Considerazioni sul tema della disabilità ai tempi del coronavirus
Carmen Federico, presidente dell’associazione La Rivincita, analizza la situazione delle persone con disabilità in questo momento complicato e difficile
Carmen Federico, presidente dell’associazione La Rivincita, analizza la situazione delle persone con disabilità in questo momento complicato e difficile
Il 30 Gennaio 2020, l’Organizzazione Mondiale della Sanita’ (OMS), ha dichiarato l’emergenza connessa al CoVID 19, un problema di salute pubblica e di interesse nazionale.
E’ evidente che siffatta emergenza, in maniera brusca e repentina, ha interrotto la “socialità”, i rapporti umani e gli interventi in termini riabilitativi. Ne sono derivate conseguenze, oltremodo trascurabili, su quella parte dei cittadini di per sé già fragili, che necessita di supporto.Ed invero, le misure restrittive non hanno, di fatto, preso in considerazione queste rilevanti necessità e il disagio vero e proprio dei disabili e delle loro famiglie, sia sul piano “strettamente pratico ed organizzativo”, sia per quanto riguarda la loro “sfera emotiva”.
L’interruzione improvvisa della quotidianità e della regolare offerta di assistenza, hanno determinato un forte impatto sulle persone con disabilità che, per contro, han bisogno di costante e concreto supporto.
Per quanto concerne “l’aspetto emotivo” è nato il problema della gestione delle emozioni quali la paura, la frustrazione, la rabbia che, nelle persone con disabilità e nelle loro famiglie, va ad amplificarsi e spesso degenera in comportamenti violenti ed aggressivi, non riscontrando nell’immediato un concreto supporto dall’ambiente esterno.Da qui, la prioritaria esigenza di figure specializzate.
Altresì giova porre l’accento sulla “incertezza della durata della pandemia”, che nelle persone con disabilità abituate a vivere la quotidianità, ha determinato difficoltà di comprensione di quella che è la “causa” di tutte le privazioni che stanno vivendo.
Altro problema che costituisce una concreta ed oggettiva “barriera”, è rappresentato dall’assenza di “protocolli istituzionali” certi ben definiti, volti a prendersi cura della persone con disabilità in quarantena, laddove il costo dell’assistenza sanitaria, impedisce loro di potersi permettere servizi essenziali.Anche la improvvisa assenza di figure come educatori, insegnanti, compagni nonché di psicologi e terapisti che assumono una pregnante e significativa valenza quotidiana come presenza e sostegno, ha determinato rilevanti conseguenze.
-In questo scenario, sono proprio le famiglie a farsi integralmente carico dei propri familiari con disabilità e nella maggior parte dei casi, nasce la ulteriore difficoltà di conciliare magari il lavoro in smart working, con le esigenze di cura di un figlio disabile.
Questa situazione di carattere “straordinario” che stiamo vivendo, va ad intaccare a tal punto la vita delle famiglie con figli e/o parenti disabili, da tramutarsi in stress vero e proprio.Fanno eco a queste considerazioni oggettive, quelle connesse all’auspicabilità di una tempestiva informazione “responsabile” ed una pianificazione di carattere “istituzionale” sul piano nazionale, fatta di interventi di supporto psicosociale per affrontare con “strategie di prevenzione”, tutte le preoccupazioni e le incertezze di tutta la comunità, al fine di scongiurare comportamenti incontrollati che potrebbero inevitabilmente diventare rischiosi, con effetti economici e sociali a lungo termine.
Sono degne di nota le tante iniziative ed interventi di vicinanza alla popolazione “fragile” promossi da varie Amministrazioni Comunali al fine di sopperire e colmare questa sorta di lacuna di pianificazione e prevenzione istituzionale di carattere nazionale, in clima di collaborazione e solidarietà.
Il Comune di Saronno, ad esempio, si avvale del Servizio di assistenza domiciliare anche per persone con disabilità, piu’ esposte al rischio di emerginazione, che è rappresentata da prestazioni di natura socio-assitenziale a domicilio proprio di persone che versano in situazioni di disagio e difficoltà, al fine di consentire loro la permanenza nel loro habitat quotidiano ed evitare ovvero ridurre, il ricorso a ricoveri in strutture residenziali maggiormente esposte ai rischi sanitari derivanti da virus Covid19 e dalle conseguenti ricadute sociali. E cio’ in ossequio anche al principio dell’articolo 11 della convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Il Comune di Massa, invece, è stato uno dei primi Comuni italiani a garantire la didattica a distanza, con la presenza di un operatore socio educativo a casa, a quelle famiglie con figli con disabilià.
Altresì ha istituito la Consulta Comunale, con delibera ad hoc del Consiglio Comunale, al fine di favorire la piena autonomia delle persone con disabilità che, peraltro, continua a lavorare in pieno Covid, avviando le rinunioni in videoconferenza, nonchè ha introdotto la figura del Garante Comunale delle persone con disabilità e formulato il relativo regolamento.
Altre amministrazioni comunali dislocate sul territorio nazionale hanno potenziato e finanziato piani integrati socio-sanitari destinati ai cittadini con disabilità
Tali interventi ed iniziative rappresentano tutte tracce necessarie per poter trovare una strada percorribile, tesa a disegnare lo sviluppo di un modello istituzionale di pianificazione e prevenzione che deve ancora trovare il modo di adeguarsi all’estensione dell’idea stessa della fragilità delle persone con disabilità.Carmen Federico
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