Saronno, Strada: “Apriamo un dibattito sulla rigenerazione urbana”
L'invito arriva da Roberto Strada, ex consigliere comunale, ora esponente del gruppo di Saronno di Federazione dei VERDI della Provincia di Varese
L’invito arriva da Roberto Strada, ex consigliere comunale di Saronno, ora esponente della Federazione dei VERDI della Provincia di Varese.
L’assessore Alessandro Merlotti nel fondo pubblicato sull’ultimo numero del Saronno Sette presenta l’idea dell’approccio della nuova amministrazione comunale verso i temi dell’urbanistica e della trasformazione del territorio, sottolineando l’importanza che ha oggi la scelta di chiamare il suo assessorato – alla rigenerazione urbana -, dove le azioni di recupero e di riuso del patrimonio edilizio esistente e il non consumare suolo libero siano i principali obbiettivi.
Condivido il pensiero dell’assessore, anche se credo che tra il dire il fare sia necessario porre qualche precisazione. Infatti, se è vero che questi concetti possono essere applicati dall’intervento pubblico sulle proprie proprietà, quindi l’ente può porre come obbiettivi centrali dei propri interventi edilizi i valori economici, culturali e sociali del contesto urbano, ben diverso è, quando si tratta di convincere il privato ad assumersi un ruolo di “rigeneratore” nel contesto urbano, in questo caso mi sembra evidente che l’operatore metterà al primo posto la sostenibilità economica, mentre quella ambientale e sociale avranno un peso minore.Ringrazio poi l’assessore che evidenzia come Regione Lombardia abbia approvato nel 2019 la legge 18, relativa alle misure per la rigenerazione urbana e territoriale, questa citazione mi da l’opportunità di mettere in guardia da questa legge, che a mio parere non va proprio nella direzione della salvaguardia del suolo, della tutela del paesaggio e della lotta ai cambiamenti climatici. La legge 18 che prevede un insieme di possibili interventi urbanistico/edilizi e di iniziative urbanistico-sociali che possono includere la sostituzione, il riuso, la riqualificazione dell’ambiente costruito, dismesso o non, o la riorganizzazione del contesto urbano attraverso il recupero di aree degradate, sotto utilizzate o anche dismesse, include accordi e soluzioni che possono portare “scambi” di aree e aumenti di volumetrie in altri luoghi, aumentando a mio parere, la confusione urbanistica.
La legge prevede che i Comuni possano prevedere, anche in accordo con altri enti territoriali, in relazione alle specifiche competenze e nel rispetto dei vincoli di destinazione previsti dalle normative vigenti, forme di perequazione territoriale intercomunale, in parole semplici: trasferisci le tue volumetrie dove ci sono più vantaggi. Infatti la legge 18 prevede che i diritti attribuiti a titolo di perequazione e di compensazione siano commerciabili, al servizio degli investitori e delle opere infrastrutturali, prevedendo l’istituzione di registri di cessione dei diritti edificatori per le applicazioni delle perequazioni con carattere ed effetti (e interessi?) sovra comunali.
Le applicazioni della legge non si fermano qui e prevedono anche che i Comuni possano attribuire alle aree interessate un incremento massimo di indice di edificabilità del 20%.
A questo punto assessore Merlotti auspicherei un dibattito sull’utilità e sulle insidie di tale legge e andrei cauto a usare il concetto di “rigenerazione urbana” , che è vero che nella sua immediata semplicità da l’idea di una azione positiva per la difesa del suolo e il riuso delle aree abbandonate o in degrado, ma non usiamo la legge 18 per parlare di salvaguardia del territorio e di consumo di suolo zero. Questa legge ha ancora troppi lati oscuri.
Ben più semplice sarebbe se per la rigenerazione urbana si partisse dalla legge 10 del 14 gennaio 2013, quella che prevede la dimora di un albero per ogni bambino nato o adottato e istituisce il bilancio arboreo, con la classificazione e il censimento delle piante esistenti o messe a dimora.Sarebbe opportuno che, con estrema chiarezza, si puntasse a rigenerare il territorio della nostra città, parlando di riconversione ecologica attraverso gli strumenti già oggi a disposizione e facendo leva su quelle che sono le evidenti criticità della nostra città, cioè la densità abitativa e il tanto suolo già consumato. Basterebbe fermare il consumo di nuovo suolo e rivedere al ribasso i diritti edificatori dei piani attuatori ancora in via d’approvazione, una revisione del PGT che consentirebbe di avere un minore impatto ambientale in difesa della vivibilità, qualità importante per le città in epoca di pandemia. Quindi ripensare alla città con un occhio alla rigenerazione e un altro all’ambiente, ma senza ambiguità e regali verso gli operatori, la riconversione ecologica della nostra città va considerata una priorità necessaria e assoluta.
ROBERTO STRADA
Federazione dei VERDI della Provincia di Varese – Gruppo di Saronno
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