Uboldo, slitta ad aprile la chiusura dei lavori alla nuova caserma dei Carabinieri
Il Ministero delle Infrastrutture ha stanziato gli ultimi fondi per la sistemazione di alcuni vizi costruttivi. A fine aprile dovrebbe esser consegnata una parte della nuova caserma
Ha riaperto ufficialmente oggi (16 febbraio) il cantiere alla nuova caserma dei caserma dei Carabinieri di Uboldo. I lavori avranno un costo totale di circa 33 mila euro e serviranno per sistemare alcuni vizi costruttivi del primo edificio della struttura, segnalati nel dicembre 2019 al Ministero delle Infrastrutture dopo un sopralluogo del Comune.
«Devono sistemare alcune cose che non funzionano – spiega il sindaco Luigi Clerici -, infiltrazioni d’acqua, lo zoccolino , la porta d’ingresso, alcune tapparelle non si alzano e altre piccole cose. Dovrebbero consegnare la parte davanti della caserma, mentre per la parte dietro gli appartamenti sotto sono finiti, mancano due alloggi sopra ma serviranno altri soldi».
Il primo edificio della caserma avrebbe dovuto essere inaugurato lo scorso dicembre. Questo almeno è quanto era stato assicurato dai funzionari del demanio al primo cittadino Luigi Clerici, salvo poi rimandare nuovamente la data di consegna della struttura. Dopo vari solleciti da parte del Comune, il Ministero ha dato finalmente il via libera alla riapertura del cantiere. Il contratto stabilisce che l’azienda incaricata avrà 80 giorni di tempo per portare a termine i lavori, che dovranno quindi essere conclusi entro il 30 aprile.
Per l’amministrazione comunale non è una questione di secondo piano perché permetterebbe finalmente di spostare l’attuale stazione dei Carabinieri da via Risorgimento, una zona periferica di Uboldo in centro paese: «Averli in centro in una via principale sarà significativo, darà un segnale di attenzione della presenza istituzionale, oggi sono lì in fondo al paese e per di più il Comune sta pagando l’affitto dal 2004 per quella palazzina dove sono ora – commenta il sindaco Luigi Clerici -. Mi auguro che veramente concludano almeno una parte di quello che è il progetto. Non mi riesco a spiegare tutti questi ritardi, io la chiamo burocrazia, certo è che se lo ribaltassimo nel privato, sarebbero già falliti tutti».
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