Henkel di Lomazzo, i sindacati proclamano lo stato di agitazione permanente
Doriano Battistin della Filctem Cgil di Como: "Daremo battaglia, non è ammissibile decidere di lasciare a casa 150 persone in un periodo del genere, mettendo a rischio la tenuta sociale di tutto il territorio"
«Daremo battaglia, non è ammissibile decidere di lasciare a casa 150 persone in un periodo del genere, mettendo a rischio la tenuta sociale di tutto il territorio, che vista la forte presenza di industrie tessili, le più colpite dalla fase pandemica, rischia già di vivere una diffusa condizione di difficoltà».
È deciso e motivato Doriano Battistin, segretario della Filctem Cgil di Como. Da 11 si occupa della Henkel di Lomazzo e la notizia della chiusura dello stabilimento di via Como lo ha stupito, ma solo fino ad un certo punto: «Certo è stato un fulmine a ciel sereno, ma qualche nuvola nera all’orizzonte l’avevamo notata, non siamo nati ieri – spiega Battistin -. Gli investimenti su altri stabilimenti e non su Lomazzo, le continue richieste di incontri inascoltate, tutte cose che non ci lasciavano tranquilli. Poi è arrivata la call di ieri, con noi rappresentanti sindacali territoriali e con i nostri colleghi europei: 5’ minuti e una comunicazione fredda e senza possibilità di discussione».
L’azienda ha messo a riposo i lavoratori dando loro 4 giorni di riposo retribuiti e ha messo a disposizione dei sindacati e dei dipendenti una sala a ComoNext (che dista poche centinaia di metri dalla sede di Henkel, dall’altra parte della ferrovia, nell’ex stabilimento tessile Somaini riqualificato e riadattato) per svolgere assemblee e riunioni.
Lo stabilimento di Lomazzo è il primo nato in Italia, nel 1933, col nome di Società Italiana Persil. Qui si producono ammorbidenti e detersivi liquidi per il bucato e la pulizia dei piatti a mano per conto dei maggiori marchi del settore, Dixan, Nelsen, Perlana. La polvere è stata spostata anni fa a Ferentino, in provincia di Frosinone, dove rimarrà, nelle intenzioni della multinazionale tedesca, l’unica sede italiana della società.
«È una scelta irresponsabile, dettata dalla volontà di ristrutturare l’azienda, non legata a motivazioni riconducibili al Covid. Henkel non è in crisi, ha avuto una contrazione degli utili, ma il fatturato è aumentato – prosegue Battistin -. In questo momento chiudere uno stabilimento è una scelta scellerata: 150 famiglie messe in difficoltà dall’oggi al domani, senza motivazioni, è inaccettabile. Ci batteremo perchè il board della multinazionale cambi idea, ci proveremo. Non sarà facile, ma metteremo in campo tutte le forze che abbiamo».
Per cominciare sono state convocate assemblee con i lavoratori e sono stati attivati i contatti con le istituzioni del territorio, dal sindaco ai consiglieri regionali fino ai parlamentari comaschi. Lunedì 16 febbraio è stata convocata un’altra assemblea e martedì è il giorno del primo sciopero allo stabilimento di Lomazzo, per poi proseguire con azioni a livello nazionale concordate con tutte le sigle sindacali coinvolte (Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, Allca-Cub): è stato deciso lo stato di agitazione permanente e, per il giorno mercoledì 17 febbraio, una giornata di sciopero in tutte le realtà Henkel in Italia.
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