Medici giovani, bravi e motivati: l’arma in più per battere il Covid sono le USCA
Istituite nell'aprile scorso, oggi Ats Insubria può contare su 98 medici che rispondono alle chiamate dalle 8 alle 20 per visitare i pazienti a domicilio. Professionalità, voglia di migliorarsi ed empatia solo i valori del gruppo
Una squadra giovane e motivata, che sta costruendo un nuovo modello di medicina del territorio. « Stiamo diventando specialisti anche se, di fatto, non lo siamo. Offriamo un servizio che continuiamo a migliorare grazie alla rete con la medicina territoriale da una parte e il pronto soccorso ospedaliero dall’altra».
Laura Inì , il medico che coordina le USCA Varese, racconta chi sono le Unità speciali di continuità assistenziale, introdotte nell’aprile scorso e che, nei mesi, sono cresciute di numero e professionalità.
Sono, per lo più, medici giovani e determinati, che hanno fatto squadra sostenendosi e aiutandosi a vicenda per migliorare e rispondere alla domanda di assistenza a domicilio in un momento estremamente critico: « Veniamo attivati dai medici curanti – spiega – entriamo nelle case per inquadrare la situazione clinica del paziente, eventualmente fare il tampone rapido, e riferire poi al medico richiedente. Dopo la visita continuiamo il monitoraggio telefonico per cogliere qualsiasi variazione utile per intervenire tempestivamente evitando che la situazione peggiori».
Nell’ultima settimana le USCA Varese hanno eseguito 80 interventi, effettuato 370 monitoraggi e ricevuto 84 nuove attivazioni. Le squadre sono sempre composte da due medici, anche se è uno solo a entrare in casa del richiedente: « Siamo soli ma sappiamo che il collega è vicino per supportarci o, eventualmente, entrare nel caso di situazioni particolari – spiega la dottoressa Valentina Volpi che lavora soprattutto nel distretto di Arcisate – Essere in due è importante, soprattutto nel momento in cui ci togliamo i dispositivi di protezione che è la fase più delicata per evitare di contrarre il virus. Ormai abbiamo accumulato una vasta esperienza nella vestizione e svestizione dato che facciamo circa 4 interventi al giorno, ma è sempre bene aiutarsi per evitare di perdere la concentrazione».
«Ats Insubria ha avviato questo servizio nell’aprile scorso attivando le USCA nei comuni più problematici coma Varese, Gallarate, Busto e Saronno – spiega il dottor Ettore Scoppetta che è responsabile dell’Unità di monitoraggio e controllo rete dell’offerta di Ats – poi abbiamo potenziato il servizio reclutando i medici che già collaboravano con la continuità assistenziale e altri giovani laureati che stanno seguendo il corso per diventare medici di medicina generale. Attualmente abbiamo 98 medici in tutto il territorio di Ats e ogni giorno ne sono attivi 14 a Varese e 14 a Como. C’è, inoltre, un’altra squadra composta da 20 ulteriori figure che costituiscono l’USCA Insubria chiamata ad affiancare i colleghi nelle zone più delicate raddoppiando le squadre. Attualmente le zone più critiche sono il Saronnese e il Gallaratese. In questa seconda ondata pandemica, hanno risposto a una media di 100 richieste di domiciliari e monitorato tra i 1000 e i 1500 pazienti ogni settimana».
L’attivazione delle USCA avviene nel giro di 24/48 ore: «Nei picchi dell’emergenza – racconta la dottoressa Inì – abbiamo avuto attese più lunghe. Negli ultimi giorni stiamo notando un timido calo delle richieste. È un segnale molto recente che, speriamo, continui e si confermi. Rimangono aree più colpite come Arcisate o Sesto».
Entrare a casa delle persone, affrontare la sofferenza e la paura richiede anche una grande capacità empatica: « Sicuramente ci sono situazioni più difficili dove devi confrontarti con dinamiche che ti colpiscono e, nonostante il nostro approccio professionale, ti costringono a interrogarti come persona – ammette la responsabile delle USCA Varese – Noi arriviamo nelle case di pazienti che sono isolati, comunicano al telefono con il medico, ma spesso hanno paura, vanno confortati, aiutati a sostenere anche psicologicamente la condizione che stanno vivendo». Un’ancora a cui aggrapparsi nell’isolamento assoluto che questo virus impone a chi ne rimane contagiato.
«I giudizi che ricevo su questi medici delle USCA è sempre molto positivo – rivela il dottor Scoppetta – sono professionali ma anche capaci di instaurare una relazione umana importante. Li ringrazio perché sono professionisti che credono fortemente in questa loro missione, non conoscono orari né stanchezza. Sono capaci di aiutarsi e sostenersi per continuare a migliorare il modello».
Nel futuro si annuncia un’evoluzione del servizio con i centri territoriali covid dove potranno essere erogate prestazioni complete comprese le ecografie del torace che, oggi, possono fare solo occasionalmente: c’è un solo ecografo che devono dividersi: «Poter effettuare indagini approfondite ci permette di essere più specifici nella relazione al medico curante – spiega la dottoressa Volpi – e così seguire l’evoluzione della malattia».
La medicina del territorio si arricchisce di una nuova importante figura, un punto di raccordo stretto tra i medici di famiglia e l’ospedale, il vero snodo di un sistema che, finora, è rimasto troppo scollegato.
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