Lombardia custode di formidabili tesori d’arte
“San Pietroburgo?? No. Saronno. Santuario della Beata Vergine dei Miracoli. A soli 20 min di treno dal centro di Milano. A marzo (se tutto va bene) vi porto ❤” il post di Arte Milano pone l’attenzione su uno dei monumenti più belli e imponenti della provincia di Varese: il santuario della Beata Vergine dei Miracoli.
Deve il suo nome a una storia che affonda le radici lontano nel tempo: Pedretto era un giovane cittadino che a causa di una grave malattia aveva compromesso l’uso delle gambe, una immensa tragedia per il tempo perché non avrebbe potuto lavorare e quindi sopravvivere. La leggenda vuole che grazie all’intercessione della Madonna Pedretto guarì riacquistando la completamente la funzionalità delle gambe. Il luogo esatto del miracolo, lungo la strada Varesina, divenne subito una meta di pellegrinaggio e grazie alle donazioni come ex voto alla Vergine venne costruita una piccola chiesa che nel corso dei secoli venne ampliata e completamente trasformata fino a diventare un importante santuario mariano con formidabili tesori d’arte.
La struttura architettonica che vediamo oggi è un elegante esempio di architettura rinascimentale edificata a partire dal 1498 dal popolo di Saronno per ospitare proprio il simulacro della Madonna del miracolo e venne decorata da una serie di artisti, tra i migliori attivi in quel tempo nel ducato lombardo. Qui si alternarono o si trovarono a collaborare tra loro pittori quali Bernardino Luini, Cesare Magni, Gaudenzio Ferrari, Bernardino Lanino; scultori del legno quali Andrea da Milano -detto anche Andrea da Saronno, Giulio Oggioni; ma anche valenti plasticatori e battitori del ferro.
L’impatto emotivo delle grandi decorazioni della cupola porta lo sguardo a perdersi tra gli angeli e i santi nel “Concerto degli Angeli” che Gaudenzio Ferrari realizzò a partire dal 1534 fino all’anno prima della sua morte undici anni dopo. Nel tripudio si possono contare ben cinquantasei diversi strumenti musicali, i più riconoscibili come strumenti antichi, altri usciti dalla fantasia dell’artista.
Prima di lui aveva lavorato alla decorazione un altro importante maestro: Bernardino Luini a cui si deve il complesso degli affreschi che ornano le pareti dell’abside, del presbiterio, dell’antipresbiterio e di quelle sottostanti la cupola; sue sono anche le figure sulla volta della cappella del Cenacolo, e una Natività posta nel chiostro.
Il Santuario nei secoli è stato meta di continui pellegrinaggi e luogo caro alla devozione popolare, tra i maggiori estimatori ci fu San Carlo Borromeo.
Foto da Wikipedia
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