La ferrovia che divide Henkel e ComoNext, “il paradosso di viale Como”
Da una parte della ferrovia c’è la sede della multinazionale tedesca che a giugno potrebbe chiudere. Dall’altra parte dei binari, a distanza di poche centinaia di metri, c’è il polo di innovazione tecnologica
Oltre al dramma e all’inquietudine che stanno vivendo i lavoratori della Henkel di Lomazzo, persone che abitano in tutto il circondario, da Rescaldina a Saronno passando per la Brianza e la provincia di Como, c’è quello che un sindacalista ha definito “il paradosso di viale Como”.
Da una parte della ferrovia c’è infatti la sede della multinazionale tedesca, aperto nel 1933, che a giugno nei piani del board di Henkel dovrebbe chiudere. Dall’altra parte dei binari, a distanza di poche centinaia di metri, c’è ComoNext, il polo di innovazione tecnologica e incubatore di startup certificato dal Ministero dello Sviluppo Economico, sorto all’interno dell’antico Cotonificio Somaini a Lomazzo.
La ferrovia divide in due non solo il paese, ma gli stati d’animo di centinaia di famiglie che da un lato si trovano a cominciare una presumibilmente lunga lotta per evitare di perdere il posto di lavoro, mentre dall’altro lato c’è un luogo riqualificato che fa da traino allo sviluppo di tutto il territorio ed è diventato un esempio a livello nazionale ed europeo.
Creato da Francesco Somaini, futuro deputato, nel 1893, il cotonificio fu da subito motore di sviluppo: l’utilizzo del vapore e poi dell’energia elettrica distribuita in tutto il territorio contribuì ad attrarre altre realtà produttive nella zona, tanto che pochi anni dopo, nel 1933, la Società Italiana Persil (poi acquisita da Henkel) stabilì il primo capannone proprio a Lomazzo. nel cotonificio (attivo fino al 1974) lavoravano più mille dipendenti, che giungevano da ogni parte del Comasco, del Varesotto, del Milanese e della Brianza. Al posto del cotonificio, dopo anni di abbandono, nacque nel 2010 il progetto ComoNext, uno fra i principali incubatori d’impresa in Italia. Dalla crisi e dall’abbandono alla speranza nel futuro per una scommessa vinta.
All’interno di ComoNext, la Henkel ha affittato le sale per i lavoratori, dove poter discutere della prospettiva di chiusura a giugno, tra meno di cinque mesi. Una prospettiva che spaventa per le ricadute che potrebbero esserci su tutto il territorio e che i lavoratori, i sindacati e la politica provano a scongiurare.
Proprio all’interno dell’incubatore di idee innovative dall’altra parte della ferrovia potrebbe nascere una speranza di futuro per i lavoratori di Henkel, circa 150 persone tra azienda e indotto.
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